Il Governo Letta modifica la google tax

Per ora il governo non pensa a fare marcia indietro: nonostante la richiesta di Matteo Renzi, la web tax dovrebbe restare nella legge di stabilità, anche se probabilmente in una forma diversa da quella definita nell’emendamento approvato in commissione Bilancio. Sull’intero provvedimento ieri si è svolta una nuova maratona notturna, in vista dell’approdo in aula previsto per stamattina; ma non è escluso che i tempi possano slittare ancora. La commissione ha comunque dato il via libera ad alcune delle misure politicamente più rappresentative, come l’istituzione del fondo per la riduzione della pressione fiscale, destinato non solo a imprese e dipendenti ma anche a lavoratori autonomi e pensionati. È stato invece modificato l’emendamento del relatore che avrebbe bloccato all’1 per mille l’aliquota Tasi sulle abitazioni principali: un livello insostenibile per gli enti locali, che contestano già il tetto inserito al Senato e ieri confermato, del 2,5 per mille.

Della web tax è tornato ieri a occuparsi con forza il neo-segretario del Pd, che ha chiesto al presidente del Consiglio di ritirarla in attesa di definire la materia in sede europea. Sulla norma restano poi le perplessità del ministero dell’Economia. Il governo sarebbe comunque dell’idea di non rinunciare alla tassazione dei colossi del web; nelle prossime ore però il meccanismo potrebbe essere modificato.

LA VIA DEL RULING
L’ipotesi è rinunciare a imporre l’obbligo di operare in Italia con una partita Iva, che presenterebbe vari problemi di ordine giuridico. Verrebbe invece percorsa la strada già indicata del ruling internazionale, ossia di un accordo tra le società e l’Agenzia delle Entrate con il quale definire in via anticipata le modalità di tassazione.

LA RELAZIONE TECNICA
Un altro caso si è aperto ieri non alla Camera ma al Senato, dove è in discussione il decreto legge sulla cancellazione dell’Imu e le quote della Banca d’Italia. In quel testo i due relatori, Fornaro del Pd e Olivero di Scelta civica, hanno inserito un emendamento che rappresenterebbe una sorta di condono edilizio, seppur limitato e indiretto, contro il quale si sono scagliati i senatori del Movimento 5 Stelle. In pratica l’Agenzia del Demanio venderebbe agli attuali occupanti unità abitative e commerciali che sorgono su aree appartenenti al patrimonio dello Stato regolarizzandone in questo modo la situazione.
Nella relazione tecnica all’emendamento viene spiegato che si tratta di circa 500 casi per lo più in Veneto e in Calabria: immobili per i quali sono in corso vari contenziosi, originati da viccende poo chiare dei decenni scorsi. Sul punto è intervenuta Chiara Braga, responsabile Ambiente del Pd, dichiarando la contrarietà del suo partito a qualsiasi condono. Ma il sottosegretario all’Economia Baretta, assumendosi la responsabilità della proposta, ha detto che non di condono si tratta ma della volontà di «risolvere problemi».

Intanto in tema di spesa pubblica il Dipartimento della Funzione pubblica ha diffuso i dati relativi allo Stato centrale. Le vetture in uso sono 1.663, con un calo del 14,8 % in un anno.

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