Diocesi di Acerra III Assemblea per mantenere alta l’attenzione sulla “Questione Ambientale” 16 Giugno
Acerra – Ogni anno la Chiesa di Acerra dedica un momento alla Questione Ambientale per mantenere alta la vigilanza e perché non si spengano i riflettori. Lo facciamo in memoria dei nostri morti, anche quelli di quest’anno, soprattutto ragazzi e giovani, ma non solo (si registra un aumento di quarantenni e cinquantenni morti per tumore). Quest’anno lo facciamo anche nel primo anniversario dell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’ sulla cura della Casa Comune. Il Documento autorevole del Papa legittima pienamente le motivazioni che ci spingono a parlare e a dedicare ogni anno una riflessione sul dramma ambientale della nostra terra. La Chiesa lo fa non perché è un soggetto sociale né per offrire soluzioni tecniche né, soprattutto, perché si erge a giudice di situazioni o persone, ma unicamente per esercitare la sua missione di evangelizzazione e promozione umana. La Diocesi di Acerra partecipa al cammino delle Chiese della Campania, i cui vescovi sono convenuti nella nostra città il 26 settembre scorso, a conclusione di un cammino sull’educazione alla Custodia del Creato che aveva coinvolto le Diocesi della regione. L’incontro tenuto ad Acerra nel settembre scorso fu caratterizzato dall’interlocuzione con le Istituzioni. Ad esse, in particolare alla Regione Campania furono presentate le attese e le proposte maturate in questi anni. Siamo convinti, infatti, che si esce dall’emergenza solo sulla base di un dialogo tra cittadini e Istituzioni. Le attese presentate furono articolate in tre parti: difesa della salute, inquinamento, rilancio dell’agricoltura. La Chiesa, che in questi anni si è fatta carico della sofferenza della gente, «non pretende di definire le questioni scientifiche ma invita ad un dibattito onesto e trasparente» (LS 188). La Chiesa invita le Istituzioni a dialogare con le popolazioni interessate perché «nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli … La partecipazione richiede che tutti siano informati sui vari rischi e possibilità … ed implica anche azioni di controllo e di monitoraggio» (LS 183). Parole molto chiare dell’Enciclica del Papa, nella quale si sostiene anche che «Laddove vi sono minacce di danni gravi o irreversibili deve prevalere il principio di precauzione» (LS 186).
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In quell’evento del settembre scorso le Istituzioni, in particolare la Regione Campania nella persona del Governatore De Luca, hanno assunto degli impegni precisi. Che cosa ne è stato, a distanza di quasi un anno? La gente si chiede quali dei problemi sono stati risolti e quali siano effettivamente in via di soluzioni. La Chiesa ha fiducia nelle Istituzioni, ma queste facciano la loro parte; da questo dramma non si esce se non insieme. In quell’occasione, nel suo intervento, il Presidente della Regione diceva: «Assumeremo la questione ambientale come prioritaria dell’attività della regione Campania. Cercheremo di muoverci sulla base di criteri oggettivi e di valutazioni scientifiche, non di stati d’animo. Ricostruiremo il registro dei tumori, non per drammatizzare ma per dare serenità alle famiglie con uno screening di massa permanente. Sulle bonifiche non è stato fatto niente! Ho dato incarico all’Istituto zooprofilattico di fare un monitoraggio, quanto più vasto possibile, non in grado di coprire tutti i territori ma significativo, su terra, acqua e aria, cioè inquinamento di terreni, falde acquifere e aria. Stiamo facendo e renderemo più intenso questo monitoraggio. Il dottor Mancuso lo ha detto chiaramente: «Le mie porte sono aperte» e visto che il cittadino fa fatica a fidarsi, se si costituisce anche un comitato di sorveglianza, e ci sono esponenti di associazioni ambientaliste, di volontariato che vogliono partecipare e verificare con i propri occhi i dati scientifici, io sono per aprire le porte! Non c’è niente da nascondere e noi abbiamo tutto l’interesse ad accendere i riflettori. Ad Acerra? Per me va benissimo! Che ci sia un comitato di sorveglianza! Io vi chiedo di fidarvi degli organismi istituzionali, altrimenti veramente è la fine del mondo! Perché se anche un’istituzione non è credibile, buonanotte, di chi dobbiamo fidarci? Noi abbiamo una tragedia di proporzioni bibliche, che si è costruita da 16 anni a questa parte! 5.600.000 tonnellate di ecoballe. Io voglio risolvere, costi quel che costi, il problema delle ecoballe. Non ci deve essere più una balla stoccata nel territorio della Campania! La regione che guido ha detto no ai termovalorizzatori, e no a discariche nuove! Questo è un punto IRRINUNCIABILE! Intanto abbiamo fatto uno screening delle ecoballe, per vedere cosa c’è dentro, risulta che un 30-35% può essere differenziato, materiale che sarà riciclato; abbiamo verificato la questione del percolato, che è uno dei grandi affari, perché chi lo trasporta si fa i soldi! Per questo non si tolgono le balle, perché questi reflui poi devono essere portati da qualche parte. Faremo piazza pulita! La gente ha bisogno di vedere le prime balle che vanno fuori».
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1. I fatti nuovi di quest’anno 1.1 Studio dell’Istituto Superiore di Sanità In primo luogo vorrei segnalare lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità che aggiornando una precedente ricerca del 2014, dopo aver preso in esame la situazione epidemiologica nei 55 comuni delle province di Napoli e Caserta definiti come “Terra dei fuochi”, afferma che in queste terre si muore di più anche «per l’esposizione ad un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e/o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi sia solidi urbani». E, a proposito della salute infantile, in quello studio si legge che «E’ emerso un quadro di criticità meritevole di attenzione». In particolare «si sono rivelati eccessi nel numero di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori, e, in entrambe le province, eccessi di tumori del sistema nervoso centrale nel primo anno di vita e nella fascia di età 0-14 anni». Nonostante qualche membro dell’Istituto Superiore di Sanità abbia tentato, dopo la pubblicazione di tale studio, di ridimensionare quanto comunicato precedentemente, sta di fatto che nella breve “Nota per la stampa” (tre pagine) il termine “eccesso” (di bambini ricoverati o di mortalità) ricorre ben sette volte. Come si fa a dire un giorno che la “Terra dei fuochi” uccide e il giorno dopo negarlo? A che gioco giochiamo?
