E’ in atto un duro scontro sul caso Cancellieri: Renzi attacca, Casini la difende

«Sarebbe più logico fare come in tutti i Paesi civili, dimettersi prima del voto di sfiducia». Matteo Renzi ribadisce a Radio Capital il suo punto di vista sul caso dei rapporti fra il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri e i Ligresti. E questo, spiega, non «perché ha ricevuto o no un avviso di garanzia», ma perché «ha perduto l’autorevolezza necessaria a esercitare la funzione di ministro».

«Ho già avuto modo di dire e di auspicare che serve una riflessione da parte del ministro Cancellieri, che ha sempre dimostrato grande spirito di servizio nei confronti dello Stato, insieme ad Enrico Letta: deve valutare se esistano le condizioni di serenità e di opportunità politica per poter continuare a svolgere un ruolo così delicato. Stasera il Pd discuterà tutto insieme, come deve fare un partito. Mi auguro che il segretario e il presidente del Consiglio intervengano all’assemblea del Pd per chiarire e fugare ogni dubbio», ha detto Gianni Cuperlo, candidato alle primarie del Pd, durante Uno mattina su Rai Uno.

Ma nel Pd c’è anche chi difende il guardasigilli. «Il ministro Cancellieri, nel suo intervento al Senato, si è rammaricata per aver consentito che il sentimento prevalesse sul distacco dovuto. Con queste sue scuse, che erano necessarie e che hanno rappresentato una forma di ammissione pubblica di responsabilità e di sanzione morale, per me il caso è risolto», ha affermato il senatore del Pd Luigi Manconi in un’intervista al Corriere della Sera. «Allo stato attuale, nelle dichiarazioni di Cancellieri non trovo falsità. Nulla comunque che possa screditare l’immagine di quella che ritengo sia forse il miglior ministro della Giustizia degli ultimi 20 anni», ha aggiunto Manconi. «Mi sfugge come un partito di centrosinistra e una corrente che si dichiara di sinistra, cioè quella civatiana, possano definire la propria identità sulla base di un’accusa rivolta a questo ministro».

«In questi mesi abbiamo assistito a cannoneggiamenti contro il governo da parte di partiti di maggioranza che erano più pesanti di quelli dei 5 Stelle. Come fa un governo con le difficoltà che abbiamo, europee e nazionali, ad andare avanti se tutti i giorni chi lo sostiene è impegnato soltanto a dare ultimatum e a cannoneggiarlo?», si è chiesto Pier Ferdinando Casini intervenendo ad Agorà, su Rai3. «Se non c’è serietà il governo si trova più impegnato a fronteggiare le problematiche che nascono che ad affrontare i problemi. Il caso Cancellieri – ha spiegato il leader centrista – è emblematico: un ministro che tutti considerano una persona perbene. Se qualcuno di noi politici avesse qualcosa da nascondere, ricorrerebbe al telefono? La sua correttezza di comportamenti è dimostrata dal fatto che ha usato il telefono e ha riferito ai magistrati le conversazioni avute con persone che conosce da 30 anni. Su questa vicenda ci sono troppi avvoltoi: c’è chi vuole fare il congresso del Pd sulle spalle del ministro della Giustizia, e c’è chi magari, e penso ai miei amici di Scelta Civica, vorrebbe evocare un rimpasto di governo. Tutto questo – ha concluso Casini – è umiliante per le istituzioni e per la politica. Perché, se questa è la nuova politica, meglio la serietà di chi almeno in certi momenti non speculava sulle vicende».

«Penso che la figura pubblica della ministro Cancellieri sia intatta per quello che io posso sapere, la mia dichiarazione “non chiedetevi prima come voterò” è stata intesa come una presa di distanze dal ministro, ma non lo è affatto», ha sottolineato l’ex premier Mario monti parla a Prima di tutto, su Rai radio. Monti ha specificato che essendo lui senatore non voterà alla Camera e sull’opportunità che il ministro si dimetta ha detto: «Non ho a disposizione per la valutazione tutti gli elementi che il ministro, il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica hanno».

«La dovranno portare via con la forza? L’atteggiamento del ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri è davvero stupefacente. Ha gravemente, sfacciatamente, imprudentemente prima negato e poi ammesso di essere intervenuta a sostegno della sua amica in prigione appartenente alla cara famiglia Ligresti, che era stata tanto premurosa col figliolo di sua eccellenza; ma fino all’ultimo non si schioda dalla seggiola». Lo scrive Francesco Storace su Il Giornale d’Italia.

 

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