I ragazzi di Nisida incontreranno Papa Francesco
Non uno ma due incontri, a poche ore di distanza e in contesti assolutamente diversi tra loro. Il 21 marzo, giornata della visita pastorale di Papa Francesco a Napoli, sarà una giornata speciale per un gruppo di ragazzi del carcere minorile di Nisida.
Avranno infatti la possibilità di incontrare il Pontefice prima nel carcere di Poggioreale, dove parteciperanno al pranzo che il Papa ha voluto organizzare con i detenuti (saranno presenti anche delegazioni di carcerati provenienti da Secondigliano e dal penitenziario femminile di Pozzuoli), poi nell’appuntamento finale della giornata, quello sul lungomare partenopeo, dove Bergoglio incontrerà i giovani della città di Napoli, in quello che probabilmente rimarrà l’evento più rappresentativo della visita.
Prevedibile l’emozione dei ragazzi per la possibilità di incontrare un Papa che, ricorda il cappellano del carcere don Fabio De Luca, “usa un linguaggio diretto alle persone che soffrono e ai giovani”.
Non è un caso quindi che il Pontefice abbia dedicato almeno due delle diverse tappe della sua visita a quella marginalità che vuole toccare con mano, prima con l’arrivo a Scampia e poi con il pranzo del grande carcere di Poggioreale, che sarà sede dell’incontro con carcerati dei penitenziari della città, compresi quello minorile di Nisida e quello femminile di Pozzuoli.
Un gesto che, dice all’Adnkronos don Fabio De Luca, “rappresenta la volontà del Papa di dire che c’è una possibilità di riscatto e di cambiamento”.
“A Napoli – spiega il cappellano carcerario – c’è questa filosofia a volte fatalista, la mentalità del ‘così deve andare’ che spesso diventa una forma di deresponsabilizzazione. Spero che il Papa possa scardinare questo tipo di mentalità soprattutto nei giovani: fa soffrire che un ragazzo di 15 anni possa già pensarla così, pur avendo ancora la possibilità di decidere della propria vita e del suo futuro”.
I ragazzi, svela don Fabio, ribadiranno al Papa l’invito a visitarli a Nisida, invito già lanciato sabato scorso quando due giovani carcerati hanno avuto l’occasione di incontrarlo a Roma; a Francesco hanno donato una stola realizzata nel laboratorio di sartoria del carcere, decorata da uno di loro già esperto tatuatore e ispirata alla cura del creato. Un regalo, spiega il cappellano, “molto gradito dal Papa”.
L’invito sarà quindi lanciato “anche se – scherza don Fabio – va bene pure che sia lui a invitare noi”.