Gigli, Roberto De Simone firmerà il contratto con la Fondazione. Si tornerà ai soli strumenti a fiato?

Nola – Tra il maestro Roberto De Simone e la Fondazione Festa dei Gigli, il matrimonio si farà. Il celebre musicologo e antropologo, dunque, sarà il direttore artistico dell’ente nato per riqualificare l’Eterna. Ad annunciare la notizia è stato lo stesso presidente della Fondazione Festa dei Gigli, Raffaele Soprano. “Il contratto sarà firmato nei prossimi giorni – ha dichiarato Soprano a latere di una conferenza stampa – La presentazione avverrà presso la sala della Feltrinelli a Napoli proprio per dare maggiore risonanza ed importanza all’evento facendo sì che anche questa occasione sia utile alla Festa sotto il profilo mediatico”. Ed il lavoro che attende il neo direttore artistico non manca. Tra le criticità da affrontare, sin dalla prossima edizione, vi è quella della qualità della musica, rispetto alla quale il maestro De Simone ha già lanciato pesanti ammonimenti sullo stato attuale. Il maestro, come si ricorderà, ha parlato di violenza e aggressività dei suoni. Uno stato dell’arte che secondo l’illustre studioso mortifica e snatura la tradizione. Regolare i decibel, impianti tecnologicamente avanzati, testi e musiche di qualità. Sono queste le sfide per il prossimo anno. Al centro della questione, in primo luogo, i suoni eccessivamente assordanti. Sarà da qui che bisognerà partire. Il passaggio delle macchine da Festa, infatti, da diversi anni a questa parte è caratterizzato da una musica talmente alta da costringere non di rado le persone ad allontanarsi dagli obelischi

Più volte il problema è stato portato all’attenzione del dibattito cittadino, rimanendo però sempre insoluto. Ma la questione non è solo legata ai volumi, come del resto ha precisato lo stesso De Simone. Quest’ultimo infatti evidenziato di non riconoscere più la festa degli anni passati che lo ha visto anche protagonista come autore di canzoni. A perdersi è stata l’identità e la tradizione. Ed allora cosa fare? Secondo alcuni De Simone potrebbe riaprire il tema del ritorno degli strumenti a fiati, la classica fanfara, e farsi fautore dell’abolizione sul Giglio degli strumenti elettronici. Un argomento questo che spacca la città tra tradizionalisti e progressisti della tradizione. “La responsabilità della cacofonia non è di certo degli strumenti”, affermano, però, questi ultimi. “Bisogna tener conto anche dei gusti della musicalità contemporanea, oltre che della difficoltà nel reperire tanti orchestrali da distribuire sulle nove macchine”. Si affrettano ad aggiungere altri. Il confronto è appena all’inizio. Appare chiaro che l’obiettivo comune sarà quello di approdare ad un genere musicale ben distinto e riconoscibile, quello della musica e della canzone dei Gigli. Un genere musicale al pari del flamengo o del fado. Un’identità oggi persa e confusa dalla contaminazione di musica trash di ogni tipo, in primo luogo  quella dei neomelodici napoletani. 

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