Renzi alle Camere: “Millegiorni sono l’ultima chance”

«I Millegiorni sono l’ultima chance». A dirlo è il premier Renzi che alla Camera ha illustrato il programma di governo. 
I Millegiorni «Non interessa tenere in piedi la legislatura ma l’Italia. Il Paese ha interrotto la caduta ma non basta ancora. La decrescita forse sarà felice per qualcuno ma non lo è mai. L’obiettivo è tornare a crescere partendo dal numero degli occupati. Le stime sono ancora insufficienti data la crisi, dobbiamo rovesciare e reimpiostare la scommessa politica del paese. I Millegiorni servono a questo, non sono una perdita di tempo ma sono l’ultima chance».

La direzione dell’Italia «Il governo ha il dovere di indicare dove vogliamo portare il Paese nei prossimi 1000 giorni. Prendete come scadenza della legislatura quella naturale anche sapendo che la fiducia può essere negata in ogni momento. Non abbiamo paura di confrontarci con gli Italiani, lo abbiamo dimostrato».

Legge elettorale «Vorrei rivendicare con decisione ‘o le riforme si fanno tutte insieme o non si porta a casa il percorso di cambiamento’: il benaltrismo come filosofia politica ignora il dato di fatto che o le riforme si fanno insieme o non si esce con il passo della tartaruga da 20 anni di stagnazione». «Nessuno vuole andare avanti con bulldozer ma la legge elettorale non è tema da rimandare: è una priorità», aggiunge spiegando che nel percorso «siamo pronti ad ascoltare, ma alcuni punti sono immodificabili». Serve una nuova «legge elettorale subito» ma non «per andare elezioni», ma perché una «ennesima melina istituzionale sarebbe un affronto».

«Non temiamo il voto» «Vi proponiamo di utilizzare come scadenza della legislatura la scadenza naturale, febbraio 2018. Non abbiamo paura di confrontarci con gli italiani, penso che lo abbiamo dimostrato in varie circostanze, ma prima degli interessi di parte vengono gli interessi del Paese».

La battaglia ideologica «Chiedo alla Camera di recuperare lo stile nella discussione» sulla riforma costituzionale. «Il ‘fil rouge’» durante il dibattito al Senato «è stato gridare alla svolta autoritaria e contemporaneamente affermare che non eravamo in grado di condurre in porto i nostri progetti: il primo golpe con a moviola fatto nella storia del Paese…». «La battaglia demagogica l’abbiamo vinta alle elezioni e continueremo a vincerla», avverte.

Fisco «Noi siamo con Italia che si spezza la schiena» e non con i «professionisti della tartina e presunti esperti che non hanno previsto la crisi e hanno poi sbagliato a dare le risposte» e ora con «sicumera spiegano» cosa dovremmo fare, continua. «Serve una strategia condivisa di riduzione fiscale, del carico delle tasse sul lavoro con la riduzione per la prima volta dell’Irap», sottolinea aggiungendo che «il fisco deve essere il meno caro possibile».

Sacrifici «Il Senato ha fatto passi avanti nel portare a casa un risultato che sembrava improponibile» di riforma della Costituzione. «Ma i senatori hanno svolto una funzione importantissima anche perché hanno dimostrato plasticamente che il tempo delle rendite è finito per tutti. I sacrifici li facciamo per primi noi: è simbolico che non guardiamo in faccia nessuno ma guardiamo negli occhi tutti. La repubblica democratica fondata sul lavoro non può essere affondata sulla rendita».

Il lavoro «Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non potrà essere quello di oggi. Non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B», prosegue citando alcuni casi di diparità di trattamento e sottolineando che deve essere superato un «mondo del lavoro basato sull’apartheid». 

Il bonus Irpef «Gli 80 euro non hanno dato l’effetto sperato. Potremmo fare di più, dovremmo fare di più, certo. Ma abbiamo iniziato», ammette quindi il premier.

Le banche «Sono convinto che negli ‘stress test’ le banche italiane saranno più forti di altre europee: noi abbiamo salvato le banche degli altri Paesi, nessuno ha salvato le nostre», aggiunge.

Avvisi di garanzia e inchieste «In queste ore un’azienda che è la prima azienda italiana, la 22esima al mondo, è stata raggiunta da un’indagine. Io dico qui in Parlamento che noi aspettiamo le indagini e rispettiamo le sentenze ma non accettiamo che uno scoop metta in discussione decine di migliaia di posti di lavoro», dice poi riguardo all’inchiesta sull’Eni per la presunta maxi-tangente in Nigeria. «Non consentiamo a un avviso di garanzia di cambiare la politica aziendale di questo Paese».

Diritti civili «Al termine dei mille giorni ci sarà una legge sui diritti civili».

Rai «Al termine dei mille giorni ci sarà una riforma della Rai in cui la governance sarà sottratta ai singoli partiti. Lo dico io che sono il capo del partito più grande in Italia e che rivendica con orgoglio di non aver mai incontrato l’ad dell’azienda pubblica».

Giustizia «Il problema della giustizia civile non sono le ferie dei magistrati. Nessuno in questa aula sostiene che la giustizia si semplifica con le ferie dei giudici, ma non c’è nessuno qui fuori che pensi che sia giusto che ci siano 45 giorni» di chiusura dei tribunali «per un servizio così delicato come la giustizia».

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