Il Papa nell’Angelus invita a non vivere vite mediocri

Non accontentiamoci di una «vita mediocre», da «piccolo cabotaggio», impariamo a guardare il cielo, ad avere «desideri grandi». Impariamo a non farci ingannare dalle «sirene» della «mondanità», custodiamo il senso della vita e «la fede», ricordando che il potere di Erode, basato sull’«avere sul dominio e sulla corruzione», è stato messo in crisi da un «fragile bambino», nato in una «casa di periferia». È l’esortazione del Papa nella messa dell’Epifania che ha celebrato in san Pietro con numerosi cardinali, vescovi e sacerdoti. Una messa solenne, aperta dalla processione dei celebranti all’altare, mentre il coro intonava il «Tu es Petrus», celebrata in latino, con anche il Vangelo intonato in latino, e letture e preghiere in diverse lingue del mondo, tra cui cinese, swahili e russo.

«Nella festa dell’Epifania, in cui ricordiamo la manifestazione di Gesù all’umanità nel volto di un Bambino, – ha esortato papa Francesco – sentiamo accanto a noi i Magi, come saggi compagni di strada. Il loro esempio ci aiuta ad alzare lo sguardo verso la stella e a seguire i grandi desideri del nostro cuore. Ci insegnano a non accontentarci di una vita mediocre, del “piccolo cabotaggio”, ma a lasciarci sempre affascinare da ciò che è buono, vero, bello; da Dio, che tutto questo lo è in modo sempre più grande! E ci insegnano a non lasciarci ingannare dalle apparenze, da ciò che per il mondo è grande, sapiente, potente. Non bisogna fermarsi lì. È necessario custodire la fede, in questo tempo è tanto importante custodire la fede – ha aggiunto a braccio – oltre il buio, oltre il fascino delle sirene, oltre la mondanità. Non bisogna accontentarsi dell’apparenza, della facciata. Bisogna andare oltre, verso Betlemme, là dove, – ha detto riprendendo il testo scritto – nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo».

I magi, ha suggerito papa Bergoglio, seppero superare un momento di oscurità presso Erode e sfuggirono al torpore della notte del mondo, grazie a una «santa “furbizia”», «quella scaltrezza spirituale che ci consente di riconoscere i pericoli e evitarli»: al ritorno dall’aver trovato Gesù a Betlemme, il magi evitarono di ripassare da Erode, dal suo «palazzo tenebroso». «Questi saggi venuti dall’Oriente – ha osservato il papa latinoamericano – ci insegnano come non cadere nelle insidie e nelle tenebre e come difenderci dall’oscurità che cerca di avvolgere la nostra vita. Loro con questa santa furbizia – ha aggiunto a braccio – hanno custodito la fede, anche noi dobbiamo custodirla, tante volte c’è anche un buio e un demonio travestito da luce, perché San Paolo ce lo dice, e qui è necessaria la santa furbizia contro il canto delle sirene, che ci dicono “guarda che bello, bisogna fare questo”».

Prima di lasciare la basilica, mentre veniva intonato «Adeste fideles», il Papa ha sostato davanti alla statua del bambinello. Durante l’Angelus, recitato dalla finestra dello studio davanti a una folla gremita e colorata, il Papa, in un inserto a braccio, ha detto: «Mi piacerebbe dire a quelli che si sentono lontani dalla Chiesa: “vi rispetto”, e a quelli timorosi, indifferenti: “il Signore chiama anche te, e lo fa con grande rispetto, il Signore ti aspetta ti cerca, il Signore non fa proselitismo, ti aspetta, ti cerca, anche se in questo momento sei lontano”».

 

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