Memoria liturgica di San Felice, vescovo e martire: il messaggio del vescovo Depalma
Nola – Il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma, ha scritto un messaggio alla Diocesi in occasione della Festa di San Felice, protovescovo nolano. Un messagio che invita la Chiesa di Nola, i suoi adulti, ad accogliere una sfida importane per il futuro: “aprirsi ai giovani, con amore autentico, pazienza e costanza, per prendere tra le mani e portare dolcemente dinanzi ai loro occhi il desiderio di Dio inscritto nel loro cuore”.
“I giovani – scrive mons. Depalma – non vanno avvicinati con giochi di prestigio o, peggio, con presenze opprimenti e manipolatorie, ma “sfidati” ad un tempo nuovo, da costruire insieme. Innanzitutto dobbiamo avere il coraggio, la “faccia”, di incontrarli uno ad uno. Poi dobbiamo essere capaci di vivere un momento penitenziale nei loro confronti, di porgere le nostre scuse sincere per ciò che dovevamo essere e non siamo stati […] Assumiamoci un impegno nuovo e profetico perché le nuove generazioni, attraverso le nostre vite, riscoprano il desiderio di avere Dio come compagnia della loro esistenza. È possibile, se abbiamo coraggio e amore per il Vangelo”.
Il testo del messaggio
Quando incontro qualcuno che, senza alcun margine di dubbio, esclama “Io credo!”, resto sempre perplesso e sorpreso. Mi chiedo come sia possibile essere così sicuri della propria fede.
Altro sentimento provo invece quando incontro giovani, adulti, bambini, che mi dicono con un tratto di dolcezza e inquietudine: “Io desidero credere, io voglio conoscere Gesù”. È l’umiltà di sapersi in cammino. La consapevolezza che la fede è un dono, non un diritto né una conquista che passa attraverso tappe decise a tavolino.
Oggi, nel terzo millennio, dobbiamo essere tutti consapevoli di una grande verità: credere è difficile, difficilissimo; ma allo stesso tempo il desiderio di credere è enorme, spaventosamente grande rispetto alle nostre povere forze. Ed è spesso un desiderio latente, nascosto tra le domande, tra i silenzi, tra le grida, nella rabbia, nello scetticismo, nell’insofferenza.
“Gesù affascina, Gesù accattiva, Gesù è un modello di perfezione umana che desta ammirazione. Ma non ne vediamo traccia autentica nelle ‘vostre’ chiese, non ne vediamo traccia in famiglia, a scuola, sui posti di lavoro…”: non sono le osservazioni dei giovani intorno al ’68, i giovani di oggi ci dicono queste stesse cose. Sono osservazioni giuste, provate da fatti, perché noi adulti, dentro e fuori la Chiesa, abbiamo peccato tanto e oggi scontiamo un deficit enorme di credibilità con le nuove generazioni.
La Chiesa di Nola in Sinodo deve mettersi di fronte a questa sfida: aprirsi ai giovani, con amore autentico, pazienza e costanza, per prendere tra le mani e portare dolcemente dinanzi ai loro occhi il desiderio di Dio inscritto nel loro cuore; per riuscire in questa impresa, dobbiamo abbattere il peso delle strutture ingombranti, delle parole pietrificate, del rigore formalistico, del gelo umano che si registra al tatto nei nostri ambienti ecclesiali.
I giovani non vanno avvicinati con giochi di prestigio o, peggio, con presenze opprimenti e manipolatorie, ma “sfidati” ad un tempo nuovo, da costruire insieme. Innanzitutto dobbiamo avere il coraggio, la “faccia”, di incontrarli uno ad uno. Poi dobbiamo essere capaci di vivere un momento penitenziale nei loro confronti, di porgere le nostre scuse sincere per ciò che dovevamo essere e non siamo stati. E poi invitarli a edificare una casa nuova, dove siano se stessi e non ospiti scomodi da ridurre ai nostri cliché.
Abbiamo parlato tante volte di riorientare l’intera nostra pastorale alle persone, alle famiglie e ai contesti di vita. Ciò vale in modo speciale per i giovani. Una Chiesa a loro misura è una Chiesa trasformata sin dalle basi. Trasformata sin dall’impostazione del catechismo per la Prima comunione, che oggi genera – al netto di rare eccezioni – una vera e propria catastrofe di false idee sulla fede e sulla Chiesa cui seguono abbandoni e allontanamenti – sia dei ragazzi che delle famiglie – il minuto dopo la ricezione del Sacramento.
Le risorse per cambiare davvero ci sono: le famiglie sono disposte a collaborare, le scuole non sono affatto sacrari impermeabili a ciò che accade fuori, le associazioni (in particolare quelle che si occupano più direttamente e meritoriamente di ragazzi e giovani, Azione cattolica, Agesci…) sono pronte ad una sinergia sempre più profonda con la pastorale parrocchiale.
Nel giorno in cui la diocesi di Nola celebra Felice, il suo primo vescovo, non c’è modo migliore di fare memoria del suo martirio, sul quale è fondata la nostra fede. Assumiamoci un impegno nuovo e profetico perché le nuove generazioni, attraverso le nostre vite, riscoprano il desiderio di avere Dio come compagnia della loro esistenza. È possibile, se abbiamo coraggio e amore per il Vangelo.