Al via la discussione in Senato sulla decadenza dell’ex premier

«Ma avete visto Violante? Persino lui, ora, è contro di me… Il Pd pensa davvero di potermi far decadere in meno di venti giorni quando fior di costituzionalisti e ministri dello stesso governo Monti che ha fatto quella legge assurda e illiberale ora si sono ricreduti e pensano che sia anti-costituzionale. Sono dei pazzi. Credono di potermi mettere davanti a un plotone di esecuzione e di costringermi alla morte civile, politica e personale, ma si sbagliano tutti! Un voto della Giunta in tempi rapidi, sulla mia decadenza sarebbe un atto eversivo perché andrebbe contro la legge e contro la Costituzione. In quel caso sarà guerra. Dipende tutto dal Pd. Vogliono salvare Letta? Agiscano».

Silvio Berlusconi è tornato, di nuovo, a essere un fiume in piena. L’umore è ridiventato nero, il pessimismo cresce, neanche i figli – di nuovo da lui, dopo esserci andati, a pranzo, già sabato scorso, quando gli hanno chiesto (anzi: implorato) o di chiedere la grazia a nome suo o, in subordine, di dimettersi da senatore «un minuto prima, papà, che lo decida il Senato» – riescono più a calmarlo. L’uomo, a volte irremovibile, a volte meno, non si fida: «Non mi fido di Napolitano, figuratevi se posso fidarmi del Pd». Ieri, per cercare di rabbonirlo, si sono dovuti precipitare, di nuovo, ad Arcore, a pranzo, Angelino Alfano insieme al ministro Maurizio Lupi.

LA FESTA DEL GIORNALE
Tra gli altri obiettivi della mission impossible di Alfano e Lupi anche cercare di convincere il Cav a non presentarsi, oggi, a Sanremo, alla festa di Controcorrente organizzata da Daniela Santanché. In quanto festa del Giornale, «dovresti proprio evitare di andarci, caro Silvio, perché – lo pregano le colombe – quello è il covo dei nemici del Colle, come sai bene, ed è molto meglio se lì in un giorno così non ti fai vedere». E dunque, alla stregua di un principe Amleto che non sa se «arrendersi ai colpi dell’avversa fortuna» o «prender le armi e combattere», l’ex premier si macera nei dubbi e nel malumore, senza dire che gli è tornata l’insonnia.

IL VIDEO CONGELATO
Incerto se andare a Sanremo (ma c’è chi giura che ci andrà), incerto se dare il via libera alla messa in onda di quel videomessaggio – già registrato, ma ancora da mettere a punto, come spiega chi, a Mediaset, ha potuto visionarlo «perché il Dottore non è contento di alcuni passaggi…» – che però potrebbe essere rilanciato già a partire da mercoledì prossimo, anche se solo nelle parti in cui si parla della rinascita di Forza Italia e della guerra che gli hanno dichiarato le toghe rosse, spera e si dispera. Aggrappato, ormai, per paradosso, alla voglia del Pd di «farmi fuori». Eppure i pontieri e le colombe in servizio permanente effettivo, come le due ministre pidelline Lorenzin e Di Girolamo o lo stesso Alfano – che ieri ha ripetuto, a chi non l’avesse ancora chiaro, che «il caso Berlusconi non è chiuso, ci sarà un giudice pure a Strasburgo» – continuano a spargere ottimismo e, soprattutto, miele sulle ferite del Cav. O a minacciare, come il falco Renato Brunetta, sempre dal palco di Controcorrente, che «se il Pd fa un governo con M5S e Sel per noi è una benedizione». La verità è che sia il Cav che il suo Pdl sono appesi alle mosse del Pd perché, come riconosce persino Maurizio Gasparri, «se il Pd vorrà procedere a tappe forzate vuol dire che non vogliono concedere nulla». Ma c’è appunto chi nutre ancora speranze: nel Pd e, soprattutto, nel Colle.
Come il ministro Gaetano Quagliariello. Ieri non è potuto andare dal Cav perché apriva la Summer School della sua Fondazione, Magna Charta. Ma è proprio Quagliariello, come racconta un amico che lo ha sentito ieri, che «ha il pesce in bocca». Amico che, di Quagliariello, riporta solo questa, sibillina, frase: «Ascoltate la relazione di Augello, lì c’è la soluzione…». Tutto, dunque, gira ora intorno alla relazione che il senatore inizierà a leggere oggi pomeriggio a partire dalle ore 15. Basterà a convincere il Pd almeno a dare un po’ di tempo, al Cav? Chissà.

 

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