1.2 Decreto Lorenzin L’altro fatto nuovo è stato il cosiddetto Decreto Lorenzin pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 Gennaio 2016; esso, se fosse stato applicato così come indicato nel merito, non avrebbe permesso, di fatto, di fare medicina preventiva, soprattutto nei territori della regione Campania, poiché il Decreto prevedeva il taglio di 203 prestazioni sanitarie per “inappropriatezza”, quelli cioè che non sono sempre ritenuti necessari. Inoltre lo stesso Decreto prevedeva l’aspetto sanzionatorio per i medici, che altera profondamente il rapporto di fiducia esistente tra medico e paziente. I medici potrebbero essere sanzionati nel caso di “abuso”. Le conseguenze per i cittadini? Se non ricorrono le condizioni elencate nel documento del Ministero, dovrebbero pagare la prestazione di tasca propria. L’obiettivo: risparmiare sette miliardi entro il 2017. Questa scelta avrebbe inciso fortemente sull’accesso ai servizi minimi essenziali, creando una forbice ancora più grande tra chi può privatamente permettersi in tempi brevi gli esami e chi invece deve rinunciarvi perché non è nelle possibilità economiche per accedervi. Devo positivamente registrare che proprio il Sindaco di Acerra proponeva ai sindaci del territorio «un documento comune che sia posto all’attenzione del Governatore della Regione Campania, il quale sulla stregua del modello Veneto e Toscana possa sospendere l’efficacia del Decreto» (1 febbraio 2016). Si chiedeva alla Regione Campania la sospensione dell’applicazione del
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Decreto sino al suo passaggio nella Conferenza Stato-Regioni. Certo, con soddisfazione si prende atto delle ultime novità circa il Decreto Lorenzin contenute nella Circolare del 25 marzo 2016, nella quale le sanzioni ai medici vengono sospese nella fase sperimentale che sarà a carico delle Regioni. Di fatto, si vive al riguardo una situazione ibrida: il Decreto è formalmente in vigore ma è come se non ci fosse. Fino a quando? Si esprime soddisfazione perché le sanzioni vengono sospese, nella fase di riformulazione dei criteri di appropriatezza delle prestazioni, ma occorre mantenere la vigilanza sulla possibile deriva privatistica della sanità. Una Legge del genere non può essere calata dall’alto su una regione complessa come la Campania; i criteri di applicabilità dovranno considerare le specifiche criticità territoriali. Ci preoccupiamo dei costi, ma quando ci preoccuperemo di non fare ammalare la gente? Esprimo compiacimento anche per l’unità di intenti che si è creata in questa occasione tra i medici, l’amministrazione comunale e la Chiesa. Ai medici rivolgo l’appello a creare un’alleanza per l’ambiente e al non essere attenti solo agli aspetti sanzionatori del Decreto ma ad assicurare il diritto alla salute.
1.3 Screenings oncologici Sempre riguardo alla difesa della salute dobbiamo registrare la positiva partenza degli screenings per il tumore della cervice uterina, della mammella e del colon-retto. Al momento la popolazione avviata allo screening del colon-retto, età 50- 74 anni, nel Distretto di Acerra, in collaborazione con il medico di medicina generale, è già più del 25% del totale. L’offerta gratuita prevede il kit per la ricerca del sangue occulto ed, in caso di positività, è previsto il secondo livello con corsia di prenotazione preferenziale della colonscopia gratuita. Su alcuni pazienti risultati positivi alle analisi sono stati eseguiti interventi chirurgici di emicolectomia per tumore del colon o di asportazione di semplici polipi. Al momento è del 30% la percentuale delle donne che si sono sottoposte allo screening del collo dell’utero, età compresa tra i 25 e i 64 anni. In questo caso l’offerta gratuita prevede l’esame citologico e, in caso positivo, colposcopia, che spesso è risolutiva per asportazione delle lesioni della cervice. Per la mammella, lo screening prevede la mammografia gratuita per le donne dai 50 ai 69 anni. Il target raggiunto ad oggi è del 40% della popolazione eleggibile. Alla mammografia, in caso di richiesta di integrazione diagnostica, è prevista la possibilità di sottoporsi ad esame ecografico mammario. Per questo esame si rileva una criticità in quanto esso viene eseguito nel Comune di Casalnuovo di Napoli. Si spera che a breve si possa effettuare in una struttura di Acerra con la presenza di un
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senologo per la visita ed il controllo clinico, è un momento indispensabile per la prevenzione del tumore mammario. Tutto ok? E’ positivo il contributo dei medici e delle strutture sanitarie del nostro territorio. Inoltre, tutto questo significa che la gente, quando è chiamata, risponde e vuole la prevenzione; di qui l’importanza dell’informazione puntuale e tempestiva ai cittadini. Rimane il problema dell’età delle persone sottoposte agli screenings: dovrebbe riguardare persone di età più giovane, prima dei quarant’anni.
1.4 Progetto “SPES” Inoltre nel marzo scorso la Regione, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico dell’Università Federico II, promuoveva un’iniziativa a tutela della salute: il progetto si chiama “SPES” (Studio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile) e dovrebbe prevedere cinquemila persone della “Terra dei fuochi” sottoposti ad uno screening sanitario. Al momento non sono informato sull’avvio di tale campagna. Sembra che in questi giorni il progetto sia approvato dal comitato etico dell’Istituto Pascale.
