A vent’anni dalla sua morte, memorial per Senna
Il mondo celebra Ayrton Senna che a vent’anni dalla morte resta un mito.La bandiera a scacchi: c’era anche questo sventolio a salutare a Imola, sul rettilineo dei box dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, i tantissimi che hanno partecipato alla Messa, spostata per la pioggia dalla pit lane alla briefing room, per ricordare Ayrton Senna e Roland Ratzenberger che, giusto 20 anni fa, perirono nel più tragico week end mai visto sulle sponde del Santerno, tra i peggiori della storia della F1. A celebrare il rito, davanti alle bandiere d’Italia, Brasile e Austria, in memoria del pilota austriaco (era al suo secondo Gran Premio, morì in qualifica il 30 aprile 1994: oggi alla commemorazione sono venuti i genitori) e dell’asso brasiliano (ore 14:17 dell’1 maggio, settimo giro del Gp) è stato il cappellano dei piloti don Sergio Mantovani («Mi colpì una frase che mi disse Ayrton: “Nessuno mi può togliere l’amore che Dio ha per me”») un modenese amatissimo da Enzo Ferrari.
A proposito di Ferrari, Senna non aveva mai guidato la «rossa» ma sarebbe stata nel suo destino senza quella dannata rottura del piantone della Williams in una curva che ora non esiste più e che è stata variata in una «S» che, c’è chi auspica, potrebbe essere a lui intitolata. «Lui voleva la Ferrari e io lo volevo in squadra», ha detto il presidente Luca di Montezemolo precisando il retroscena: «Poiché era in Italia per il Gp di S.Marino ci incontrammo nella mia casa di Bologna il 27 aprile. Parlammo a lungo e mi disse in modo chiaro che voleva chiudere la sua carriera alla Ferrari dopo esserci andato vicino qualche anno prima».