Rischio povertà in Italia: il rapporto per i giovani è uno su quattro
Una persona su 3 è a rischio povertà nei 7 Paesi “deboli” della Ue (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania e Cipro). È quanto sottolinea il rapporto di Caritas Europa sull’impatto della crisi. A fronte di un rischio di povertà o esclusione sociale del 24,5% nella Ue a 28, nei 7 Paesi è al 31% (28,4% in Italia, oltre 1 su 4).
In tema di povertà e di esclusione sociale, Caritas evidenzia «un’Europa due velocità»: alla fine del 2013 il 24,5% della popolazione europea (122,6 milioni di persone, un quarto del totale) era a rischio di povertà o esclusione sociale, 1,8 milioni in meno rispetto al 2012. Nei sette Paesi considerati più vulnerabili a seguito della crisi lo stesso fenomeno coinvolge il 31% della popolazione.
L’Italia si posiziona su valori intermedi (28,4%), mentre il valore più elevato si registra in Romania (40,4%). Dal 2012 al 2013 la povertà «assoluta» è diminuita di poco: dal 9,9 al 9,6% della popolazione nell’Ue a 28 Stati. Tra i Paesi deboli, il fenomeno è «allarmante» (14,9% nel 2013) – sottolinea il Rapporto della Caritas – con punte massime in Romania (28,5%) e in Grecia (20,3%).
In Italia la «deprivazione materiale grave» colpisce il 12,4% della popolazione. Il numero di persone che vive in famiglie quasi totalmente prive di lavoro è aumentato in tutti i sette Paesi europei considerati dal Rapporto di Caritas: erano il 12,3% nel 2012 e sono diventate il 13,5% nel 2013.
In Italia lavorano meno di sei persone su dieci in età compresa tra i 20 e i 64 anni. Nel 2013, infatti, il tasso di occupazione per questa fascia d’età è calato, scendendo sotto quota 60% (si è fermato al 59,8%). Nella graduatoria europea, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano valori inferiori. Lo afferma l’Istat nel rapporto ‘Noi Italià, spiegando come si tratti di un indicatore strategico per l’Ue (l’obiettivo sarebbe raggiungere il 75% per il 2020).