Ecco come scoprire la qualità del caffè che beviamo
Nero, lungo, espresso: sono molti i modi in cui beviamo il caffè, bevanda irrinunciabile soprattutto in alcuni momenti della giornata. Un prodotto commerciale richiestissimo e per questo a rischio frodi. Uno studio dell’Università Federico II di Napoli spiega come riconoscere la qualità migliore. Nella nostra tazzina finiscono poche miscele e varietà tra cui l’Arabica, originaria dell’Etiopia con poca caffeina, la Robusta che è invece molto più ricca in caffeina. A queste si aggiungono la Liberica e la Excelsa che però sono considerate poco remunerative e per questo poco diffuse. METODO ANALITICO Il metodo messo a punto presso i Laboratori di Chimica degli Alimenti del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II e pubblicato su una prestigiosa rivista internazionale quale il Journal of Food Composition and Analysis, permette di valutare la corrispondenza tra la composizione indicata in etichetta e la reale composizione dei vari tipi di caffè disponibili in commercio. In particolare, il metodo prende in esame il valore di concentrazione degli acidi grassi totali monoinsaturi (MUFA), dell’acido linolenico (cis18: 3n-3), il rapporto tra le concentrazioni dell’acido stearico (18:00) e dell’acido oleico (cis 18:1 n-9) e il rapporto tra tutti i MUFA e gli SFA (acidi grassi saturi).