Il calcio e la figura del preparatore atletico, Ferrara: “Ancora poco valorizzata, ma fondamentale”
Nola – Schemi di gioco, la bravura di un allenatore e l’importanza di avere i calciatori giusti per il proprio credo tattico: sono questi alcuni tra gli elementi fondamentali, nel calcio, per ottenere risultati e crescita costante per la propria squadra. Gettare il cuore oltre l’ostacolo, certo, ma conta anche avere gambe forti e preparate per certe competizioni e per determinati traguardi. La preparazione atletica è una variante sempre più importante in ambito sportivo, nel calcio soprattutto. “Come qualsiasi altro sport è di vitale importanza per il corpo che, come una macchina, si logora in assenza di movimento. Più siamo in movimento, più il corpo ne trae giovamento”, a parlare è Flavio Ferrara, giovane preparatore atletico, ma con già tanta esperienza raccolta sul campo.
“A mio avviso l’aspetto fisico – continua Ferrara – è importante al 70%. Curarlo ci aiuta a vivere meglio e a prevenire molte malattie. In queste categorie non è molto valorizzato, soprattutto nei dilettanti. Le società pensano più a spendere soldi per i calciatori, anziché per la composizione di uno staff valido. In Italia non c’è ancora questa cultura. Nemmeno nei settori giovanili, dove molto spesso incontro ragazzi con difficoltà nella coordinazione. La figura di un preparatore, di un laureato in Scienze Motorie, è fondamentale nei settori giovanili così come tra i dilettanti, ma attualmente, almeno in Campania, deve ancora essere valorizzata. Che sia Terza categoria, Serie A, Lega Pro o Eccellenza quella del preparatore è una delle figure più importanti all’interno di uno staff. Lavora dietro le quinte, non uscendo mai allo scoperto. Fondamentale è la preparazione fisica di un atleta, senza uno staff adeguato il calciatore non riesce a rendere al 100%”.
Il lavoro del preparatore atletico è cambiato rispetto al passato, al contempo anche lo studio e l’approccio alla materia hanno subito delle variazioni: “Internet e l’evoluzione di nuovi macchinari hanno regalato una grossa svolta al mio lavoro. Non si va più a lavorare con carichi esagerati, vengono dosati in maniera adeguata e le distanze si riducono. Si sta optando molto per i lavori funzionali, sfruttando il peso del corpo e non sollecitando molto le articolazioni. Così si evitano guai fisici. C’è stata una importante evoluzione riguardo la prevenzione degli infortuni. Nel mio settore, grazie ad internet, non c’è mai nulla di nuovo. E’ stato tutto già fatto. Per me la novità è inserire un po’ di fantasia all’interno dei lavori e degli esercizi da proporre alla squadra, anche prendendo spunto da altri sport. Questa cosa mi sta aiutando molto”.
Per Flavio seguire tante squadre non è un problema, dall’Eccellenza alla Seconda categoria l’impegno è sempre lo stesso, notevole e costante, ma di obiettivi non si parla: “Non mi è mai piaciuto parlarne, non si può mai sapere cosa il futuro possa riservarci. Mi piace vivere il momento, non posso rispondere con certezza. Forse perché il futuro mi fa un po’ paura. Ho iniziato giocando a calcio per strada con gli amici, mio padre e mio fratello mi hanno trasmesso questa passione. Poi, però, dopo il liceo ho deciso di passare dall’altra parte, iniziare questa nuova professione. A 20 anni, un po’ impaurito, accettai la prima sfida e questo nuovo ruolo in Promozione. La Serie A, la Serie B, vincere qualcosa di importante sono i sogni di tutti, ma io sono ancora al 10% delle mie capacità, devo continuare a crescere e imparare. Penso al presente, alle emozioni che il calcio mi regala. E’ una passione, non un lavoro. Forse per questo non riesco a pensare al domani”.
Un ruolo che comporta grandi responsabilità, quello del preparatore atletico, ma che regala anche gioie ed emozioni: “La soddisfazione più grande per un preparatore è quando i ragazzi con i quali lavori palesano in campo ciò che è il tuo concetto di calcio, la grinta, la voglia di non mollare. Essere seguito dai giocatori è la gioia più grande e, se arrivano anche i risultati, vedere la felicità negli occhi dei ragazzi che hai allenato inorgoglisce non poco. Qualche campionato l’ho vinto e certi abbracci, sinceri, non li dimenticherò mai perché raccontano di quanto ho potuto donare loro con il lavoro e l’impegno costante. Mi sento di ringraziare i calciatori che ho incontrato in questi nove anni. Grazie a loro sono cresciuto professionalmente e umanamente, al di là dei libri e dei corsi è il lavoro sul campo e il rapporto umano che aiuta. Lo sport salva la vita, emoziona, e fin quando ci sono le emozioni io penso che qualsiasi cosa fatta con il cuore possa regalare i suoi frutti”.
di Felice Nappi