Il Governo prepara un decreto per rimborsare i truffati dalle banche
Cambia la narrazione. Cambiano le parole. E cambia anche la soluzione. Non c’è più l’aiuto «umanitario» ventilato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Nel nuovo vocabolario “aiuto” diventa “risarcimento”, il “sostegno agli indigenti”, si trasforma in “tutela dei piccoli risparmiatori”. Da ieri mattina, dopo che i giornali e le agenzie hanno riportato del suicidio del pensionato che aveva investito i suoi risparmi nelle obbligazioni della Popolare dell’Etruria, una delle quattro banche fallite, la gestione della crisi è stata assunta direttamente dalla “war room” di Palazzo Chigi. Matteo Renzi ha compreso che, politicamente parlando, quella che sembrava una palla di neve stava per diventare una slavina. Così di primo mattino ha fatto partire due telefonate.
La prima al gruppo Dem del Senato, per dare il via libera all’istituzione di una commissione d’inchiesta, chiesta ieri anche da Enrico Zanetti di Scelta Civica, per accertare le responsabilità «a tutti i livelli» di chi ha permesso che si arrivasse a questo punto. La seconda telefonata sarebbe stata verso i parlamentari del Pd a Bruxelles, per tenere aperto un canale con la Commissione europea in vista della soluzione che sarà annunciata questa sera da Pier Carlo Padoan in audizione alla Camera. Renzi è consapevole che è «impossibile salvare tutti», ma come ieri ha confermato il ministro per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi (che ha anche difeso il padre, ex vice presidente dell’Etruria, dall’accusa di «favoritismi» da parte del governo), oggi sarà presentato un emendamento per risarcire i 10.500 obbligazionisti che hanno visto azzerato il valore delle obbligazioni delle quattro banche fallite.
IL MECCANISMO
Con la discesa di Renzi in campo, come detto, lo schema è cambiato. Dal fondo umanitario si è passati al «fondo di garanzia». Si tratterebbe di un fondo rotativo, di una sorta di bad bank per i risparmiatori simile alla bad bank nella quale sono stati conferiti 8,5 miliardi di crediti in sofferenza delle quattro banche. Il fondo verrebbe dotato di amministratori indipendenti il cui compito sarebbe valutare chi tra i risparmiatori che hanno perso i loro soldi ha diritto a ricevere il risarcimento. Chi ha speculato sugli alti rendimenti di questi titoli, e ne era consapevole, sarà tagliato fuori. Chi, in buona fede ha investito i propri risparmi, avrà indietro i soldi. A valutare caso per caso, dovrebbero essere gli stessi amministratori del fondo. Una soluzione simile a quella degli «arbitrati» decisi per le banche spagnole e che già ha avuto il via libera della Commissione europea.
Per i risarcimenti si potrebbe andare anche più in la del 30% ventilato fino a ieri. A finanziare il fondo, in prima battuta, dovrebbe essere il Tesoro. Le risorse saranno quindi pubbliche. L’importo non è stato ancora deciso, ma potrebbe essere decisamente più consistente dei 20 milioni che Padoan aveva intenzione di mettere sul tavolo. La partecipazione sarà aperta anche alle banche. Sarà volontaria e potrebbe essere legata ad un incentivo fiscale. Il fondo, poi, potrebbe essere strutturato in modo tale da avere una durata decennale. Man mano che la bad bank nella quale sono stati conferiti i crediti in sofferenza, riesce a realizzare dei guadagni, una parte verrebbero girati al fondo per i risparmiatori. Anche questa una soluzione già adottata anche in Spagna. Che i crediti in sofferenza possano essere monetizzati è più di una speranza. Pur valendo 8,5 miliardi sono stati conferiti per 1,5 miliardi. Insomma, per i risparmiatori traditi delle quattro banche con questa soluzione si aprirebbe una strada concreta ai rimborsi.