Alfano e Letta in tensione per il decreto giustizia
Non è un caso che Angelino Alfano abbia disertato laconferenza stampa. Quella con cui Enrico Letta e il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri hanno celebrato il varo del decreto svuota-carceri. Prima che cominciasse la riunione del governo, infatti, è andato in scena un braccio di ferro tra il vicepremier e la Guardasigilli. Ma Letta, pressato da Matteo Renzi, ha invitato Alfano a non mettersi di traverso: «Ci chiedono fatti e noi dobbiamo dare risposte al Paese. Il decreto s’ha da fare». E così è stato. «Anche perché se le cose non le facciamo, rischiamo di non mangiare il panettone del 2014. Invece se continuiamo a lavorare bene, contiamo di mangiarlo anche l’anno prossimo. In questi mesi molti hanno lavorato affinché il governo cadesse», ha scherzato (ma non troppo) Letta con i dipendenti di palazzo Chigi.
IL BRACCIO DI FERRO
La gestazione del decreto non è stata facile. Anzi. Dopo il nuovo appello di Giorgio Napolitano ad affrontare «le condizioni disumane nelle carceri» e dopo l’invito di Bruxelles a intervenire, tutto sembrava pronto per il battesimo del provvedimento. Ma di buon mattino Alfano ha fatto scattare lo stop. Obiettivo: tentare di dare una sterzata alla svolta di «sinistra sinistra» imposta da Renzi. Il vicepremier avrebbe fatto pervenire una serie di osservazioni volte a fermare il decreto: troppi favori ai tossicodipendenti e ai carcerati stranieri, nessuna attenzione agli abusi della custodia cautelare. E proprio per questo, «per bilanciare il provvedimento», Alfano avrebbe chiesto di inserire nel decreto le norme contenute neldisegno di legge sulla custodia cautelare in esame alla Camera. Forse con l’obiettivo di far entrare anche il divieto del carcere agli ultrasettantenni come Berlusconi, arriva a mormorare qualcuno. Ma sia l’entourage del vicepremier, sia palazzo Chigi, smentiscono quest’ultimo tentativo di zampata. I collaboratori di Alfano, invece, si limitano a confermare che «effettivamente il vicepremier ha chiesto e ottenuto il rafforzamento dell’espulsione, fuori dal territorio nazionale, degli extracomunitari finiti in carcere».
Inutile dire che di fronte alla frenata di Alfano, Cancellieri ha fatto fuoco e fiamme. Il ministro si è lamentata con Letta, ha fatto presente che il decreto era fermo da mesi, che un nuovo rinvio sarebbe suonato come uno schiaffo agli appelli di Napolitano e una violazione palese delle norme europee.
IL VERTICE DECISIVO
Così è scattata la mediazione. Insieme al ministro Dario Franceschini e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, è stato deciso di portare il decreto in Consiglio dei ministri nonostante non fosse stato inserito nell’ordine del giorno. «Servono fatti…».
La riunione è cominciata con una lunga relazione della Cancellieri. Poi è scattato un giro di tavolo. Con Alfano, anche nel ruolo di ministro degli Interni, che ha fatto presente come «parlare di svuota carceri sia pericoloso, l’opinione pubblica potrebbe ricavarne l’idea che premiamo i delinquenti e non garantiamo la sicurezza». In più «sembra che liberiamo gli spacciatori».
La replica, «in un clima molto sereno» garantiscono a palazzo Chigi, è stata affidata da Letta alla stessa Cancellieri. La Guardasigilli ha rassicurato Alfano che non ci sarà alcun libera-tutti e che le norme sui tossicodipendenti sono rivolte a garantire «un’assistenza adeguata» a chi fa uso di droghe. Non agli spacciatori: «I tossicodipendenti si curano meglio in comunità…».
Nella conferenza stampa Letta ha fatto solo un’allusione al braccio di ferro e alle richieste di Alfano. «Il governo», ha spiegato il premier, «ha ritenuto di non intervenire sulla custodia cautelare, all’esame del Parlamento c’è già un testo che è avviato verso l’approvazione in tempi a nostro avviso compatibili».
Dedicato a Renzi, invece, è il passaggio legato alla sicurezza. Il nuovo segretario aveva fatto sapere di non essere entusiasta del decreto svuota-carceri, e Letta ha messo a verbale: «Il governo dà risposte alla terribile situazione del sovraffollamento delle carceri senza che questo abbia elementi di pericolosità per i cittadini e realizza un intervento che serve a accelerare la giustizia civile e il processo civile». Insomma: «Fatti».