Digiunare ogni tanto rende davvero più forti

Il digiuno migliora la salute e allunga la vita. La scienza si trova oggi a confermare un precetto che è proprio di terapie considerate alternative in Occidente come per esempio l’Ayurveda, la medicina tradizionale utilizzata in India.

La rivista scientifica americana Cell Stem Cell ha, infatti, pubblicato i risultati di una ricerca svolta dal team guidato da Valter Longo, professore di biogerontologia e direttore dell’Istituto sulla longevità all’University of Southern California a Los Angeles.

«Periodi prolungati di digiuno, correttamente gestiti dagli specialisti, innescano cambiamenti nel sistema immunitario e una sua rigenerazione stimolando il rinnovamento delle cellule staminali», spiega il professor Longo.

Per sei mesi i volontari sono stati sottoposti a periodi di digiuno di quattro giorni, in cui il sistema immunitario si libera delle cellule inutili, non necessarie, mentre è spinto a rimettere in azione in modo naturale, come accade nei momenti della nascita e della crescita, le cellule staminali capaci di assicurare la rigenerazione.

«Anche se nei testi classici dell’Ayurveda non si contemplano lunghi digiuni, considerato il nostro stile vita di vita sempre meno in armonia con la natura e la nostra alimentazione ricca di tossine, un breve periodo di digiuno aiuta l’organismo a purificarsi e a regolarizzare la digestione», conferma Alexander Hau Singh Valencia, autore insieme a Krish Benvenuti del volume “Massaggio Ayurvedico” (Edizioni FAG).

«Un giorno alla settimana o un week -end al mese, anche solo con succhi e tisane (in base alla costituzione), è adatto un po’ a tutti, ma è sempre meglio, specialmente per periodi più lunghi, essere accompagnati da un medico o uno specialista», continua Krish.

Tra i risultati del recente studio di Longo, infine, assumono particolare rilievo quelli ottenuti su pazienti sottoposti a cicli di chemioterapia, nei cui corpi il digiuno ha svolto un’azione protettiva dagli effetti collaterali e dai danni provocati al sistema immunitario.

«Potenzialmente – conclude Longo – riteniamo che questa pratica sul cibo favorisca l’eliminazione di cellule anomale, precursori di cellule cancerogene».

 

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