Renzi: “Andrò avanti con le mie idee, son convinto che usciremo presto da questa crisi”
«La Cgil andrà in piazza? Noi saremo alla Leopolda». Va avanti deciso Matteo Renzi. Vuole l’ok del Senato alla delega al Jobs act già entro l’8 ottobre, «la gente è con me», dice. E la Camusso, segretaria Cgil, promette battaglia e da Bologna gli risponde: «La direzione dem ha rafforzato il sindacato». Il premier punta a recuperare il dissenso interno ma non rinuncia a lanciare frecciatine a chi lo ha criticato: «Ogni volta che D’Alema parla salgo nei sondaggi». Ma più si riduce lo strappo con la minoranza, più aumenta la frizione con Ncd e Forza Italia che gli chiedono di non fare concessioni. Nell’agenda del presidente del Consiglio non c’è solo l’articolo 18. Altre misure sono allo studio, anche se ancora ipotesi.
Una di queste è la possibilità di inserire dal 1° gennaio 2015 il Tfr in busta paga «vorrebbe dire altri 100 euro al mese», calcola Renzi, ospite ieri sera, a RaiTre, di Ballarò. L’ipotesi si regge su una triangolazione Abi, Confindustria e governo, un protocollo e che consentirebbe «un ulteriore scatto del potere di acquisto».
LE CRITICHE
C’è ancora qualche giorno dunque per limare il testo del governo che raccoglie le obiezioni sollevate nella direzione del Pd. Martedì prossimo il Jobs act dovrebbe approdare a Palazzo Madama. Il Rottamatore è marcato stretto. É bastato che il capogruppo pd in Senato Luigi Zanda parlasse ieri di un emendamento del governo che tenesse conto dell’odg della direzione dem a provocare la reazione dell’Ncd Maurizio Sacconi: «Non so se saranno presentati emendamenti dal governo – ha detto Sacconi – ma in ogni caso non potranno essere la mera traduzione dell’odg del Pd. Tutte le modifiche devono essere concordate con il relatore, che sono io e che come è noto ho le mie opinioni». Anche Paolo Romani, capogruppo azzurro a Palazzo Madama, non ha gradito l’apertura di Renzi, «lascia sconcertati, rischia di vanificare completamente l’obiettivo di revisionare l’articolo 18 da lui più volte dichiarato». E Renato Brunetta, suo omologo alla Camera, è altrettanto netto nel rilevare come i licenziamenti disciplinari siano «il vero problema per le imprese», perché attengono «al rapporto di fiducia tra datore di lavoro e lavoratore».
SEGNALI POSITIVI
Poi c’è l’economia, con i nuovi dati Istat. E sono dolori: ad agosto è stato toccato il nuovo record negativo dell’occupazione giovanile 4 4,2%. Anche se in totale il numero di disoccupati, 3 milioni 134 mila, diminuisce del 2,6% rispetto al mese precedente (-82 mila) e dello 0,9% su base annua (-28 mila). Federico Taddei, responsabile economia dem si dice «consapevole delle criticità» e rileva come l’occupazione giovanile e quella femminile in particolare siano «esattamente i due punti su cui il governo ha posto l’accento con la legge delega per la riforma complessiva del mercato del lavoro». «La riforma – conclude Taddei – tiene insieme ammortizzatori sociali, formazione e contratto a tutele crescenti, tuttavia non si può trascurare l’insieme dei segnali positivi che stanno emergendo sul fronte occupazionale».