Berlusconi chiede di essere affidato ai servizi sociali presso la propria abitazione
Una richiesta essenziale, con pochi dettagli, ma illuminante per quanto riguarda i progetti futuri del Cavaliere. Ieri poco dopo mezzogiorno i legali di Silvio Berlusconi hanno presentato all’ufficio esecuzioni del tribunale di Milano l’istanza di misura alternativa alla detenzione: informano che l’ex premier non svolgerà un’attività socialmente utile in un gruppo di volontariato o in una onlus, non danno alcun tipo di indicazione sul lavoro a cui intende dedicarsi, fissano come residenza palazzo Grazioli e come domicilio villa San Martino. L’affidamento in prova ai servizi sociali dunque sarà a Roma o ad Arcore e non necessariamente comporterà un’attività esterna: considerata l’età, l’ex presidente del consiglio può scontare a casa il residuo anno di pena della condanna a quattro anni per frode fiscale nel processo Mediaset senza essere sottoposto alle ristrettezze dei domiciliari.
RICHIESTA IN CASSAFORTE
Il documento messo a punto dagli avvocati è generico quanto basta per consentire ampi spazi di manovra nell’udienza che tra qualche mese si svolgerà davanti ai magistrati del tribunale di sorveglianza. L’iter è appena cominciato, il fascicolo per ora ha un numero di registrazione ed è composto da un semplice foglio con il nome del richiedente pinzato su una cartellina rossa. E’ chiuso nella cassaforte del presidente Pasquale Nobile De Santis, che appena lo ha ricevuto ha provveduto a firmarlo e a metterlo al sicuro prima di affidarlo al magistrato incaricato.
Lunedì partirà la fase istruttoria e la documentazione personale del Cavaliere formerà il suo dossier: polizia e carabinieri si occuperanno dei carichi pendenti, ovvero i procedimenti penali in corso, degli accertamenti sulle sue frequentazioni, se è in contatto con pregiudicati e quali condotte di vita tiene. Un primo rapporto degli assistenti sociali invece descriverà la tipologia del suo domicilio, ubicazione e numero di vani, e riferirà dei conviventi. Alla luce di queste informazioni i magistrati riuniti in udienza decideranno se accogliere la richiesta di affidamento che a quel punto gli avvocati provvederanno a dettagliare, specificando la città nella quale risiederà il Cavaliere e se ha intenzione di svolgere un’attività lavorativa.
Di certo non andrà in un’associazione di volontariato, come ha precisato fin da subito nell’istanza ponendo fine una volta per tutte agli appelli ormai quotidiani giunti, da Don Mazzi a Gino Strada. «Del resto si tratta di un’ipotesi impraticabile», fa notare un magistrato. «Berlusconi si muove con dieci uomini di scorta, non come Cesare Previti che andava in bicicletta da Don Picchi». Se dopo i primi sei mesi del percorso di reinserimento arriverà dai magistrati una valutazione positiva, l’ex premier potrebbe ottenere uno sconto di 45 giorni. In totale, dunque, sconterebbe dieci mesi e mezzo di affidamento.
NIENTE INDULTO
Strade alternative ai servizi sociali, al momento, non si profilano all’orizzonte. Restano solo i domiciliari, peggiorativi per condizioni dato che limiterebbero le possibilità di movimento del Cavaliere e la sua agibilità politica. Quanto a eventuali atti di clemenza, il leader del Pdl confida ai suoi di non averci mai creduto. Un indulto di tre anni potrebbe influire sul destino giudiziario di Silvio Berlusconi? Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri non concede spiragli: «Penso proprio di no», dice a Radio 24. E quanto a eventuali indicazioni o pressioni dal Colle, afferma: «Nessuna richiesta da parte del Quirinale. Il presidente vuole la forza di ragionare insieme, come accadde per il terrorismo, di ritrovare unità di intenti». Sulla legge il ministro ha le idee chiare, dovrebbe riguardare «20 mila persone», e sui beneficiari rassicura: «Assassini, stupratori, ladri non lasceranno mai il carcere».