Mondiali, Argentina-Bosnia 2-1
Basta un lampo per illuminare il Cristo redentore. Ha l’effetto di un raggio laser, ma in realtà è una magia, che parte dal Maracanà, attraversa le spiagge di Copacabana e Ipanema, per colorare ulteriormente la notte carioca. Questa volta Neymar e il Brasile non c’entrano, la scena se la prende Leo Messi che giochicchia contro la Bosnia, poi decide che vuole lanciare un messaggio forte ai rivali brasiliani (che lo aspettano in finale): chiude una triangolazione con Higuain, grazie a un controllo dei suoi addomestica il pallone e salta contemporanemente un avversario, infine fa carambolare la sfera sul palo e in rete.
E’ la firma sul raddoppio dell’Argentina contro l’esordiente Bosnia, che poi accorcerà le distanze, siglando il primo gol della propria storia ai Mondiali, con Ibisevic, che fa passare il pallone fra le gambe del portiere Romero. L’Argentina non fa molta fatica per superare questo primo test iridato, forse intimorita dalla suggestione di esibirsi nel Maracanà, forse convinta dalla lunghezza del torneo a risparmiarsi, giocando in tono minore. Ci sarà tempo e modo per sfoggiare i propri gioielli. Intanto, tre punti al piccolo trotto fanno più che comodo. E l’avversario non era proprio dei più facili.
In più, l’Albiceleste si è vista spianare la strada da un autogol da fare invidia a uno specialista come l’indimenticato Niccolai. E’ il 3′: punizione velenosa di Messi dalla sinistra, concessa per un fallo su Aguero, pallone che spiove in area e viene deviato in porta – ma in realtà doveva essere in rinvìo – da Kolasinac, sorpreso da un mancato colpo di testa di Rojo. A quel punto la bilancia pende a favore dei sudamericani che badano a controllare il match. Messi sembra svogliato e apatico, Aguero idem.
La Bosnia prova a reagire al 13′ con Misimovic, che pesca in area Hajrovic, il suo controllo acrobatico viene fermato dalla tempestiva uscita di Romero, che allontana la minaccia. Al 31′ conclusione di Mascherano respinta dal portiere e al 41′ gran colpo di testa di Lulic, su angolo dalla destra, con il pallone indirizzato nell’angolo basso alla sinistra di Romero: il portiere, però, ci arriva. Nella ripresa Sabella cambia uomini e schema: entrano Gago e Higuain, escono Campagnaro e Maxi Rodriguez. Si passa così dal 5-3-2 al 4-3-1-2, con Messi che agisce alle spalle delle punte Aguero e Higuain, mentre Zabaleta, Rojo, Federico Fernandez e Garay formano la linea difensiva; Gago, invece, si fa consegnare le chiavi del centrocampo. Tra un tentativo (con scarsa pericolosità dei bosniaci) e qualche contropiede fallito sul nascere degli argentini, si arriva alla perla di Messi, che mette la propria griffe sul match.
Nel finale la Bosnia s’illude, ma resta a zero punti. Per fortuna della squadra di Susic, che lascia il nipote in panchina, di Messi ce n’è uno solo in Brasile e lui lo ha già incontrato.