1.5 Sforamento delle polveri sottili Un altro fatto nuovo di quest’anno è lo sforamento delle polveri sottili che si è registrato in modo sistematico e continuo nella nostra città. A questo riguardo il protocollo tra ARPAC e Procura della Repubblica di Nola dovrebbe garantire tutti, ma perché questo avvenga l’ARPAC dovrebbe fornire la “Speciazione delle polveri” registrate dalle centraline. Dobbiamo credere ai dati diffusi dalle associazioni ambientaliste per i quali ad Acerra nel 2015, molto prima che l’anno terminasse, c’erano stati già 59 sforamenti contro i 39 previsti dalla Legge? E’ vero che ad Acerra si assiste, nel corso degli ultimi anni, ad un inquinamento atmosferico non solo al di sopra dei limiti previsti ma sempre in aumento crescente? Non sembra che la presenza eccessiva nell’aria dell’inquinante PM10 sia addebitabile in maniera esclusiva all’intenso traffico veicolare oppure all’utilizzo degli impianti di riscaldamento o … ad ipotetici forni a legna. I dati allarmanti impongono una ricerca accurata delle sorgenti di inquinamento atmosferico. L’On. De Luca e il Procuratore della Repubblica di Nola si erano impegnati espressamente su un piano serio di monitoraggio dell’aria. Ma, ad oggi, niente o poco è stato fatto. Le emissioni delle centraline PM10 sono ancora fuori controllo, soprattutto per la scuola media “Caporale”, che già a maggio ha superato i 35 sforamenti previsti dalla norma, senza dimenticare i dati non presenti che invalidano di fatto la rilevazione. Eppure, la zona dove si trova la scuola media Caporale è zona pedonale, non c’è traffico autoveicolare.
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Sulla qualità dell’aria, che lo stesso De Luca riconosceva inquinata, siamo ancora lontani da quel piano serio di monitoraggio ambientale e dal realizzare la disponibilità data dal dottor Mancuso il 26 settembre per la partecipazione dei cittadini nel controllo della qualità dell’aria. Quando si arriverà a quanto avviene in Toscana, dove l’Agenzia ARPA accoglie le segnalazioni dei cittadini, fornisce loro riposte e adotta misure di tutela? In Toscana una specifica istruzione operativa del Sistema di gestione, con tanto di certificazione di qualità ISO, definisce in dettaglio come devono essere gestiti gli esposti/segnalazioni ambientali dei cittadini. Il responsabile della struttura territoriale competente valuta l’esposto/segnalazione e decide il da farsi. L’esponente riceverà una risposta entro 30 giorni. Sono circa 1500 segnalazioni ogni anno. Esse riguardano prevalentemente emissioni in atmosfera – aria, e riguardano non solo le emissioni industriali, ma anche le lamentele per maleodoranze, polveri, ecc., inquinamento acustico, inquinamento delle acque e situazioni riguardanti rifiuti ed amianto. Nel caso si rendesse necessario un sopralluogo sul posto, la struttura tecnica di ARPA Toscana che la effettua, a compimento degli accertamenti, è tenuta ad inviare una relazione di sintesi dell’ispezione ambientale effettuata agli esponenti, all’ente locale competente e all’eventuale azienda controllata.
2. Le bonifiche Prendiamo atto che finalmente si sta realizzando quello che è stato definito un fatto storico: la rimozione delle ecoballe … Ma non sono ancora partite le bonifiche dei territori. Il Sindaco, con una nota alla Regione del 15 aprile scorso, chiedeva nuovamente l’impegno straordinario della Regione sul vitale tema della bonifica dei siti inquinati sul territorio. Ci si sarebbe aspettato che alcuni dei fondi stanziati dal Governo fossero destinati alla bonifica dei terreni, ma su questo aspetto si attende ancora. Si è data priorità alla bonifica di Bagnoli ma non a quella della cosiddetta “Terra dei fuochi”.
3. Agricoltura – San Marzano DOP Un’altra problematica del nostro territorio è quella relativa alla tutela del pomodoro San Marzano Dop. All’inizio di quest’anno la Commissione Europea ha comunicato che il pomodoro San Marzano non è prerogativa dei produttori italiani e campani. Bruxelles ha affermato che la varietà di questo pomodoro può essere coltivata fuori dalla zona geografica delimitata. Sono soprattutto le Associazioni delle industrie conserviere a premere per il marchio DOP. Questa decisione rischia di compromettere uno dei prodotti base della tradizione agroalimentare campana, senza rispetto per i produttori ed i consumatori. Questo destabilizzerebbe il mercato,
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creando confusione fra i consumatori, aprendo anche alle esportazioni del falso San Marzano. Il Comune di Acerra ha un peso molto rilevante nell’areale della Denominazione di Origine Protetta, su 41 comuni e 144 ettari certificati e coltivati, ne detiene la metà, ben 74 ettari. Pertanto il Consiglio Comunale di Acerra, alla presenza di esponenti del mondo agricolo e imprenditoriale agroalimentare, ha votato all’unanimità un ordine del giorno che “impegna la Giunta Regionale della Campania, il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, tutti i Parlamentari Europei italiani ad essere contrari alla creazione del marchio San Marzano IGP (Indicazione Geografica Protetta), il cui riconoscimento pregiudicherebbe le ragioni stesse della Denominazione di Origine Protetta che tutela la specificità della materia agricola prima impiegata nella produzione del pomodoro pelato “San Marzano dell’Agro Nocerino Sarnese”. Inoltre si chiede di estendere l’ambito di tutela della Denominazione anche al pomodoro fresco dell’Agro Sarnese Nocerino, la cui qualità è unica in forza proprio delle caratteristiche dell’area geografica dove si produce il DOP. La Chiesa si fa garante, magari anche con un brevetto, della qualità dei prodotti di quelle aziende che con onestà e non pochi sacrifici economici hanno provveduto in proprio all’analisi che ha sempre fornito risultati che vanno nella direzione della salubrità e del controllo.
