E’ partita l’operazione 730 online

L’operazione è partita, tutto sommato senza intoppi. Secondo stime della stessa Agenzia delle Entrate sono stati 100 mila, nella prima giornata, i contribuenti che si sono collegati al sito dedicato per scaricare o comunque consultare la propria dichiarazione. Non tantissimi all’apparenza, in rapporto alla potenziale platea di 20 milioni di persone: bisogna però tener conto del fatto che solo una parte degli interessati disponeva delle credenziali di accesso o se le è procurate in queste ultime settimane.

Ma la nuova procedura inizierà davvero ad entrare nel vivo dal prossimo primo maggio, quando sarà possibile andare avanti, ossia accettare la dichiarazione così com’è oppure modificarla per correggere alcuni dati e/o inserirne altri. Ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, che ha tenuto un forum all’Ansa, si è sbilanciata in una previsione indicando che «2,5-3 milioni di persone, forse di più, accetteranno la dichiarazione così com’è».

Tuttavia i motivi per integrare e correggere potrebbero essere più di uno, a fronte dell’indubbia comodità di chiudere subito i conti con il fisco e non pensarci più. Da una parte pesa l’assenza delle spese mediche, normalmente portate in detrazione da quasi la metà della platea complessiva di lavoratori dipendenti e pensionati (compresi quelli che presentano un altro tipo di dichiarazione); del resto chi ha una solo reddito e nessuna particolare situazione da segnalare al fisco già oggi usufruisce dell’esonero dalla dichiarazione e con tutta probabilità continuerà a farlo. La maggior parte delle spese mediche, quelle che passano per il canale della tessera sanitaria, saranno presenti nella precompilata dal prossimo anno.

IL CASO DEGLI AFFITTI
Poi va tenuta presenta la possibilità che nelle dichiarazioni compilate dal fisco, sulla base dei propri dati e di quelli inviati da banche, assicurazioni Inps, vi siano degli errori anche minimi, che però costringono comunque ad intervenire. Capitolo delicato è quello dei dati su terreni e fabbricati, che spesso ereditano gli errori di accatastamento del passato: anche se l’Agenzia delle Entrate ha cercato di “ripulire” queste situazioni facendo prevalere quanto comunicato dagli stessi contribuenti nelle precedenti dichiarazioni. Infine ci sono situazioni in cui al di là della volontà dell’interessato la dichiarazione risulta “non liquidabile” perché il fisco suggerisce di controllare alcuni dati: ad esempio quelli relativi ai canoni di locazione, che potrebbero dover essere oggetto di adeguamento Istat.

Qualunque sia la scelta, il contribuente dovrà poi decidere se procedere direttamente davanti al pc di casa, oppure affidarsi al proprio sostituto d’imposta (se presta assistenza fiscale) oppure a un Caf o un commercialista: in quest’ultimo caso – anche modificando la dichiarazione – si avrà il vantaggio di risparmiarsi l’onere dei controlli documentali (sui pezzi di carta che giustificano deduzioni o detrazioni), onere che ricadrà sull’intermediario, il quale una volta apposto il proprio visto potrebbe essere anche chiamato anche versare l’eventuale maggiore imposta dovuta. Ai centri di assistenza e ai commercialisti andrà conferita un’apposita delega per l’uso delle credenziali, il che naturalmente non impedisce al cittadino di usarle in proprio anche solo per consultare la sua posizione.

LA SCELTA TRADIZIONALE
In particolare nel rapporto con i Caf, un aspetto delicato è quello dei costi per il cittadini: la stessa Rossella Orlandi ha annunciato di voler raggiungere un accordo quadro con i centri di assistenza. Obiettivo è evitare che questi si rivalgano sui contribuenti dei maggiori costi sostenuti per assicurarsi, data la necessità di far fronte alle maggiori responsabilità anche finanziarie. I Caf ricevono comunque compensi dallo Stato che nel caso della dichiarazione precompilata sono graduati in base al livello di complessità della prestazione richiesta.

In alcuni casi è possibile che il contribuente preferisca optare per la dichiarazione tradizionale: non solo per conservatorismo o per diffidenza verso lo strumento tecnologico ma per evitare complicazioni sfruttando allo stesso tempo il beneficio, ugualmente spettante anche con questa modalità, dell’esonero dai controlli documentali. Ad esempio il 730 vecchio stile potrà risultare conveniente per le dichiarazioni congiunte tra coniugi, che nella forma precompilata si intendono sempre modificate vista la necessità di farle confluire in una.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *