Toto allenatori per la panchina azzurra
Il ct in 20 giorni e non di più: da scegliere subito, per dare il segnale che la gente si aspetta. Il nostro calcio è esploso in Brasile e i nostri dirigenti sono i primi responsabili del fallimento mondiale. Tergiversare significherebbe perseverare. L’input parte proprio da dentro il Palazzo in via Allegri. La Federcalcio, pronta a cambiare negli uomini e negli schieramenti, vuole subito la fumata bianca. «E’ giusto nominare in fretta il nuovo ct: all’inizio di settembre l’Italia tornerà in campo». Demetrio Albertini, capo del Club Italia e vicepresidente federale, si è dimesso prima del mondiale. Ma indica la via, ricordando il calendario che prevede il 4 settembre l’amichevole contro l’Olanda e il 9 la prima gara delle qualificazioni europee contro la Norvegia a Oslo.
CORSA A TRE
Uno tra Allegri, Mancini e Guidolin, i tre nomi più gettonati delle ultime ore, dovrà ricevere l’incarico entro metà luglio. Albertini, dal canto suo, torna indietro di quattro anni. Toccò a lui parlare con i due candidati dell’epoca: Donadoni e Zaccheroni. Il ballottaggio fu vinto dall’attuale tecnico del Parma che prese il posto del campione del mondo Lippi. Adesso la storia sembra ripetersi. Sarà il vicepresidente uscente a dedicarsi al possibile successore di Prandelli. Nel senso che parlerà lui con gli allenatori che rientrano nei piani della Figc. Con attenzione a ingaggio, look e carisma. «Lunedì ne parleremo in consiglio federale. Non ci sono i tempi perché a sceglierlo sia il nuovo presidente: gli stessi che lo eleggeranno dovranno prendersi prima la responsabilità della scelta per l’Italia. Del resto i rappresentanti delle componenti restano in carica». Il riferimento di Albertini è ai presidenti delle leghe e delle associazioni. Abete non interverrà, ma nella consulta che si dedicherà a indicare il nuovo ct vedremo Beretta, Tavecchio, Abodi, Macalli, Tommasi, Ulivieri e Nicchi. E ovviamente Albertini, essendo stato capo del Club Italia anche al mondiale.
L’IDENTIKIT
E’ solo ordinaria amministrazione e il consiglio federale dimissionario può dunque lavorare e decidere sulla questione. Non esistono impedimenti statutari (articoli 24 e 25). Allegri, libero e convinto più di altri a lavorare con i giovani, rimane il grande favorito. Ha almeno due buoni motivi per crederci: 1) nessuna pretesa eccessiva sull’ingaggio che, tra l’altro, rientra nei parametri federali di 1,5 più bonus (più o meno quanto concesso a Prandelli nel maggio scorso: 1,6/1,7); 2) grandi elettori al tavolo della trattativa come lo sono Galliani e Lotito. L’ex tecnico del Milan, contattato anche nell’inverno scorso, è stato già allertato subito dopo l’eliminazione dell’Italia a Natal. Mancini, però, non va ancora scartato. Ha pure lui due atout da giocarsi: 1) esperienza internazionale superiore al collega (City e Galatasaray); 2) profilo migliore, da simbolo, avendo vestito la maglia azzurra. E, in ogni caso, nelle sue vele soffia forte il vento che viene dal Foro Italico (Coni). Più che l’autocandidatura di Cannavaro, lievita l’investitura di Guidolin che non è poi da sottovalutare. Pure il nuovo supervisore tecnico dell’Udinese ha le sue chance: 1) Tavecchio, favorito nella corsa alla presidenza della Figc, lo considera la prima scelta; 2) ingaggio da nuovo corso, più modesto dei suoi rivali. Pro: tatticamente capace di utilizzare diversi sistemi di gioco. Contro: caratterialmente molto fragile, rischia di farsi annientare dalla pressione.
SPALLETTI ARRETRA
E’ questo anche il difetto che allontana Spalletti dal podio: l’allenatore di Certaldo, spinto con forza da Ulivieri (presidente Assoallenatori) e legato per un’altra stagione allo Zenit, guadagna 6 milioni netti. I dirigenti dei club italiani che lo hanno recentemente contattato potrebbero essere tra quelli che sceglieranno il nuovo ct. E, nei colloqui avuti con lui, non l’hanno trovato disponibile a concedere sconti.