Legge elettorale: spunta l’idea mattarellum

E se alla fine rispuntasse il Mattarellum? Sì, proprio quel sistema elettorale inaugurato nel ’94 che ha permesso di vincere sia al centrodestra di Berlusconi che al centrosinistra di Prodi, e che assicura una maggioranza in Parlamento. Mentre il nodo immunità viene rinviato di qualche ora (slitta a oggi alle 18 il termine per i subemendamenti in Senato, incluso l’eventuale lodo Consulta in caso di richiesta d’arresto per i futuri senatori) torna in primo piano la legge elettorale. «Ci vuole un sistema che faccia capire già la sera delle elezioni chi ha vinto e chi ha perso», è il leit motiv di Matteo Renzi. Ma che fine farebbe l’Italicum se si dovesse tornare al sistema del ’94? Il problema è che dopo le europee dalle parti di Silvio Berlusconi l’Italicum (doppio turno eventuale se non si raggiunge una certa soglia) è diventato indigesto, «per noi sarebbe un massacro», la frase attribuita al Cavaliere. Sicché apparentemente si continua a trattare su quel sistema, in realtà ci si sta tenendo pronti per nuovi approdi.

Una via d’uscita potrebbe intravedersi oggi stesso, quando le delegazioni di Pd e M5S si siederanno attorno a un tavolo alla commissione Esteri di Montecitorio (diretta streaming) per riprendere un discorso sulle riforme in realtà mai cominciato. Da una parte Di Maio e i capigruppo, dall’altra Serracchiani e i capigruppo. Non ci saranno né Grillo né Renzi. I cinquestelle hanno una loro proposta alquanto cavillosa e fortemente proporzionale. Il Pd, dall’altra parte del tavolo, ha sì l’Italicum, ma non più amato dal Cavaliere, sicché pensa e ripensa, soppesa e rifletti, sonda e interroga, alla fine proprio dalle parti di Renzi è partito l’input di andare a vedere quanto e come sia percorribile una strada che porti a una nuova legge elettorale attraverso il Mattarellum. Una sorta di apertura di un secondo forno, una ipotesi, una riforma elettorale da tenere sotto traccia ma lì pronta ove mai l’Italicum si arenasse. Una ipotesi da soppesare anche con i cinquestelle. «A me interessa dare al Paese una nuova legge elettorale al posto del Porcellum», ama ripetere Renzi, non per scaricare l’Italicum che comunque rimane la prima opzione, quanto per far capire di avere pronte anche altre cartucce. Si tratterebbe di un Mattarellum rivisitato e corretto nelle parti meno presentabili, lo scorporo in primis, quel meccanismo per il quale vengono tolti i voti serviti per eleggere nei collegi, meccanismo che ha portato alla prassi delle liste civetta. «Sì, è quella la pecca principale del Mattarellum, ma si può ovviare facilmente», conferma Gianclaudio Bressa, testa d’uovo del Pd per le riforme, attuale sottosegretario agli Affari regionali.

E dal punto di vista politico? Sul Mattarellum stanno da tempo Parisi e tutto un modo di bipolaristi, Romano Prodi compreso; c’è la minoranza del Pd che vi vede un modo per frenare un certo bipolarismo sconfinante del bipartitismo; ci sta anche la Lega, e ci sta Sel, visto che con i collegi le alleanze ridiventano decisive. Non ci sta, al momento, l’Ncd di Alfano proprio per il motivo opposto, che non vuole essere costretta a stringere alleanze con il Cavaliere, che per parte sua non ha ancora deciso quale sistema sposare. Nel frattempo, come conferma il nulla di fatto dall’incontro Boaschi-Verdini-Romani, fa fare melina anche sugli emendamenti alla riforma del Senato, aumentando il sospetto che il patto non regga più.

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