I giovani italiani sempre più single e poveri
Che in Italia ci siano sempre meno giovani è cosa nota, ma quei pochi che ci sono come vivono? cosa fanno? quali solo le loro abitudini? Partiamo dall’inizio: i 15-34enni rappresentano solo il 21,1% del totale della popolazione iscritta in anagrafe al 1° gennaio 2015 a causa della bassa fecondità che ha contraddistinto le generazioni nate tra le fine degli anni ’70 e il 2000 rispetto alle precedenti, legandosi anche a un’importante posticipazione dei principali eventi associati allo stato adulto: l’entrata nel mercato del lavoro, l’uscita dalla famiglia di origine, la formazione di un’unione e la nascita dei figli. Le cose non vanno molto bene sul fronte dello studio: sopra la media europea la percentuale dei ragazzi italiani di 18-24 anni che abbandonano prematuramente gli studi mentre risulta inferiore alla media Ue la quota dei 30-34enni che hanno conseguito un titolo universitario. Fra i giovani di 15-34 anni il tasso di occupazione è pari, nel 2015, al 39,2% (56,3% nella classe di età 15-64), quello di disoccupazione al 23,2% (12,1% nella classe 15-64) mentre il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro si attesta al 36,1% (22,8% tra i 15-64enni). Questa la fotografia scattata dall’Istat. Vista la scarsità di lavoro si registra un’accresciuta propensione dei giovani residenti in Italia a emigrare: oltre 36mila hanno lasciato il Paese nel 2014, un valore in aumento del 20,9% rispetto all’anno precedente. Per coloro che invece hanno scelto di restare, la situazione è abbastanza complicata: i vincoli di bilancio possono essere così importanti da ritardare fortemente l’autonomia economica e abitativa dalla famiglia di origine, a scapito dei progetti di vita individuali. Il 28,6% dei giovani che vivono soli risulta, infatti, a “rischio di povertà” (vive cioè in famiglie che nel 2013 avevano un reddito familiare equivalente inferiore al 60% del reddito mediano), contro il 19,4% del totale delle persone residenti in Italia. Questi stessi vincoli possono inoltre esporre al rischio di povertà, deprivazione e disagio abitativo anche quanti si trovino con figli piccoli già nella prima fase del ciclo di vita familiare. I giovani celibi di 18-34 anni che vivono in famiglia sono il 68,8%, le giovani nubili il 57,6%. L’età media al matrimonio è 36,6 anni per gli uomini, 32,6 anni per le donne. L’età media delle madri al primo parto è di 31,6 anni, mentre i giovani diventano padri per la prima volta più tardi, in media a 35,2 anni. Leggere libri, andare al cinema o a un concerto, visitare un museo, ma anche utilizzare Internet o i social network, sono alcune delle attività molto partecipate dal pubblico più giovane. Partecipano attivamente alla vita civile e politica del paese i due terzi dei 25-34enni, anche se la loro fiducia nei confronti della politica è piuttosto bassa. Nonostante le difficoltà oggettive riscontrate sotto il profilo economico, la soddisfazione della loro vita nel complesso non è male: su una scala da 0 a 10, esprime un punteggio da 8 a 10 il 37,8% dei 20-24enni, contro il 35,4% della popolazione con almeno 14 anni.