4. Termovalorizzatore 4.1 Il TAR rigetta il ricorso proposto dal Comitato Donne 29 Agosto Con sentenza del Luglio 2015 il TAR della Campania rigettava il ricorso proposto dal Comitato Donne 29 Agosto e dall’Associazione “Forum Ambientalista” che chiedevano di annullare il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata nel 2014 all’impianto di incenerimento di Acerra. Diverse le motivazioni del TAR: il Comitato e l’Associazione Forum Ambientalista sostenevano che l’impianto sviluppa una potenza superiore a 340 MW; che era stato violato il principio di terzietà e così il controllato è anche controllore; che i camini dell’inceneritore non sono tanto alti da garantire un’adeguata dispersione delle sostanze inquinanti. I giudici respingono tutte queste istanze scrivendo nella sentenza che il limite di 340 MW vale per le centrali termiche e non per gli impianti destinati a bruciare rifiuti; che il principio di terzietà è stato rispettato in quanto le autorizzazioni sono state rilasciate in seguito a un iter che coinvolgeva diversi enti tra cui Arpac e Provincia; che non esiste un decreto che consenta di stabilire con precisione l’altezza adeguata dei camini.
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Non diversamente secondo i giudici, anche se si imponeva di effettuare uno studio sulla ricaduta al suolo degli inquinanti del termovalorizzatore entro 18 mesi, la mancanza di tale studio non può essere considerata una negligenza che annulla i procedimenti autorizzativi. Inoltre la valutazione di impatto ambientale imponeva che ad Acerra si bruciasse solo combustibile di rifiuti di qualità. Invece oggi i forni accolgono varie tipologie di rifiuti in ottemperanza alle deroghe introdotte dal decreto legislativo del 2008. La sentenza argomenta che nessuna norma smentisce l’idoneità tecnica dell’impianto di Acerra di ricevere tali rifiuti purché vengano rispettati i limiti di emissione previsti dalla legge vigente. L’inceneritore può dunque continuare a bruciare rifiuti. Le sentenze vanno rispettate ma anche approfondite ed eventualmente contestate sotto un profilo strettamente giuridico. Si ritiene che queste sentenze non tengano conto dei dati delle centraline poste a presidio dell’inceneritore, le quali hanno registrato sforamenti contro legge a tutt’oggi; non affrontino la problematica dell’inesistenza di una reale valutazione di impatto ambientale. Si è fatto ricorso al Consiglio di Stato e si attende la risposta entro settembre.
4.2 Protocollo per intensificare le verifiche sul Termovalorizzatore ARPAC e Procura della Repubblica di Nola (aprile 2015) avrebbero sottoscritto un Protocollo per intensificare le verifiche sul Termovalorizzatore. In risposta alle critiche sollevate dagli ambientalisti e dall’amministrazione locale in merito alla scarsa trasparenza dei dati, alla poca condivisione dei controlli e alla coincidenza tra controllato e controllore, Arpac e Procura della Repubblica di Nola avrebbero sottoscritto un protocollo per intensificare i controlli sul termovalorizzatore di Acerra. Secondo tale protocollo l’Arpac garantirà la presenza in loco dei propri tecnici e, a maggiore tutela della salute del cittadino, disporrà i controlli a sorpresa. La stessa agenzia regionale assicurerà ulteriori controlli e verifiche dell’impianto e delle strumentazioni utilizzate e si impegnerà a comunicare i dati tecnici risultati, che a loro volta verranno pubblicati sul sito internet dell’Arpac. Tutti questi dati infine, nonché eventuali proposte avanzate dall’A2A di miglioramento delle tecniche da adottare nella fase di verifica, verranno trasmessi all’Autorità giudiziaria. Si auspica uno studio qualificato sull’aria e uno studio di ricaduta delle emissione del termovalorizzatore, condotto da un organo istituzionale e non da società private (come l’A2A), come promesso dallo stesso De Luca, ma a condizione che sia fatto da parte di terzi e vi partecipano esperti espressi dai comitati ambientalisti e dalla cittadinanza.
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Risulta che la Regione Campania ha richiesto al gestore dell’inceneritore di presentare uno studio modellistico di ricaduta degli inquinanti sui territori circostanti l’impianto. Attendiamo la pubblicazione dello studio, anche se persistono le perplessità di cui sopra.
5. Ecofoodfertility Proprio in questi giorni sono stati pubblicati i primi dati del monitoraggio effettuato dalla ricerca di ecofoodfertility, coordinata dal dott. Luigi Montano, che evidenziano alterazioni del liquido seminale in maschi della “Terra dei fuochi”.
