Calcio, l’importanza della tattica nel calcio dilettantistico. Ioime: “Fondamentale in Seconda Categoria quanto in A”
Tufino – Cura maniacale del particolare, situazioni di gioco studiate dinnanzi a schermi e lavagne e poi ricostruite in campo, dettami da trasmettere ad una rosa intera al fine di creare movimenti armonici, collaudati e soprattutto vincenti: la tattica sta assumendo un valore sempre più importante nel mondo del calcio. Fondamentale. Un esempio è il Napoli di Maurizio Sarri: calcio spettacolare e vincente, frutto di allenamenti mirati, cura del particolare, studio e applicazione. L’importanza della tattica, ma non solo in Serie A: “Il calcio si è evoluto anche nelle categorie inferiori. Grazie alla fruizione di internet e dei social network è possibile studiarlo in maniera più dettagliata e specifica. Un esempio lampante di chi ce l’ha fatta è mister Sarri, arrivato in Serie A dalla Seconda Categoria dopo una lunga gavetta”, a parlare è Salvatore Ioime, giovane aspirante allenatore e grande appassionato di tattica.
“Ho giocato poco a calcio, ma fin da piccolo mi sono avvicinato a questo sport. Col passare degli anni mi ha affascinato sempre di più scoprire la preparazione dettagliata di ogni singolo elemento, la tattica fondamentale per noi italiani, il modo migliore di stare in campo, leggere la partita a gara in corso. Sono questi gli elementi che ho cercato di sviluppare in questi anni e non si finisce mai di osservare e apprendere”, continua Salvatore. Ioime ricopre il ruolo di vice-allenatore al Real Pago, compagine di Seconda Categoria, dopo l’esperienza biennale nel medesimo ruolo di mister in seconda al Progetto 11 Rione Fellino: “All’inizio mi dedicavo al calcio a 5, poi l’incontro con mister De Sarno ha cambiato il mio modo di vedere le cose. E’ stato un calciatore valido, arrivando a giocare fino in C2, e ha vissuto preparazioni e allenamenti di categorie superiori. E’ stata una fortuna aver trovato un allenatore così giovane, ma con tanta esperienza. Altri tecnici usano ancora metodologie d’allenamento ormai desuete nel calcio moderno, lui no. Ci siamo capiti fin da subito. Aveva bisogno di un collaboratore e io ho accettato perché condividiamo gli stessi punti di vista su molti aspetti. Il calcio non è una formula chimica, ma lo si può capire solamente osservandolo. Ogni giorno è una nuova sfida”.
Soffermiamoci sull’aspetto tattico e sulla sua importanza anche nel calcio dilettantistico: “A mio avviso la tattica è fondamentale, soprattutto per le squadre che amano giocare la palla a partire dalla difesa senza i lanci lunghi. In Seconda Categoria ci alleniamo due volte a settimana e cerchiamo di semplificare il più possibile le cose per non confondere ogni calciatore. La parte tattica è difficile, complessa. In base alla variazione del modulo tutti i calciatori devono conoscere le uscite, la fase di pressing. Ogni posizione è fondamentale. Il primo aspetto che ricerchiamo durante una gara è la copertura preventiva, fondamentale per ovviare al possibile errore di un compagno. A mio avviso schierarsi bene in campo è il primo passo verso la vittoria. La categoria ci interessa poco. Vedere giocare la propria squadra e vincere è una soddisfazione che non ha eguali. Molti prediligono la classica giocata ‘palla lunga e pedalare’, spesso usata in queste categorie per portare a casa l’intera posta in palio. Noi ricerchiamo, con le dovute proporzioni, la bellezza delle giocate cercando di farla coincidere con i tre punti. Non è facile, sicuramente”.
Un lavoro non certo semplice, ma che regala tante soddisfazioni: “Certo, conoscere i movimenti e le giocate da effettuare mette ogni calciatore a proprio agio. È questo che un allenatore ricerca durante la settimana con allenamenti specifici per i reparti, con la conseguente divisione in gruppi di lavoro. Una squadra ben messa in campo, che effettua le uscite in fase di non possesso con i tempi giusti, ha una marcia in più rispetto alle altre. La ripetizione del gesto in allenamento è di vitale importanza per replicarlo in gara. Personalmente, mi piace rivedere le partite per evidenziare errori che dalla panchina non si riescono a notare, per poi stilare una piccola relazione al mister. Il giorno dopo c’è il confronto con l’allenatore per esprimere il nostro parere sugli aspetti positivi e negativi della partita, notando anche i comportamenti dei singoli giocatori. E’ un’analisi a tutto tondo che toglie un po’ di tutto, ma che mi piace sempre di più. Far giocare bene una squadra non è così semplice, ma solo attraverso la ripetizione di certe giocate è possibile arrivare all’obiettivo finale. Anche in Seconda Categoria”.
di Felice Nappi