Approvato dal Consiglio dei ministri il decreto legge per il rimborso delle pensioni

Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge sulle pensioni dopo la sentenza della Consulta. 

Dal primo agosto arriverà a 3,7 milioni di pensionati il «bonus Poletti», ha annunciato il premier Matteo Renzi in una conferenza stampa. Le risorse stanziate dal governo sono pari a 2,18 miliardi. Ad essere esclusi saranno i pensionati con assegno sopra quota 3.200 euro lordi al mese. Resteranno fuori dal restituzione quindi circa 650 mila pensionati. Inoltre dal primo di giugno tutte le pensioni verranno pagate il primo giorno del mese.

Il governo interviene dunque per risolvere, almeno in parte, il problema nato dopo la sentenza della Corte costituzionale, che nei giorni scorsi ha bocciato il blocco della rivalutazione degli assegni deciso alla fine del 2011 dal governo di Mario Monti.

«Chi prende 1.700 euro di pensione lorda al mese il primo di agosto avrà il bonus Poletti di 750 euro, chi prende 2.200 euro lordi avrà 450 euro e chi prende 2.700 euro lordi avrà 278 euro. Una tantum», ha spiegato Renzi.

«Poi si pone il tema della successiva indicizzazione dei benefici – ha continauto il premier -. Vuol dire che chi guadagna 1.700 euro lordi al mese avrà 180 euro all’anno, chi prende 2.200 euro lordi 99 euro e chi prende 2.700 euro lordi 60 euro all’anno».

«Vi ricordate quella meravigliosa parentesi rosa del Def, la differenza tra 2,5 e 2,6% di deficit che voi giudicavate inesistente? C’era ma la utilizziamo per le pensioni per un totale di 2 miliardi e 180 milioni che andranno a 3,7 milioni di pensionati», ha detto ancora il premier.

L’aumento di reddito tramite pensione diventa permanente, ha poi assicurato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, spiegando che dal 2016 ci sarà «l’introduzione di un meccanismo di indicizzazione più generoso di quello utilizzato negli anni precedenti».

Nel decreto sulle pensioni c’è un articolo «il cui effetto non sarà colto da cittadini perché non vedranno differenze», ma grazie al quale «potremo evitare la rivalutazione del montante contributivo, ha affermato ancora il premier. Stante la crisi economica cioè le pensioni avrebbero dovute essere abbassate, visto il coefficiente negativo di crescita, ma con questo intervento non c’è alcun decremento. Le pensioni non si toccano e nessuno perde un solo centesimo»,.

«Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido» sulle pensioni, ha osservato ancora Renzi, annunciando un prossimo intervento «entro la legge di stabilità», per lasciare maggiore flessibilità in uscita e «dare un po’ più di spazio» a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell’assegno.

«Suona paradossale la critica in bocca di chi l’ha votata: noi facevamo altri mestieri, io tappavo le buche a Firenze. È il colmo che ora dicano che bisogna restituire tutto, è ridicolo. Noi siamo qui a correggere errori di altri», ha detto ancora il premier riferendosi a chi contesta la restituzione solo parziale della rivalutazione.

La risposta del governo alla sentenza della Consulta evita che scatti una procedura di infrazione per deficit eccessivo, ha poi assicurato Padoan, ricordando che «dover fronteggiare le conseguenze complete implicite alla sentenza avrebbe portato l’indebitamento al 3,6%» in rapporto con il Pil.

«Non so se ci saranno ricorsi, se ci saranno vedremo ma i ricorsi dovranno tenere conto che con questo decreto le cose sono cambiate», ha aggiunto il titolare dell’Economia.

 

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