Appello di Alfano a Renzi: non affossi il Governo

«Il primo atto del nuovo segretario del Pd – spiega Angelino Alfano, vice-premier, ministro e leader del Nuovo Centrodestra – sarà quello di pronunciarsi sulla fiducia nei confronti del governo Letta. 
Questo, mi auguro, renderà l’esecutivo più forte e la linea del Pd nitida. Il futuro segretario sarà eletto nel giorno dell’Immacolata e speriamo che la madonna lo illumini».

Lei teme che Renzi alzerà troppo il prezzo della nuova fiducia?
«Il Pd sostiene un governo presieduto da un loro esponente di spicco, Enrico Letta. E quindi voglio proprio vedere se, dopo il loro congresso, succede quello che è accaduto nei due precedenti congressi che si sono svolti durante due precedenti governi di centrosinistra».

Che cosa successe allora?
«In entrambi i casi, i leader del maggior partito della sinistra fecero cadere gli esecutivi da loro guidati. Accadde ai danni di Prodi nel 1998 e di nuovo ai danni di Prodi nel 2007. D’Alema e Veltroni non si esercitarono per tenere in vita quei governi. Anzi…».

Renzi farà come loro?
«La cabala vuole che non ci sia due senza tre. La ragione però ci porta a pensare che mai e poi mai il leader appena eletto del Pd – e a me non sta a dire in anticipo chi vincerà la partita interna – potrà fare cadere il governo».

Per il Nuovo Centrodestra – e anche per l’esecutivo Letta – il primo test elettorale saranno le Europee del 2014. Appiattirvi sull’euro non sarebbe un suicidio in favore di Berlusconi e di Grillo?
«Abbiamo due grandi battaglie da fare in Europa. La prima è una politica di crescita economica per tutto il continente. La seconda è una battaglia contro l’immigrazione libera. L’Europa si metta in testa che noi non possiamo accogliere tutti perchè abbiamo già tante difficoltà ad assicurare il futuro ai giovani italiani. Credo inoltre che la crescita in Europa si potrà sostenere soltanto se difendiamo meglio l’euro e se rafforziamo la banca centrale che deve avere tutti i poteri che hanno le altre grandi banche centrali del mondo».

L’euro è un totem o no?
«L’euro nasce male, a causa di un cambio sfavorevole a noi. Vi ricordate il 1936, 27 lire? Fu un pessimo affare questo cambio e si poteva negoziare molto meglio. Il change over ci ha assai svantaggiato nell’avvio del decennio. Ora, bisogna rafforzare l’euro attraverso il potenziamento dei poteri della banca centrale. Che è guidata da un governatore al quale occorre dare quei poteri per fare sempre meglio. In questa fase, ci troviamo nelle condizioni per cui, per paura dell’inflazione, abbiamo una politica monetaria che non ci tira fuori, che non può tirarci fuori, dalla crisi economica».

Riguarda anche questi temi la verifica voluta da Napolitano?
«Sarà, dopo l’8 dicembre e con tanto di voto parlamentare, una verifica che servirà a produrre chiarezza a tutto campo. Pensiamo che la maggioranza degli elettori di centrodestra approvi che vi sia un governo che governa al tempo della crisi. Anche perchè, l’alternativa sarebbe il buio di elezioni anticipate con la legge elettorale vigente oppure un governo di sinistra-sinistra che farebbe delle scelte pessime sull’uso dei contanti e sull’immigrazione perchè la sinistra ha sempre considerato la frontiera qualcosa che fa rima con groviera».

Anche lei, come Berlusconi, è fissato con i comunisti in arrivo?
«Io dico soltanto che un eventuale governo di sinistra-sinistra farebbe, oltre a tutto il resto, attacchi veri ai patrimoni e alla casa. Complicherebbe le procedure per l’edilizia pubblica e privata, mentre noi le stiamo semplificando. Quindi, questo governo serve a realizzare i propri programmi e anche per fare da scudo all’approvazione di provvedimenti di sinistra nocivi per l’Italia».

Queste parole non piaceranno a Letta.
«Ma noi, con il Pd, abbiamo fatto un matrimonio non d’amore. Di interesse. L’interesse dell’Italia. Ora, su questa linea, faremo un Contratto di governo che vogliamo chiamare Italia 2014».

Il contratto evoca Berlusconi da Vespa.
«Il nostro sarà un patto per un solo anno. In 12 mesi possiamo realizzare il cambio della legge elettorale, che ridia ai cittadini la libertà di scegliere i propri parlamentari. E poi: eliminazione del bicameralismo perfetto, per cui due Camere fanno lo stesso lavoro costando il doppio; diminuire le trasse sul lavoro; premiare il cosiddetto salario di produttività che è il modo vero per incentivare il lavoro e la crescita aziendale».

Perchè, secondo lei, Berlusconi evita di scagliarsi contro di lei?
«Lui, no, e apprezzo molto. Altri, sì. Non da ora, ma da alcuni mesi. Io non rispondo, perchè guardo al futuro».

I falchi dicono che lei telefona a Berlusconi e riesce a rabbonirlo. A loro questo dà molto fastidio.
«E’ capitato di sentirci con Berlusconi. Credo sia utile. Del resto, la missione storica del presidente è sempre stata quella di unire i moderati dentro una stessa coalizione».

Sarete alleati con Casini e Monti o con Forza Italia?
«Non si tratta di scegliere tra gli uni e gli altri. Noi dobbiamo costruire una grande alleanza, su un programma riformatore e liberale. Il primo test sarà alle Europee e non ci poniamo limiti. Siamo molto incoraggiati dallo straordinario entusiasmo che sta animando tutti i comuni italiani, dove contiamo che venga alzata la nostra bandiera del centrodestra del futuro».

Ma perche Alfano dovrebbe riuscire dove sono falliti sia Fini sia Monti?
«Perchè Fini ha di fatto abbandonato il centrodestra. E Monti, che pure aveva avuto la possibilità di federare tutti i moderati, ha costituito un polo autonomo, classificandosi quarto. La nostra prospettiva, al contrario, è riaggregare tutta l’area alternativa alla sinistra».

 

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