Berlusconi e Alfano verso il divorzio ?
«O firmate il documento dell’ufficio di presidenza, o siete fuori». Stress test per la pattuglia delle colombe e, manco a dirlo, è Silvio Berlusconi che valuta l’affidabilità di ognuno. Compresa quella di Angelino Alfano che in serata si reca a palazzo Grazioli per certificare la rottura con Berlusconi perché «io non posso firmare un documento dove si chiede l’azzeramento delle cariche». Al Cavaliere che gli mostra le firme raccolte in favore del documento, Alfano contrappone il gruppo di senatori disposti ad andare avanti comunque a sostegno del governo. Il confronto tra i due, durato un’ora e mezza, è teso e conclude una giornata giocata a scacchi tra il fronte dei lealisti di Raffaele Fitto e quello dei governativi di Alfano che continuano a cercar di prender tempo nella speranza di portare a casa la legge di stabilità prima del voto sulla decadenza.
SACCOMANNI
E’ però proprio la manovra il nuovo obiettivo del Cavaliere che ora punta a tornare saldamente in testa al partito, attraverso il Consiglio Nazionale che sarà convocato a breve, per poi scagliarsi contro i provvedimenti finanziari ed economici messi a punto dal ministro Saccomanni. «Non va, è piena di tasse occulte, altro che sentinelle!», è sbottato ieri sera Berlusconi mentre scorreva uno dei tanti report messi a punto dal capogruppo della Camera del Pdl. Prima di dare un giudizio definitivo Berlusconi ha promesso di attendere la prima versione definitiva della legge di stabilità che uscirà dalla commissione. Poi, se non andrà nel verso giusto e «non sarà conforme al nostro programma», scatenerà un fuoco di fila che renderà molto faticoso il varo del provvedimento. Stavolta Berlusconi non intende assecondare il timing del ministro dell’Interno e intende giocare subito tutto il suo peso politico. Ha fretta il Cavaliere e dopo la scelta «fascista», come la bolla Osvaldo Napoli, fatta dalla giunta del Senato, vuole arrivare alla resa dei conti dentro e fuori il partito. Il tentativo che i governativi del Pdl mettono in atto nel pomeriggio con il documento di solidarietà al Cavaliere e indirizzato al presidente del Senato, non basta a parare l’assalto del Cavaliere. Anzi, irrita Berlusconi e persino i trattativisti alla Maurizio Gasparri che ieri è andato con Altero Matteoli dall’ex presidente del Consiglio per rassicurarlo sulla fedeltà dell’ormai sparuto gruppo di aennini che si apprestano a traslocare in Forza Italia.
RETROMARCIA
Tra gli incontri ad Arcore e in via del Plebiscito, le telefonate e la raccolta di adesioni avviata da via dell’Umiltà, ormai più del novanta per cento dei componenti il Consiglio Nazionale sono sulla linea espressa dall’ufficio di presidenza. Anche i mediatori, come Paolo Romani, si sono schierati e tra gli alfaniani spicca il cambio di fronte del sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo che ha firmato il documento nel quale si certifica anche l’azzeramento di tutte le cariche. Mancano però le colombe governative e senatoriali ed per questo che ieri sera, e dopo una giornata di riunioni a palazzo Grazioli, il Cavaliere convoca il segretario del Pdl con il preciso scopo di sapere «da che parte stai». Un chiarimento atteso non solo da Berlusconi, ma anche dal fronte opposto di Quagliariello e Cicchitto e, dallo stesso presidente del Consiglio Enrico Letta che attende dal 2 ottobre, giorno del voto di fiducia al Senato, che le colombe si costituiscano in gruppo autonomo. Lo strappo sembra scontato e il ministro Lupi, forse più lucido di Alfano in questa fase, lo ufficializza pochi minuti prima dai microfoni del Tg3 sostenendo che «la maggioranza c’è ed è quella del 2 ottobre». Berlusconi però è di opinione diversa e mentre i suoi avvocati Ghedini e Longo si apprestano a presentare in Cassazione istanza di revisione del processo Mediaset, Forza Italia si appresta a sfilarsi dalla maggioranza lasciando al Pd di Matteo Renzi la decisione finale sulla legislatura.