Congresso Pd: Civati si candida, Renzi in attesa

Matteo Renzi fa l’attendista. E ciò nonostante in molti, anche tra i suoi, gli chiedano di sciogliere la riserva.Il sindaco chiarisce che deciderà a settembre se correre per la segreteria Pd una volta viste le regole e se lo farà, dice rispondendo alle polemiche sul suo nome di questi giorni, «non sarà un’autocandidatura» né «un atto di ambizione di un ragazzino che cerca di rovesciare il mondo». Una decisione che prenderà, dunque, non da solo ma «con molti sindaci» con i quali intende tessere una rete a sostegno della sua corsa. 

Intanto, i suoi sono pronti a dare battaglia anche sul fronte delle regole. A partire dalla riunione della commissione congresso di domani che ha all’ordine del giorno il tema del meccanismo congressuale ma anche quello della divisione o meno tra la figura del segretario e quella del candidato premier. Alla riunione i renziani si aspettano, da parte del segretario Guglielmo Epifani, innanzitutto un timing preciso sulle date del congresso che, puntualizzano con Lorenzo Guerini (componente renziano della commissione), «si deve concludere entro l’anno». Altro punto sul quale si discuterà domani è quello della divisione tra la prima fase congressuale, quella locale, e quella nazionale. Con una parte del partito, bersaniani in testa, che chiede che le due fasi siano scisse e le candidature per la segretaria nazionale arrivino solo al termine dei congressi locali da svolgersi su un documento ‘unitario’ sul partito. «Le candidature nazionali – sostiene Guerini – devono essere precedenti all’avvio della fase congressuale». Una posizione sulla quale, però, i renziani potrebbero trovarsi in minoranza in commissione (avendo dalla loro parte solo i veltroniani e l’area di Rosy Bindi).

Altro punto caldo su cui non intendono demordere è quello dell’automatismo tra il segretario e il candidato premier. Se c’è apertura, infatti, sulla possibilità di una deroga all’articolo 18 dello statuto per far correre per Palazzo Chigi altri candidati del Pd oltre al segretario (come accaduto per lo stesso sindaco rottamatore) per l’area renziana non va toccato, invece, l’articolo 3 che recita che «il segretario nazionale rappresenta il Partito, ne esprime l’indirizzo politico ed è proposto dal Pd come candidato premier».

Il segretario, insomma, puntualizzano i renziani, «non può avere solo funzioni organizzative». Al Pd, dice lo stesso Renzi dalle colonne dell’Unità, «serve un leader forte». Una risposta implicita anche a quanti nel Pd temono una possibile deriva leaderistica del partito qualora Renzi ne prenda la guida.

Se il sindaco non scioglie ancora la riserva ma si muove da candidato, a essere certamente in campo è Pippo Civati. Il deputato Pd ha infatti presentato la sua candidatura in questi giorni in una iniziativa a Reggio Emilia. Obiettivo dichiarato della sua corsa «ricostruire un centrosinistra, riportando con noi – spiega – Sel, e richiamando il popolo delle primarie». Una candidatura con la quale, fa sapere Civati, «vendicheremo Prodi e Rodotà, le timidezze di questi anni, premessa al governo attuale delle larghe intese».

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