Brunetta fa appello a Berlusconi, Renzi e Grillo per una legge elettorale condivisa

«Se Grillo, Berlusconi e Renzi si mettono insieme, la legge elettorale si fa in una settimana». Lo ha detto il capogruppo di Fi alla Camera Renato Brunetta, ai microfoni di SkyTg 24. «Renzi – ha aggiunto Brunetta – vuole il bipolarismo, come Berlusconi e come Grillo. Bipolarismo sarà. Questo parlamento non esiste più, non ha più il premio di maggioranza. Facciamo la legge e andiamo al voto il prima possibile», ha concluso.

Ieri, al battesimo ufficiale dei club Forza Silvio all’Auditorium di via della Conciliazione a Roma, Berlusconi ha tenuto un discorso fiume (oltre un’ora e mezza) tipico di un comizio in campagna elettorale. L’ex capo del governo è partito subito all’attacco ripercorrendo i vent’anni di politica ed individuando 4 episodi in particolare bollati come «colpo di Stato»: la magistratura tra il 1992-93, l’avviso di garanzia ricevuto nel ’94, il governo Monti e infine il voto sulla decadenza da senatore.

Parole dure il Cavaliere le ha riservate anche al premier Enrico Letta che «non ha rispettato gli accordi». Un motivo valido dunque per tornare presto al voto, magari con le europee di maggio 2014. Ma, Berlusconi guarda anche oltre aprendo all’ipotesi di un esecutivo «con tutti», anche Grillo e Sel, per cambiare la legge elettorale mantenendo il bipolarismo.

La platea platea gremita (si svuoterà però alla fine quando l’ex capo del governo decide di riprendere la parola dal palco) non fa mancare il suo sostegno e approvazione accompagnando diversi passaggi dell’intervento con fischi e urla. Oggetto della contestazione oltre alla magistratura anche i «traditori» come Gianfranco Fini o ex presidenti della Repubblica come Oscar Luigi Scalfaro. La palma però del più contestato va ad Angelino Alfano. Basta che il Cavaliere lo nomini per essere subito interrotto da fischi e urla e da qualcuno che non ha esitato a gridare «Vergogna» o «traditore».

La parte più corposa dell’intervento è riservata ai giudici, chiamati senza giri di parole «irresponsabili» o ancora una volta «contropotere dello stato». L’affondo è in particolare per Magistratura Democratica «istruita direttamente da Gramsci».

I toni non cambiano quando si arriva al voto di palazzo Madama sulla sua decadenza da senatore e sui processi Mediaset frutto di un progetto «studiato e realizzato scientificamente da parte di certi Pm e dal Pd». Un colpo di Stato, secondo il Cavaliere preceduto da un altro «l’avvento del governo Monti». Berlusconi chiama in causa Giorgio Napolitano e accusa: «Non mi ero ancora dimesso e il Colle già riceveva Monti e Passera».

L’ex premier ha poi invitato i suoi militanti ad «andare avanti» perché «la democrazia e la libertà sono ancora in pericolo» e l’unica soluzione di fronte ad un esecutivo che «ormai è naufragato» è quella di tornare al voto magari cogliendo l’occasione delle elezioni europee del 2014. Un appuntamento a cui Forza Italia deve essere pronta ed è proprio per questo che vanno fondati 12 mila club in tutta Italia con compiti ben precisi, uno su tutti «formare le sentinelle del voto per contrastare la sinistra che in questi anni ci ha rubato un milione e 600 mila voti».

Berlusconi non ha nascosto il suo progetto: «Sei mesi per contattare 27 milioni di elettori» e in particolare «i delusi che si sono astenuti e quelli del movimento 5 stelle». Che il progetto dei club sia una delle priorità in questo momento lo dimostra anche un sondaggio commissionato dall’ex premier: «Secondo Euromedia – osserva – piace più il nome Forza Silvio che Forza Italia». Ed è per questo che Berlusconi lancia una sfida tutta interna al movimento e che sarà sicuramente foriera di malumori e cioè la scelta delle candidature in base ad una valutazione riservata ad un comitato dell’impegno sul territorio da parte dei club e del partito. Ad occuparsi della macchina sarà Marcello Fiori, ex braccio destro di Guido Bertolaso unico presente sul palco con il Cavaliere che aveva invece chiesto ai parlamentati di non partecipare alla kermesse.

 

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