Il Governo vara il testo per il falso in bilancio: ecco le novità
Spinto dall’ennesima inchiesta giudiziaria anti-tangenti, che oggi vede finire agli arresti uno dei big del ministero delle Infrastrutture, e pressato da opposizione e opinione pubblica, il governo rompe gli indugi e presenta in commissione Giustizia del Senato l’emendamento sul falso in bilancio al ddl anticorruzione annunciato da mesi dal Guardasigilli Andrea Orlando.
Rivendica immediatamente il risultato il premier Matteo Renzi che parla di «pene più aspre» per l’anticorruzione e di tempi raddoppiati per la prescrizione: l’altro progetto di legge all’esame dell’aula della Camera.
Anche il presidente del Senato Pietro Grasso, che aveva presentato come suo primo atto da parlamentare un disegno di legge per contrastare la corruzione in Italia, canta vittoria e alla notizia della presentazione da parte del governo dell’emendamento ormai ribattezzato «Godot» dal M5S per i lunghi tempi d’attesa, commenta con un significativo: «Alleluja!».
Ma nonostante l’accelerazione decisa improvvisamente dal governo, l’esame del ddl rischia di slittare. Il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama Francesco Nitto Palma fissa infatti a mercoledì prossimo il termine per la presentazione dei subemendamenti e il testo, che la Conferenza dei Capigruppo aveva fissato già da domani in Aula, non ci arriverà prima dell’inizio della prossima settimana.
Cambiato anche rispetto agli annunci, il testo dell’emendamento sul falso in bilancio prevede che questo torni a essere un reato dopo la sostanziale depenalizzazione decisa durante il governo Berlusconi. Le pene per le società normali saranno da 1 a 5 anni di reclusione, mentre per quelle quotate o quelle che immettono titoli sul mercato o le banche, gli anni di reclusione andranno dai 3 agli 8.
La procedibilità a querela, chiesta in un primo momento da FI e da Ncd, viene prevista solo per le società molto piccole, quelle che secondo il codice civile non sono soggette a fallimento. Inoltre, sanzioni più salate anche per le società, oltre che per gli amministratori bugiardi: per loro si prevede un pagamento dalle 200 alle 600 quote. Così, si spiega, «vigileranno meglio al proprio interno».
Ma il pomeriggio in commissione non fila liscissimo. Quando arriva il viceministro della Giustizia Enrico Costa per depositare l’emendamento il numero legale non c’è perchè mancano quasi tutti i senatori Pd. Nessuno solleva ufficialmente la questione e quindi la seduta viene sospesa solo 30 minuti, per riprendere quando arriva anche il Guardasigilli Orlando secondo il quale ormai, dopo la presentazione dell’emendamento, «ci sono le condizioni per rispettare i tempi» d’esame del provvedimento. L’opposizione annuncia migliorie al testo e continua ad incalzare il governo affinché si reagisca con forza a inchieste come quelle di oggi che hanno portato a 4 arresti e 50 indagati.
Oltre all’iniziativa del governo che dovrebbe accelerare l’iter di un progetto di legge che giace da 731 giorni nei cassetti di Palazzo Madama, si registra un altro evento dal valore altamente simbolico sul piano della lotta alla corruzione: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve al Quirinale il presidente dell’Authority Raffaele Cantone per congratularsi con lui dell’azione svolta sinora contro una piaga che secondo la Corte dei Conti costa ogni anno all’Italia oltre 60 miliardi di euro.