6. Smantellamento dell’ex Montefibre Continua lo smantellamento dell’ex stabilimento Montefibre. Dopo lo smantellamento e la vendita degli impianti di Fidion ad una società turca, anche la parte chimica (SIMPE) è stata venduta ad un gruppo turco. Gli impianti, in gran parte nuovi e mai entrati in funzione, sono stati realizzati anche attraverso finanziamenti statali … I lavoratori hanno iniziato da alcune settimane un presidio permanente, essi sono in mobilità, anticamera della disoccupazione. Oltre al dramma ambientale oggi ci viene regalato anche quello occupazionale. E’ triste che tanti soldi investiti abbiano l’esito dello smantellamento. Quei soldi erano soldi dei contribuenti, se fossero stati dati agli operai, questi avrebbero potuto almeno autogestirsi. Dunque, la Montefibre rivivrà nella distante Anatolia. La sua storia napoletana è giunta al capolinea, mettendo per strada 300 lavoratori più 50 dell’indotto, con un’età media di 50 anni. In un ricorso alla Corte Europea i lavoratori della ex Montefibre esprimono la loro disperazione: «nessuno ha a cuore le nostre vite e in molti tendono solo a speculare». Continuano i lavoratori: «C’è da dire che la nostra chiusura veniva scambiata con l’apertura del termovalorizzatore, dato che le due realtà, per motivi di sicurezza non erano compatibili, ci sentiamo parte lesa». I lavoratori chiedono al Governo italiano, alla Regione Campania una soluzione affinché buona parte possa essere ricollocata ad un nuovo lavoro ed un prepensionamento per quelli più vicini ai requisiti della pensione. Nello stesso comunicato precisano che «oggi nel nostro sito esiste una centrale elettrica che potrebbe fornire energia elettrica a bassi costi, inoltre c’è un depuratore, un gioiello per la salvaguardia dell’ambiente. Il nostro sito ha la possibilità di aiutare l’insediamento di eventuali iniziative imprenditoriali». La Commissione Regionale per le Attività Produttive e il Lavoro si è impegnata, insieme con l’Amministrazione comunale di Acerra a trovare una soluzione per trasformare l’area dell’ex Montefibre in area di crisi complessa e attiverà un tavolo di confronto per contrastare la delocalizzazione dell’azienda e per salvaguardare il futuro occupazionale dei lavoratori. Ma intanto ci si chiede: che sarà del sito, non c’è il rischio che essa lasci altri rifiuti pericolosi da smaltire? Non c’è il rischio che possa diventare una discarica a cielo aperto?
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Recentemente il sindaco ha affermato: «Chi sta smantellando l’area ex Montefibre deve preoccuparsi anche della sua bonifica. Ecco perché interpellerò il curatore fallimentare chiedendogli di trovare le modalità giuste per bonificare la zona».
7. Riflessioni Marco Tarquinio, direttore del Giornale Avvenire, cui va dato atto della sua costante attenzione al dramma ambientale delle nostre terre, nella sua relazione tenuta il 14 gennaio scorso, qui ad Acerra, affermava: «Il dramma dell’inquinamento ambientale è in divenire. È un processo che non basta interrompere ma che bisogna saper accompagnare; il prezzo che ci hanno fatto già pagare è in crescita. Si tratta di un treno in corsa che non solo bisogna fermare ma bisogna anche tracciare un binario nuovo perché questo non accada mai più». 7.1 Inceneritore Lo stesso Tarquinio riguardo all’inceneritore diceva: «Io non sono uno di quelli che ce l’hanno a morte con i temovalorizzatori. Penso che tutto debba avere una giusta proporzione, e se vi fanno un monumento che è il più grosso termovalorizzatore dell’Europa e ve lo piazzano proprio qua perché nessun altro vuole niente nel proprio territorio, vuol dire che non si è capita l’importanza della suddivisione dei carichi e dei compiti, e delle diverse modalità di smaltimento: non bisogna solo fare termovalorizzatori, ci sono anche altri sistemi per smaltire saggiamente i rifiuti, ma ci sono anche i termovalorizzatori ben fatti, di dimensioni contenute, e lo so che dico qualcosa che non piace a tutti ma questo io lo dico e lo scrivo da anni». «Certamente – continua Tarquinio – pretendo la chiarezza e penso che la gente abbia il diritto di sapere che cosa viene bruciato negli impianti vicino a casa propria. C’è un problema di giuste proporzioni, perché il termovalorizzatore di Brescia non è comparabile con quello di Acerra, un’altra proporzione, anche se il gestore è lo stesso, ed è un gestore serio, però bisogna dire tutta la verità: ci sono altre possibilità, abbiamo raccontato mille volte di altri sistemi di smaltimento dei rifiuti che sono sensati, non capisco perché in questo Paese non si prenda una decisione per questa strada e non la si sviluppi».
7.2 Risanamento della “Terra dei fuochi” Il Piano regionale per le bonifiche non ha ancora prodotto effetti. Cifre ingenti sono state impiegate per analisi e caratterizzazioni, ma a fronte di quanti interventi? La questione sanitaria ormai si incrocia drammaticamente con quella ambientale e con quella sociale. I poveri si ammalano di più e muoiono molto di più.
