Gli azzurri rientrati in Italia, Prandelli lascia
La nazionale azzurra è rientrata in Italia dopo l’eliminazione dai Mondiali al primo turno.
Il charter proveniente da Rio è atterrato a Milano Malpensa poco dopo le 10.30, dopo undici ore di volo da Rio. A bordo, Cesare Prandelli ct dimissionario ha salutato tutti, staff, giocatori e giornalisti. In volo con la squadra anche molti familiari.
Balotelli ha passato la prima parte del viaggio seduto accanto alla fidanzata Fanny nelle file posteriori dell’aereo, ma dopo poco è tornato nella zona riservata alla squadra. All’invito dei media a rispondere alle domande, dopo aver risposto alle critiche via twitter, il giocatore ha comunque risposto no.
A Milano è scesa la maggior parte dei giocatori, poi il volo prosegue per Roma con De Rossi, Candreva e un altro piccolo gruppo di persone.
A Malpensa l’aereo degli azzurri è atterrato alle 10.45, con mezz’ora di anticipo, ma i giocatori sono spuntati all’uscita dei cancelli 45 minuti dopo. Questo perché all’aeroporto di Rio de Janeiro i bagagli sono stati caricati tutti insieme, mischiando quelli dei giocatori che sarebbero scesi a Milano con quelli che sarebbero poi atterrati a Roma. Il primo ad allontanarsi, a bordo di un minivan, è stato Mario Balotelli con le sue inseparabili cuffie e con Fanny. Subito dopo, la macchina con a bordo il ct dimissionario Cesare Prandelli, che sull’aereo ha salutato tutti: dirigenti, giocatori e giornalisti.
POCHI MA BUONI
Ad attendere gli azzurri una quindicina di tifosi, ma nessuna protesta. Anzi, il più osannato di tutti è stato Gigi Buffon («Grande, grazie lo stesso», l’urlo di un ragazzo), l’unico a fermarsi per qualche secondo con i cronisti: «Non parlo di Balotelli, abbiamo fatto una brutta figura». Alcuni ragazzini hanno chiesto gli autografi a Parolo, Darmian e Sirigu. Quest’ultimo apparso particolarmente triste. Poco alla volta si sono allontanati tutti, in macchina e sotto la pioggia. Gli ultimi due sono stati Insigne e Immobile, così giovani da avere altre possibilità di disputare un altro Mondiale. Ma prima di pensare alle qualificazioni per gli europei di Francia 2016 e al torneo iridato di Russia 2018, c’è da ricostruire tutto. Partendo dalle fondamenta.