Berlusconi punta sul riesame del processo e annuncia l’arrivo di un dossier dall’Usa
«Presidente, non servirà a nulla. Non si faccia illusioni, quelli vogliono la sua testa e se ne infischiano della verità…». Da Daniela Santanché a Raffaele Fitto, da Denis Verdini a Maurizio Gasparri, non c’è un fedelissimo che non tenti di evitare a Silvio Berlusconi «un’altra delusione. La più dolorosa». Ma il Cavaliere, disperato e spaventato dal rischio-arresto una volta che mercoledì perderà lo scudo del Parlamento, punta tutto «sulle carte americane».
Quelle in cui, «grazie a testimonianze decisive», «il fisco degli Stati Uniti ha acclarato la configurazione veritiera delle società off-shore»: «Io non sono il socio occulto, come ha sentenziato in agosto la Cassazione del finanziere Frank Agrama», si scalda l’ex premier, «le carte americane provano in modo incontrovertibile la mia totale estraneità e assoluta innocenza».
IL GIORNO DELLA VERITÀ
Forte di questo «asso nella manica» e «mortalmente deluso da Napolitano che continua del suo disegno di estromettermi dalla vita democratica» negandomi la grazia, Berlusconi è convinto di poter ottenere il rinvio del voto sulla decadenza fissato per mercoledì. E di far scattare la revisione del processo per frode fiscale presso la Corte d’appello di Brescia. Lo dirà in chiaro oggi in una conferenza stampa. Per ora nessuno ha visto le carte. Lo stesso Berlusconi avrebbe avuto solo «qualche importante anticipazione», ma tale da convincerlo che con «quei documenti tutto cambierà». Il dossier dovrebbe arrivare a palazzo Grazioli questa mattina, per essere analizzato dagli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini. Poi, se la verifica dei legali dimostrerà che le promesse saranno state mantenute, scatterà l’offensiva mediatica dell’ex premier. Con la conferenza stampa. Con i giornali e le tv di famiglia già allertati e già pronti a lanciarsi «nell’operazione verità» (ieri ha cominciato il tg5). Obiettivo primario: strappare il rinvio della decadenza. Obiettivo secondario: ottenere «almeno un’assoluzione mediatica», tale da dimostrare «la determinazione della sinistra di compiere un omicidio politico di un innocente». «Ma sarà dura anche per Renzi, anche per Napolitano, confermare la mia espulsione dal Parlamento se nel frattempo sarà stata presentata una richiesta circostanziata di revisione del processo», argomenta con un eccesso di ottimismo il Cavaliere che non ha ancora deciso se intervenire nell’aula del Senato mercoledì.
ARMA SPUNTATA
Nel preparare la controffensiva, Berlusconi spesso chiama in causa Angelino Alfano. E più lievita la speranza di «cambiare il quadro» grazie alle carte americane, più cresce la rabbia verso l’ex delfino: «Se non avesse tradito, se non avesse preferito la poltrona a me», ha confidato l’ex premier a più di un falco, «ora saremmo riusciti a bloccare il voto sulla decadenza. Invece Angelino ha garantito il sostegno a Letta e mi ha fatto perdere l’unica vera arma di pressione»: la crisi di governo. Pausa. Nuovo sussulto d’ottimismo: «Ma le carte saranno così chiare che perfino ai comunisti e a Napolitano sarà impossibile non ascoltarmi».
I suoi, si diceva, cercano disperatamente di frenare le aspettative del Cavaliere. «E’ inutile che si faccia illusioni. L’8 dicembre c’è il congresso del Pd e quel giorno vogliono servire sul piatto la sua testa», gli ha confidato Fitto. «Tanto più che il sostegno di Alfano è fasullo, ha visto che ha annunciato che non verrà alla manifestazione di mercoledì?», ha rincarato la dose Verdini.