Dopo 34 anni chiarezza sulla tragedia di Ustica: appello del presidente Napolitano
Sono passati 34 anni dalla tragedia di Ustica, in cui morirono 81 persone.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti, un messaggio. «La tenace sollecitazione a compiere ogni ulteriore sforzo possibile – anche sul piano internazionale – per giungere ad una esaustiva ricostruzione di quello che avvenne nei cieli di Ustica impegna tutte le istituzioni a fare la loro parte perchè si giunga all’accertamento della verità. A trentaquattro anni dal disastro di Ustica il mio pensiero riverente e commosso va alle 81 persone che in esso persero la vita e ai loro famigliari che, attraverso l’Associazione che li riunisce, ne perpetuano il ricordo.
La scelta, che si rinnova anche quest’anno, di affidarne la trasmissione alla potenza espressiva dell’arte contribuisce a mantenere viva la memoria collettiva di uno degli episodi più inquietanti della nostra vita nazionale. Comprendo e condivido il rammarico per la mancanza di una esauriente ricostruzione della dinamica e delle responsabilità di quel tragico fatto, nonostante i lunghi anni di indagini e i processi celebrati.
La tenace sollecitazione a compiere ogni ulteriore sforzo possibile – anche sul piano internazionale – per giungere ad una esaustiva ricostruzione di quello che avvenne nei cieli di Ustica impegna tutte le istituzioni a fare la loro parte perchè si giunga all’accertamento della verità. Con questo spirito, rinnovo i sentimenti di affettuosa vicinanza mia e dell’intero Paese ai familiari delle vittime e all’Associazione che con ammirevole tenacia si batte perché si faccia piena luce sulle cause di quel drammatico evento». Lo rende noto un comunicato del Quirinale.
Leoluca Orlando: «Sgomento immutato». «A 34 anni di distanza, resta immutato lo sgomento per la strage di Ustica». Lo afferma il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. «I palermitani si uniscono ai cittadini di Bologna e all’associazione dei familiari delle 81 vittime di quella tragedia – prosegue Orlando – nel dolore del ricordo e nell’ostinata richiesta che si accerti tutta la verità e si individuino i responsabili, italiani e stranieri, di quel tragico capitolo della storia del nostro Paese».
Le ipotesi e la collaborazione Italia-Francia. Autorità italiane e francesi sono impegnate da alcune settimane in una collaborazione «proficua» tra i due Paesi sulla vicenda di Ustica.
In questo contesto alcuni magistrati romani avrebbero interrogato di recente militari francesi riguardo ai movimenti di mezzi aerei e navali sul Mar Tirreno la sera 27 giugno 1980, quando l’aereo dell’Itavia precipitò, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica, con un bilancio finale di 81 vittime.
Tra le varie ipotesi del disastro, è stata fatta anche quella che l’aereo possa essere stato abbattuto da un caccia francese. Da fonti governative d’Oltralpe, così come dalla Procura di Roma, è arrivato un «no comment» sulle attività investigative in corso, mentre fonti del Ministero della Giustizia si sono limitate a riferire dell’impegno costante del ministro Orlando per ogni iniziativa utile a far chiarezza sulla strage di Ustica come su qualsiasi altra strage.
La collaborazione in corso tra Italia e Francia viene valutata come un’ulteriore apertura del governo di Hollande per far chiarezza sul disastro di Ustica. Già lo scorso anno, due anni dopo la richiesta italiana, la Francia aveva risposto, sia pure parzialmente, ad una rogatoria fatta dalla procura di Roma. Ora la collaborazione avrebbe fatto ulteriori passi avanti, in particolare con riferimento ai movimenti di alcuni caccia d’oltralpe da una base in Corsica la sera del disastro.
Tra i quesiti posti dai magistrati di piazzale Clodio, figurano proprio quelli riguardanti il traffico aereo francese sul mar Tirreno la sera del 27 giugno ’80, l’eventuale esecuzione di una esercitazione militare francese e la presenza di navi d’oltralpe nei pressi della zona in cui il velivolo precipitò. Quest’ultima domanda assume particolare rilevanza anche alla luce della testimonianza di un pilota dell’Ati rintracciato per caso poco più di un anno fa, il quale ha riferito che la sera precedente il disastro sorvolò Ustica notando nell’area alcune navi tra cui una portaerei.
La vicenda. Il Dc-9 I-Tigi Itavia, in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870, scomparve dagli schermi del radar del centro di controllo aereo di Roma alle 20.59 e 45 secondi del 27 giugno 1980.
L’aereo era precipitato nel mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica. All’alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle 81 vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell’equipaggio). Il volo IH870 era partito dall’ aeroporto “Guglielmo Marconi” di Borgo Panigale in ritardo, alle 20.08 anzichè alle previste 18.30 di quel venerdì sera, ed era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi alle 21.13. Alle 20.56 il comandante Domenico Gatti aveva comunicato il suo prossimo arrivo parlando con «Roma Controllo».
Il volo procedeva regolarmente a una quota di circa 7.500 metri senza irregolarità segnalate dal pilota. L’aereo, oltre che di Ciampino (Roma), era nel raggio d’azione di due radar della difesa aerea: Licola (vicino Napoli) e Marsala. Alle 21.21 il centro di Marsala avvertì del mancato arrivo a Palermo dell’aereo il centro operazioni della Difesa aerea di Martinafranca.
Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di Martinafranca diede avvio alle operazioni di soccorso, allertando i vari centri dell’aeronautica, della marina militare e delle forze Usa. Alle 21.55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche. Furono anche dirottati, nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e pescherecci.
Alle 7.05 del 28 giugno vennero avvistati i resti del DC 9. Le operazioni di ricerca proseguirono fino al 30 giugno, vennero recuperati i corpi di 39 degli 81 passeggeri, il cono di coda dell’aereo, vari relitti e alcuni bagagli delle vittime.