Berlusconi e Alfano: è armistizio
Ora che Berlusconi si è concentrato sulla legge di stabilità «per cambiarla radicalmente e sconfiggere il partito delle tasse» i mediatori del Pdl tornano a sperare che la frattura all’interno del partito possa ricomporsi.
In queste ore, gli ex An fedeli all’ex premier, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, insieme a Paolo Romani e ad Antonio Tajani, ultimo iscritto al club della mediazione, fanno filtrare la notizia che, in realtà, Alfano e Berlusconi sarebbero a un passo dall’armistizio. Non solo sulla strategia condivisa di attacco alla legge di stabilità, ma anche sulla riorganizzazione del partito. L’attenzione dei pidiellini di lungo corso, infatti, non è più puntata sul ruolo di Alfano, né sulla sua richiesta di avere garanzie e incarichi per i suoi. Ora, il corpaccione degli ex forzisti è in allarme per gli innesti di esterni alla storia del movimento nella nuova Forza Italia.
Berlusconi, infatti, ha detto chiaro e tondo di voler «rinnovare radicalmente i vertici della nuova Forza Italia» e di guardare «ai nuovi arrivi».
NUOVI INNESTI
Ossia a Simone Furlan dell’esercito di Silvio, al quale sarebbe affidata l’organizzazione, e a Marcello Fiori, già braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione civile, che dovrebbe avere la responsabilità dei circoli creati da Marcello Dell’Utri. D’altronde, al momento, Bertolaso, che ancora gode della stima incondizionata dell’ex premier, è costretto a restare nelle retrovie a causa delle traversie giudiziarie.Avanti, quindi, con Fiori, che il Cavaliere nominò anche commissario agli scavi di Pompei. Il suo nome a molti non dice molto. Ma i pidiellini di Roma sono in subbuglio. «Non abbiamo bisogno di burocrati, tanto più di centrosinistra», tuona Gasparri, alludendo alla carriera di Fiori all’ombra dell’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, del quale fu vice capo di gabinetto, e dell’ex ministro Paolo Gentiloni, con cui collaborò da segretario generale del ministero delle Comunicazioni.A questo punto, ragionano gli anziani del Pdl «chi si opporrebbe a un Alfano segretario o vice presidente o a un coordinamento affidato a Maurizio Lupi?».
Il nodo principale da sciogliere per Alfano, che si è preso due giorni di vacanza all’estero, però resta la battaglia sul fronte della legge di stabilità. «Si impegni per modificare profondamente questa iniqua manovra che non può caricare gli italiani di tasse, reintroducendo anche l’imposta sulla casa per la cui cancellazione ci siamo tanto battuti», insistono i mediatori, rispondendo ai falchissimi Galan e Capezzone che tuonano: «Basta con questa politica tassa e spendi». E anche il superberlusconiano Sandro Bondi oggi appare più conciliante e dice di «apprezzare i toni non ultimativi di Cicchitto». Tutto sta dunque nelle mani di Alfano, sul quale i mediatori fanno pressione affinchè paghi «questo prezzo» al leader supremo adoperandosi all’interno del governo affinchè si cambi l’impostazione della manovra. «In questo modo- argomenta Gasparri- si riconosce la leadership di Berlusconi che potrà intestarsi a pieno titolo questo successo, che lo ripagherebbe dal voto di fiducia al governo Letta al quale è stato costretto il 2 ottobre».
Tutto qui? Al momento pare di sì. Chi ha visto Berlusconi racconta che dai suoi discorsi sarebbero scomparse le parole «crisi di governo» ed «elezioni anticipate». La sfida del Pdl è, dunque, provocare il premier e ancor più il ministro del Tesoro, Saccomanni, cercando di smontare i capisaldi della legge di stabilità, così da poter cantar vittoria come per l’abolizione dell’Imu.Impresa questa, ragionano i mediatori, che non può non coinvolgere anche i governativi guidati da Alfano «perchè questa legge di stabilità scontenta tutti, lavoratori, artigiani, commercianti, imprenditori. Tutta la nostra base sociale è in rivolta».