Grillo in marcia per il reddito di cittadinanza
Da Perugia ad Assisi in decine di migliaia in marcia per sostenere il reddito di cittadinanza e il lavoro, quello che ha ridotto gli italiani a essere oggi meno tutelati «degli schiavi dell’Ottocento».
Il M5s dice che erano 50 mila, le forze dell’ordine dicono oltre 20 mila, comunque tanti. In testa al corteo i leader del movimento: Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, anche lui giunto a Perugia, con il figlio Davide per la partenza del corteo.
«Se non passa il reddito di cittadinanza saranno tutti responsabili non verso il M5s ma verso i cittadini», grida Grillo prima di dare inizio alla marcia che percorrerà per tutti i 20 chilometri previsti, fatta eccezione per una breve pausa in cui è salito sul camper per una sosta.
Intorno una folla festante che l’accompagna per tutto il tragitto: ci sono i parlamentari del gruppo, praticamente al completo. Alessandro Di Battista ha portato a Perugia anche la mamma, Alfonso Bonafede e Daniele Pesco fanno qualche tratto in skateboard. «È un ritorno alle origini», esulta Roberto Fico, ricordando lo spirito francescano del movimento, nato proprio il 4 ottobre del 2009, il giorno di San Francesco.
Mentre la marcia da Perugia ad Assisi viene scandita dalle grida «onestà, onestà» degli attivisti, a un certo punto Grillo si improvvisa maratoneta e accelera il passo proprio mentre il percorso del corteo incrocia la E45. Poi si concede alle tv e parla. È un fiume in piena, ringrazia Casaleggio: «E’ una cosa bellissima questa e lo dobbiamo soprattutto a Gianroberto».
A parte qualche minuto di tensione all’arrivo del corteo tra attivisti e giornalisti, tenuti a distanza dal gruppo di testa all’urlo di «venduti», Grillo oggi è conciliante: «Anche voi dovreste marciare con noi come cittadini».
Scherza volentieri con l’inviato di Gazebo, il tassista Mirko Matteucci, che gli ricorda di non aver pagato una corsa una volta che era sceso a Roma e gli chiede di Renzi. «Il vuoto cosmico», risponde Grillo che prende di mira tutto l’esecutivo: «sono tutti lì per caso» a partire dal ministro del Lavoro, Poletti.
Al centro della manifestazione , la proposta del reddito minimo fa breccia anche nella sinistra Pd: e se Grillo chiude alla proposta di Roberto Speranza di discutere insieme, Luigi Di Maio, uno dei cinque plenipotenziari in Parlamento, è possibilista.
La proposta del movimento mira a distribuire 780 euro a chiunque non arrivi a questo tetto di reddito, immediatamente sopra la soglia di povertà.
«Non è beneficenza è un reddito per la dignità e i diritti delle persone» spiega Grillo. Poco importa che la misura costi 16 miliardi l’anno e che proprio ora sia arrivata la sentenza della Consulta sulle pensioni che ne costa altrettanti. «Certo che bisogna restituire i soldi ai pensionati, ma anche agli esodati», rincara la dose Grillo, lamentandosi però dell’arrivo tardivo della sentenza: «Per una delibera così importante – dice – hanno impiegato anni».
E poi giù duro sull’italicum, «serve una legge per i cittadini non per il M5s». Si compiace per la dignitosa reazione dei leader inglesi che si sono dimessi dopo la sconfitta elettorale, Farage in testa. Chiede la collaborazione dei paesi europei per accogliere i migranti: «Non sono piccioni viaggiatori, vanno salvati, ma facciamolo tutti insieme».
Parla di tutto tranne che della «wikileaks» grillina e anche Casaleggio si trincera dietro un no comment. Sul reddito di cittadinanza invece il cofondatore del movimento è sicuro: «Io ci credo, siamo rimasti soli in Europa a non averlo».