Il 20% degli under 18 frequenta sale Bingo e slot
Per divertimento, per avere un’emozione o per arrotondare la paghetta settimanale: il vizio del gioco si insinua fra i giovanissimi mentre gli adulti nascondono la testa sotto la sabbia. Almeno 800.000 bambini e adolescenti italiani fra i 10 e i 17 anni giocano d’azzardo, ovvero il 20%, praticamente uno su 5. E la tentazione riguarda anche i più piccoli. Addirittura 400.000 bimbi fra i 7 e i 9 anni hanno già scommesso la paghetta su lotterie, scommesse sportive e bingo. A dirlo sono i risultati dell’indagine nazionale sul gioco d’azzardo nei minori, promossa dalla Società Italiana Medici Pediatri (SIMPe) e dall’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss). Secondo lo studio, presentato durante l’International Pediatric Congress on Environment, Nutrition and Skin Diseases a Marrakech, il 75% dei genitori, se scoprisse che il proprio figlio gioca, riterrebbe necessario intervenire.
Eppure il 90%, in base ai quanto dichiara il campione costituito da 1000 genitori, non conosce neppure il termine ludopatia e il 70% non ha mai parlato del tema gioco patologico in famiglia. Il presidente di SIMPe e Paidòss, Giuseppe Mele, lo definisce un “atteggiamento ambivalente inquietante”. “I genitori – spiega – percepiscono più o meno chiaramente che il gioco d’azzardo potrebbe essere un problema” ma “sembra quasi che sia qualcosa che non li riguardi”.
Un errore, sottolinea, “perché un bimbo che si gioca la paghetta alla sala giochi diventerà molto probabilmente un adulto che butterà lo stipendio in qualche sala scommesse”. Il rischio, però, non viene solo da videolottery e sale da bingo, in realtà il primo amo per adescare i minori può essere un semplice pc domestico, visto che oltre la metà dei genitori, ben il 51,3%, non usa nessun filtro e nessuna limitazione per evitare che i propri figli si imbattano su siti internet pericolosi. “I minori navigano liberamente senza regole né limitazioni su siti internet di qualunque sorta”, anche se “il gioco d’azzardo non ha più bisogno di un luogo fisico, lo trovi sul pc, sulle app”, mette in guardia Mele. Con l’intenzione di aumentare la consapevolezza sul rischio ludopatie nei giovani, nasce quindi la campagna dei pediatri della SIMPe “Ragazzi in gioco”, mirata a organizzare corsi dedicati agli studenti nelle scuole e ai pediatri. Contemporaneamente, però, un appello va anche alle istituzioni. Stop “a ogni tipo di pubblicità sul gioco d’azzardo in tv” e no alle app, accessibili a tutti, per scaricare giochi da smartphone e pc. Su questo il Garante per l’Infanzia dovrebbe intervenire”, chiede Mele. Infine non mancano consigli per i genitori. “La prima regola è fare il genitore”, spiega Mele. No quindi al padre/amico, la madre/amica, meglio invece “applicare livelli differenti e dare regole chiare”. In secondo luogo, sarebbe utile “stabilire contratti sull’utilizzo del cellulare e del computer, ovvero dare dispositivi in cambio della sottoscrizione di una sorta di comodato d’uso, in cui specificare che tipo di utilizzo il minore può farne e con che limiti”.