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Il diritto alla salute si è trasformato in privilegio. Chi non ha disponibilità economiche, anche in caso di patologie gravissime, deve rivolgersi alle strutture pubbliche, intasate, con tempi di attesa biblici. L’attesa lunga di un esame, di una diagnosi precisa, di un ricovero significa precipitare nella disperazione. Secondo il recente rapporto CENSIS oltre 11 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi. Rafforzare l’azione congiunta di Governo, Regione e Università per fare chiarezza oltre i pregiudizi: azione congiunta sul potenziamento degli screenings e la bonifica dei siti contaminati. Non più analisi ma fatti. E’ quello che si propone la Regione (marzo 2016). Potenziamento degli screenings sanitari, bonifica dei siti contaminati fino al coinvolgimento delle forze dell’ordine sul fronte del monitoraggio del territorio. L’obiettivo è agire in modo mirato grazie ad un approccio integrato. E’ notizia di questi ultimi giorni che è in dirittura d’arrivo la nuova legge sulle Agenzie Ambientali. Nascerebbe un sistema nazionale per rafforzare i controlli ad ampio raggio e si darebbe nuova autorevolezza all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente). Verrebbe stabilito un coordinamento per intervenire mediante una cabina di regia nazionale. In un articolo su Il Mattino del 9 aprile scorso Isaia Sales si chiedeva: «Perché verso il risanamento della “Terra dei fuochi” non c’è la stessa attenzione che il Governo nazionale sta dimostrando sul risanamento di Bagnoli? La rimozione delle cosiddette ecoballe è solo l’aspetto più vistoso del problema. L’eliminazione delle ecoballe non è affatto risolutiva dell’inquinamento delle nostre terre ma solo uno degli aspetti del problema. Mentre per Bagnoli si è posto in essere un insieme di misure e di finanziamenti capaci di risolvere la questione, per la “Terra dei fuochi” non c’è, ad ora, un piano altrettanto preciso e dettagliato, una cabina di regia, un coordinamento reale ed efficace tra i vari ministeri interessati, risorse adeguate e tempi certi entro cui completare i lavori». Sono finalmente cominciate le operazioni di rimozioni delle ecoballe. Certamente è una buona notizia che riconosce quanto una comunità intera da anni denuncia: le ecoballe non potevano essere bruciate nell’inceneritore di Acerra. A questo riguardo bisogna mantenere la vigilanza perché, anche se l’On. De Luca ha ribadito che non ci saranno altri inceneritori in Campania, ha accuratamente evitato di accennare al futuro di quello di Acerra. E, qua e là, qualcuno afferma: perché tutto questo iter complicato ed oneroso per smaltire le ecoballe, quando abbiamo l’inceneritore di Acerra? Nonostante il Governatore lo abbia più volte escluso, e ci fa piacere, bisogna preventivamente ribadire che Acerra è satura e non sopporterebbe ulteriori carichi ambientali. Un segnale positivo ma non sufficiente. Il problema della “Terra dei fuochi” non può essere confuso solo con la rimozione delle ecoballe. Certo da qualche parte
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occorreva cominciare, ma, a parte l’incognita della loro composizione e della tipologia di rifiuti che contengono, il loro smaltimento non risolverà il problema. Infatti, “Terra dei fuochi” è il risultato dei rifiuti industriali che sono giunti in Campania, delle fabbriche clandestine o anche regolari che smaltiscono illegalmente i rifiuti; finché non vengono tracciati i Tir dei rifiuti che attraversano l’Italia, fino a quando non si faranno le bonifiche, “Terra dei fuochi” continuerà ad esistere. Qualche giorno fa il Presidente del Consiglio ha parlato di smaltimento delle ecoballe in tre anni! Ma le bonifiche? Certo le ecoballe sono la più evidente eredità di anni di emergenza rifiuti in Campania, e nemmeno sappiamo come si andrà avanti. Restano però fuori le bonifiche dei siti inquinati dai rifiuti industriali. Malgrado fondi e progetti nessuna è veramente partita. Abbiamo fiducia che nei prossimi anni la nostra terra sarà bonificata come affermato dal Presidente De Luca. Il problema oggi non sono le ecoballe ma gli scarti delle aziende in nero, cioè quei rifiuti pericolosi prodotti in regime di evasione fiscale e pertanto smaltiti obbligatoriamente ogni giorno a nero. La gente muore non per i rifiuti urbani ma per i rifiuti industriali. Come ha detto Raffaele Cantone: «I problemi sono tre: le ecoballe, gli scarichi tossici del passato, gli scarichi tossici di oggi». Sciolto il primo restano gli altri due, sui quali c’è silenzio. Il traffico dei rifiuti non è stato mai sottoposto ad un reale sistema di tracciabilità. L’ecomafia si batte cambiando la legge sulla tracciabilità dei rifiuti. Il sistema di tracciabilità dei rifiuti industriali deve essere messo a pieno regime: possibile che in un paese dove tutto viene tracciato solo i rifiuti industriali non lo sono? Gli studi dei tecnici non lasciano dubbi: entro il 2063 il percolato altamente tossico che fuoriesce dagli invasi sarà completamente penetrato nella falda acquifera e i veleni contamineranno decine di chilometri quadrati di terreno.
7.3 Una Riflessione sulla politica ambientale dell’amministrazione comunale Dal 13 gennaio 2015 manca l’assessore all’ambiente. Il sindaco conserva la delega all’ambiente, nonostante Acerra abbia bisogno di maggiore attenzione su questo tema delicato. Si ha l’impressione che l’Ufficio Ambiente del Comune non sia adeguatamente potenziato. Recentemente il Comune di Acerra è stato richiamato dal PM della procura di Nola relativamente all’applicazione della nuova legge 68/2016 del maggio scorso per la repressione dei delitti ambientali e per le mancate bonifiche dei territori posti sotto sequestro. L’Ente ha risposto scaricando le responsabilità e le competenze tra parte politica e dirigenziale, che ha portato alla sospensione del Dirigente all’Ambiente. Questi fatti sono preoccupanti, poiché da un lato minano l’autorevolezza dell’istituzione comunale proprio sul tema più importante e caro alla comunità,
