Bonanni lascia la segreteria della CISL
Visibilmente commosso, Raffaele Bonanni ha deciso di comunicare le sue dimissioni dal vertice Cisl con poche parole ai dirigenti del sindacato, in una riunione della segreteria informalmente allargata
anche ai leader di tutte le categorie e del territorio. Un addio in un clima difficile in via Po, dove voci circolate nelle ultime ore parlano di sospetti e accuse che riguarderebbero retribuzioni e trattamento pensionistico del leader.
È stata una decisione «meditata profondamente» e presa, ha detto Bonanni ai suoi, «non perché siano mancati fiducia e consenso» ma per accelerare l’avvio di «una discussione aperta» sul rinnovamento interno alla Cisl e con la designazione di Annamaria Furlan per la successione espressa nel segno di una «piena unità interna». Un intervento breve, poi nessuna replica dei presenti, nessun dibattito, solo un lungo applauso. Poche frasi e senza alcun accenno del segretario generale uscente al clima che ha accompagnato la sua uscita di scena dopo otto anni da leader, con indiscrezioni di stampa che parlano di vecchi veleni, dossier e lettere anonime.
È con poche dichiarazioni, ad una radio e a una tv, che Raffaele Bonanni replica alle voci, circolate nelle ultime ore, che riferiscono il sospetto che abbia potuto aumentarsi lo stipendio per far lievitare la pensione (quanto ha percepito negli ultimi mesi e fino a oggi ammonterebbe – secondo quanto trapela dal sindacato – a un netto mensile di 4.800 euro di pensione, più 3.600 euro di un contratto da co.co.pro.). «Dopo 47 anni di contribuzione non prenderò neanche la pensione che prende il suo caporedattore», risponde Bonanni alla domanda del giornalista di SkyTg24.
«Una pensione d’oro di 4.500 euro? Li prende anche il dirigente della più piccola azienda d’Italia. Ho versato contributi per 47 anni e ho lavorato sempre ai vertici: credo che anche io possa pretendere una pensione molto, ma molto, ma moltissimo inferiore ad altri che la possono criticare», dice ancora a Radio Capital. Nel sindacato di via Po «non ci sono incomprensioni, c’è una armonia disturbata da chi ha una cultura di dietrologie».
Poi sgombera il campo dalla possibilità che la sua scelta sia legata allo scontro sull’articolo 18: «Io sono abituato a battagliare, il problema è che io le mie battaglie le ho concluse. Non lascio a causa dell’articolo 18».
Alla riunione con i vertici della Cisl Bonanni è arrivato con Annamaria Furlan, la sindacalista designata alla successione, fermandosi per qualche istante l’uno accanto all’altra a favore di telecamere e fotoreporter. Sarà quasi sicuramente l’8 ottobre (la data è ancora da formalizzare) la riunione del consiglio generale per l’elezione del nuovo segretario generale. È dello scorso giugno l’elezione di Annamaria Furlan a segretario generale aggiunto: già allora – ha sottolineato Bonanni alla riunione con i vertici Cisl – «avevo indicato lei come mio successore. La sua elezione a larghissima maggioranza è stata la dimostrazione della grande unità della Cisl, credo che bisognerà continuare su questa strada consolidando la piena unità» interna al sindacato. La scelta delle dimissioni anticipate rispetto alla scadenza di giugno 2015, ha poi spiegato, «scaturisce dalla necessità di avviare una rimodulazione dell’assetto organizzativo della Cisl con una discussione aperta, non solo per salvaguardare la Cisl ma tutto il Paese in un momento in cui sta saltando tutto».