Autismo e Coronavirus. “Non gettate i mozziconi di sigaretta in strada: aiuterete anche mio fratello”- RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Fa male dire di no. Ti logora dentro non poter spiegare perché, di punto in bianco, non si può più fare quello che prima si faceva e ci rendeva liberi e felici. Una semplice lunga passeggiata al sole, quotidiana distrazione per la stragrande maggioranza di noi persone “normodotate”, momento raro ed unico di vitalità e felicità per una fetta di popolazione “diversamente abile” o se volete “unicamente autistica” . Cos’è che mi spinge a dire di no alle meravigliose passeggiate con mio fratello Andrea? Stando alle giuste e fredde regole da osservare durante questo periodo di lockdown e conseguenziale famigerata “fase 2”, basterebbe specificare in maniera verbale e/o scritta le chiare ed evidenti motivazioni di necessarie passeggiate e le forze dell’ordine acconsentirebbero alla richiesta. E allora cosa ci blocca? Purtroppo la comunità in questo caso ci volta le spalle in maniera determinante. Tratto fondamentale che rende unici i ragazzi autistici sono le loro stereotipie, ognuno ha le sue e sono nella gran parte dei casi tutte diverse. Per stereotipia intendiamo uno schema comportamentale rigido e non controllabile, compiuto in maniera ripetitiva e continua (quasi compulsiva), senza alcuno scopo o funzione apparente. Ebbene Andrea, tra tutte le sue unicità, ama raccogliere mozziconi di sigarette buttate per strada e masticarle. Fermarlo provocherebbe una rottura dei suoi schemi con conseguenziali atteggiamenti di autolesionismo o violenza sugli altri. Scegliendo luoghi poco frequentati, riusciamo a limitare il numero di mozziconi da poter trovare per strada, ma ce ne sono sempre, e vi posso assicurare che si trovano dovunque. In tempi di COVID 19 un tal comportamento potrebbe essere fatale, in primis per lui e poi per tutta la nostra famiglia, non essendo possibile assumere comportamenti per evitare il contagio in casa, a causa di evidenti problemi comunicativi. Dunque la paura ha il sopravvento. Ma c’è anche tanta rabbia verso una comunità che sembra proprio non riuscire a rinunciare ad un gesto becero ed irresponsabile che causa danni, oltre che alla salute personale, anche a quella della nostra terra (il filtro di una sigaretta ci mette più di un anno per diventare biodegradabile) e in misura più o meno grave a tutti i suoi abitanti.
lettera di un nostro lettore