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dall’altro dicono che c’è bisogno ancora di istituire nell’Amministrazione comunale uno staff ed un Ufficio all’altezza delle sfide urgenti e gravi cui Acerra è chiamata. Intanto il Piano Regolatore (PUC) è ormai scaduto. Questo determina il perpetuarsi dello stato di fatto: il Parco Urbano di Interesse Regionale di fatto non esiste, il Piano Insediamenti Produttivi (PIP) è soggetto ad un nuovo ridisegno imposto dalla Regione Campania, l’ampio territorio agricolo/libero resta senza una vera protezione e destinazione. Quindi senza Piano Regolatore non è possibile ridisegnare un differente sviluppo/utilizzo della zona ASI, nonostante le richieste di moratoria di industrie inquinanti. Quella della zona ASI è una battaglia importante da sostenere perché parte del nostro territorio dovrebbe inglobarsi nella politica complessiva del territorio rispettandone vocazioni ed interessi e non viceversa subire scelte dettate dal fronte regionale. Questa è ora la più importante battaglia da sostenere unitamente al controllo di un territorio vasto come il nostro. Per un comune come quello di Acerra con tante criticità molto è stato fatto ma la politica ambientale dovrebbe essere più potenziata facendo funzionare i vari Osservatori previsti, verificando lo smaltimento dei rifiuti nella zona ASI, facendo la propria parte per le discariche (possibile che contrada Calabricito stia da anni in quello stato?) … Ben venga la videosorveglianza che è stata annunciata. Ovviamente non basta l’impegno di un’Amministrazione Comunale che cerca di fare quello che può; sono soprattutto le Istituzioni sovracomunali che dovrebbero impegnarsi di più. Ad esempio, attualmente sembrano del tutto fermi (ma potrei sbagliarmi) i tre Osservatori istituiti negli anni per Acerra: Osservatorio Ambientale Comunale Istituito nel marzo 2013; prima seduta nel luglio 2014; ultima seduta nel marzo 2015. Osservatorio per l’Inceneritore (Regione Campania) Prima edizione istituita nel 2009, anno in cui è stato inaugurato l’inceneritore, ha coperto un periodo molto breve; seconda edizione indetta nel 2015 in occasione delle elezioni regionali; composto l’organico anche con la nomina di tre rappresentanti delle associazioni; nel comunicato dell’aprile 2015 l’assessore all’Ambiente della Regione Campania Giovanni Romano così diede notizia in merito alla sua istituzione: «L’Osservatorio ambientale regionale del termovalorizzatore di Acerra è un organismo indipendente di interfaccia fra i cittadini, le Istituzioni ed il gestore dell’impianto. Acquisisce analisi e sintesi dei dati tecnici e scientifici riguardanti le caratteristiche ed il funzionamento dell’impianto e dei risultati dei monitoraggi delle emissioni forniti dalla società di gestione e dagli enti di controllo, lo studio modellistico di ricaduta degli inquinanti
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sui territori circostanti l’impianto redatto da un soggetto terzo individuato unitamente con la Regione Campania e il Comune di Acerra, la relazione sullo stato di qualità del suolo e della acque e propone e soluzioni tecniche finalizzate all’ulteriore abbattimento degli inquinanti. Si tratta di uno strumento a tutela della salute della popolazione e dell’ambiente, ma anche a garanzia della partecipazione dei cittadini e della trasparenza sulle attività svolte dall’impianto di smaltimento finale dei rifiuti»; ad oggi tutto fermo. Osservatorio scientifico Istituito in occasione delle elezioni regionali del 2015, con sede in Napoli, per trattare problematiche sanitarie oncologiche per la città di Acerra; prima ed unica seduta avvenuta nel maggio 2015; l’obiettivo della commissione scientifica è quello di analizzare le possibili correlazioni tra fattori ambientali e rischi per la salute per i cittadini di Acerra ed effettuare studi clinici sulla popolazione, con il metodo “caso controllo”, per verificare i dati scientifici; il gruppo di esperti nella riunione del maggio scorso si diede il compito di definire in tempi epidemiologicamente brevi studi certi in materia di patologie tumorali sulla popolazione acerrana, che possano fornire dati scientifici sulle cause e concause di queste patologie; da allora tutto è fermo.
Accanto ai ritardi delle Istituzioni, per onestà devo riconoscere anche i ritardi della Chiesa. Della Chiesa italiana che fa fatica a riconoscere che il problema ambientale non riguarda solo le nostre terre ma è un problema nazionale; mentre il Papa ha parlato in maniera autorevole, si attende ancora che lo faccia la Chiesa italiana, e non attraverso questo o quel Vescovo, ma nel suo insieme. Ma anche i ritardi della nostra Chiesa diocesana: per la scarsa sensibilità delle nostre comunità parrocchiali, per il mancato decollo dell’educazione alla salvaguardia del creato, per il ritardo dei laici che dovrebbero assumere un ruolo attivo nella cittadinanza. 8. Riflessioni conclusive e proposte L’approvazione della Legge 6/2014 (Decreto sulla cosiddetta “Terra dei fuochi”), è stato un passo in avanti ma ritardi, omissioni e il perpetrarsi di scelte che vanno in direzioni opposte persistono. La sensazione è che qui si fa un passo avanti e due indietro, che si incominci sempre daccapo, come se fossimo ancora all’anno zero … Sta accadendo ciò che il Vescovo di Aversa Mons. Spinillo aveva messo già in conto: «Tra allarmismo e negazionismo vince l’immobilismo». Si nota anche un certo calo di partecipazione, anche tra i comitati.
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Abbiamo troppo settorializzato i diversi settori di attenzione e invece si richiede un approccio integrale. Ci auguriamo che queste siano solo impressioni e che la prossima campagna elettorale per le amministrative non inquini o rallenti … E intanto la gente continua ad ammalarsi e a morire, non solo ragazzi e giovani ma si registra un aumento delle morti nell’età di mezzo (40-50 anni), e non solo ad Acerra ma anche a Casalnuovo, Santa Maria a Vico, San Felice a Cancello. Attualmente siamo a conoscenza tra i comuni della Diocesi di almeno 10 tra ragazzi e giovani che stanno affrontando la battaglia contro il tumore e le leucemie.
