Campania, raccolta differenziata al 25%
I ‘cittadini campani per un Piano Alternativo dei Rifiuti’ rilanciano l’impegno di tutti per affrontare i gravi problemi ambientali e migliorare la raccolta differenziata in campania. Ecco le problematiche più impellenti:
1. RACCOLTA DIFFERENZIATA
L’Italia nel 2009 ha raggiunto i 10,8 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati, il 33,6% del totale di 32.109.910 tonnellate di rifiuti urbani, mancando di molto l’appuntamento con l’obiettivo del 50% dello stesso anno e ben lontani dal 65 % prefissato per il 2012.
Il totale nazionale di RD (raccolta differenziata) è così diviso:
48% Nord / 24,9% centro / 19,1% sud
In Campania, su di un totale di 2.719.170 tonnellate di RU (rifiuti urbani) abbiamo:
1.921.301 di indifferenziato e 796.076 di RD che rappresenta solo il 29,3 %
In provincia di Napoli, su di un totale di 1.580.810 tonnellate di RU abbiamo:
1.195.101 di indifferenziato e 385.709 di RD con una percentuale, quindi, del 24,4 %
(ISPRA 2009)
Dati solo leggermente migliorati nel 2010 su di un totale di 1.597.344 tonnellate di RU:
1.178.211 di indifferenziato e 419.132 di RD salito, infine, al 24,8%
(SIOOR 2010)
A Napoli, dati contrastanti a seconda delle fonti ma, sostanzialmente, si resta al 18 %
anno 2009 – fonte ISPRA – 557.224 RU – 18,3 % RD
anno 2010 – fonte SIOOR – 548.397 RU – 17,4 % RD
anno 2010 – Legambiente – 543.033 RU – 17,6 % RD
anno 2011 – ASIA – 469.600 RU – 18,0 % RD
Complessivamente, nella provincia di Napoli su 92 comuni, 34 fanno una RD ancora al di sotto del 30%.
Sebbene le percentuali siano in salita, il processo è troppo lento e se guardiamo la classifica di LEGAMBIENTE su 551 comuni campani, 154 hanno superato la soglia del 50% di RD ma ben 240 non hanno presentato dati attendibili.
In conclusione, bisogna che i CITTADINI ATTIVI si muovano compatti per mettere in atto azioni comuni tese ad aumentare le percentuali di RACCOLTA DIFFERENZIATA i cui valori sono decisamente troppo bassi e che, proprio per questo, prestano il fianco alla “soluzione” inceneritorista.
IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO
In tutta l’Italia si producono 3.743.700 tonnellate di organico pari al 28,7% del totale della raccolta differenziata e sono così suddivisi: nord 2.566.000 / centro 517.000 / sud 659.000
ma solo il 72,4% dei comuni la praticano.
In Campania si producono 324.329 tonnellate di umido (compresi 18.293 da fogliame)
In provincia di Napoli, 135.545 e a Napoli 23.682 tonnellate di umido.
Attualmente, solo il comune di Salerno, beneficiando del proprio impianto di compostaggio anaerobico, non è penalizzato dal costo di circa 200€ a tonnellata del trasporto dell’umido fuori regione.
A Napoli, ad esempio, questo costo è destinato ad aumentare ogni volta che si aggiunge un quartiere al servizio di RD porta a porta ed attualmente è stimato circa 4.500.000 € annui (ASIA, purtroppo, non fornisce dati). Cifra che inficia economicamente il piano della raccolta dei rifiuti nel suo complesso e che nessun ambito territoriale può sostenere.
In conclusione, noi tutti non possiamo assistere passivamente all’ulteriore rimando che allontana la costruzione di un numero adeguato di IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO. E’ necessario elevare come prioritario questo punto ed agire all’unisono per la loro attuazione in tempi brevi. In caso contrario, ecco cosa incombe:
INCENERITORI e RIFIUTI INDUSTRIALI
In allegato, il testo del dr. Martella come base di un tema che ci vede tutti concordi.
http://www.facebook.com/notes/sostiene-de-magistris/ecco-chi-vuole-gli-inceneritori-in-provincia-di-napoli-e-perche-si-brucia-in-cam/321564524542631
DISCARICHE e ROGHI TOSSICI
In tutta Italia, la gestione dei rifiuti porta in discarica il 40,6 % del totale dei RU un dato solo leggermente intaccato dall’aumento della raccolta differenziata ma con relativi benefici senza l’impiantistica per il recupero della materia. Attualmente in Campania vanno in discarica circa 1.335.000 tonnellate di rifiuti in una percentuale prossima al 50%. Sebbene si tratti di dati da rivedere leggermente al ribasso possiamo concludere che il pericolo è altissimo.
Ritengo, in aggiunta alle riflessioni del dott. Marfella, che a beneficiare dell’esportazione dei rifiuti (quando vedremo il vapore partire !) sarà soprattutto questo comparto ed in tal senso, vi invito a discutere sul come impedire l’apertura di nuovi invasi.
Inoltre, non possiamo prescindere dalla chiusura di CAVA SARI, tanto per i disastri ambientali perpetrati ed i disagi alla popolazione quanto per il suo valore simbolico.
In aggiunta allo scempio pubblico, attività umane scellerate hanno dato vita all’industria dello smaltimento fuorilegge. Roghi tossici si elevano OVUNQUE. E’ il risvolto di una medaglia che nessuno vuole vedere che fa più danni dell’inceneritore di ACERRA ! Infine, come un MANTRA, alle riflessioni seguano risposte concordi e, soprattutto, una REGIA COMUNE DI AZIONE. Dopo 18 anni di emergenze, possiamo dire con certezza una sola cosa: né la buona volontà, né la determinazione di ogni attivista, né centinaia di comunicati stampa, né decine e decine di comitati, né gruppi ambientalisti nazionali, nessuno dico nessuno, ha salvato la nostra regione.
Siamo giunti al momento in cui il tempo assume le forme di un imbuto, tutto si giocherà in una manciata di mesi. Possiamo veramente dire che le nostre azioni siano soddisfacenti e proporzionali al pericolo che incombe ?