8.1 Salute La Regione Campania ed il Ministero della Salute alla luce dei rapporti OMS e ISS sulla Terra dei Fuochi, approvino “protocolli sanitari specifici” per le analisi di prevenzione e monitoraggio dei suoi cittadini, potenziando e non tagliando servizi, garantendo gli screenings sin da età giovanissima, in collaborazione con i medici di base, in rete con le ASL territoriali e le strutture locali Villa dei Fiori e Medicina Futura. Questi esami devono monitorare un numero superiore di persone abbassando il limite di età oggi determinato a dopo i 45 anni. La Regione Campania, il Ministero della Salute e il Ministero dell’Ambiente applichino urgentemente la Legge n. 221 del 28 dicembre 2015 – Collegato Ambiente – che all’articolo 9 prevede la predisposizione, da parte del proponente, di una valutazione di impatto sanitario (VIS) per i progetti riguardanti le raffinerie di petrolio greggio, gli impianti di gassificazione e liquefazione, i terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto, nonché le centrali termiche e gli altri impianti di combustione con potenza termica superiore a 300 MW, nell’ambito dei procedimenti di valutazione di impatto ambientale (VIA) statale. In particolare, applichino la VIS “concorrente o retrospettiva” per quegli impianti già esistenti ed autorizzati a forte incidenza ed impatto ambientale. Nello specifico si richiede la VIS per l’Inceneritore di Acerra, di proprietà della Regione Campania, e gli impianti ad esso limitrofi al fine di dare seguito alla verifica delle correlazioni individuate dall’OMS e dall’ISS sul modello sviluppatosi in Germania, strettamente legato al concetto biomedico di salute, e ricorre alla raccolta delle prove scientifiche di natura quantitativa predisposte per la valutazione di progetti sottoposti a Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA). Il Consiglio Comunale di Acerra la richiese già nel 2007. Anche in questo caso le Istituzioni arrivano 10 anni dopo. La Regione Campania avvii la caratterizzazione dell’aria nei comuni
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ricadenti nella Terra dei Fuochi attesi i numerosissimi sforamenti delle centraline di rilevazione dei PM10 e la loro inattendibilità statistica, vista la percentuale di incidenza dei dati non valutabili e non rilevati ad oltre il 35%. In molti comuni gli sforamenti dei PM10 sono paragonabili ed in alcuni casi superiori a quelli della città di Napoli, Milano, Torino. La caratterizzazione dell’aria ci dirà quali inquinanti e soprattutto da quali fonti provengono. La Regione Campania introduca i Piani Regolatori Comunali Green: piani regolatori a misura d’uomo e di bambino, che impongano al loro interno una Mobilità Sostenibile ad impatto ambientale “zero” e/o comunque ad emissioni limitate. Imponga soprattutto l’approvazione di nuovi PUC: non è più ammissibile che molti comuni non abbiano nuovi strumenti di programmazione urbanistica che contrastino e affrontino le nuove criticità ambientali, di trasporto e riconversione energetica. La Regione Campania, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero della Salute adottino un cronoprogramma delle bonifiche definito per tempi, interventi, coperture economico/finanziarie concertando unitamente all’ANAC un percorso per l’approvazione delle gare che tenga insieme la massima celerità con la massima trasparenza e legalità. La Regione Campania stabilisca per Legge Regionale una moratoria per la Terra dei Fuochi su nuovi insediamenti produttivi, anche nelle zone ASI, legati al Ciclo dei Rifiuti e ad imprese che trattino scarti e/o ceneri di combustione nonché per imprese a forte e rilevante impatto ambientale.
8.2 Agricoltura La Regione Campania renda obbligatorio per tutti i produttori dell’agroalimentare campano l’adozione del QR-CODE CAMPANIA (sistema di certificazione a tutela della filiera agroalimentare). La Regione Campania, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero della Salute promuova con specifici incentivi la riconversione pubblica e/o privata dei terreni già caratterizzati e contaminati, con colture no food, come la canapa. La Regione Campania, il Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo favoriscano la riconversione strumentale e le colture biologiche nella Terra dei Fuochi con l’utilizzo di prodotti non inquinanti, che abbattano l’utilizzo di fitofarmaci, che diminuiscano la produzione di scarti (nylon, plastica) spesso soggetti a combustione e non ad un corretto riciclo e smaltimento.
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Il Comune: Piano Agricolo Comunale. Rimangono ancora oltre 30 Km quadrati di suolo agricolo: che non tocchino neppure un centimetro del suolo agricolo per altre finalità che non sia l’agricoltura. Citta Metropolitano: qualificazione delle “periferie”. Cura delle strade interpoderali. Usufruire delle opportunità offerte dal Piano Regionale di Sviluppo. Sviluppo delle eccellenze locali (musica, parco archeologico, ecc.)
8.3 Superamento incenerimento rifiuti La Regione Campania intervenga sulla filiera del trattamento dei rifiuti oggi monca degli impianti di compostaggio che trattano l’umido, che rappresenta oltre il 50% della produzione giornaliera dei rifiuti. La Regione Campania, proprietaria dell’Inceneritore di Acerra, vada verso il superamento dell’incenerimento attraverso l’applicazione di Rifiuti Zero e Riuso, riprogettando la vita ciclica dei rifiuti considerati non come scarti ma risorse da riutilizzare come materie prime seconde, contrapponendosi alle pratiche che prevedono necessariamente processi di incenerimento o discarica, e tendendo ad annullare o diminuire sensibilmente la quantità di rifiuti da smaltire.
8.4 Proposte … solo accennate Ricostruire la memoria storica dei fatti con raccolta di documentazione, perché non accada mai più. Registro tumori: lo facciamo noi? Piccoli obiettivi praticabili: tavolo unitario con la mediazione della Chiesa; partecipanti: uno per ogni realtà politica e per ogni associazione, rappresentanti della cittadinanza, per agire unitariamente sulla Regione. Sostegno alle famiglie con malati di tumore, spesso abbandonate a se stesse (sostegno economico, volontariato …). Impegno dei medici di base e dei medici per l’ambiente. Proteggere i bambini: ricorso alle vie legali e presso l’Unione Europea.
Conclusione
La mia riflessione è incompleta, e forse, per alcuni dati forniti, anche bisognosa di correzione. Essa deve essere integrata anche dai vostri interventi, che potete formulare stasera o nei prossimi giorni.
– Relazione del Vescovo di Acerra Mons. Antonio Di Donna –