Patriciello, “Non aspettiamo l’apocalisse” emersione dei rifiuti o sotterramento della popolazione
Nola – “Tutto questo succede nella Terra dei fuochi, che è la mia terra. Al tempo dei papiri e delle tavolette cerate era la Campania felix, in quello di Twitter e Facebook è la pattumiera d’Italia. Una discarica dove ogni anno vengono avvistati seimila roghi di rifiuti, che inceneriscono scorie industriali, sprigionano veleni, ammorbano l’aria e uccidono la vita nei campi”.
A scrivere queste parole è Padre Maurizio Patriciello, non un politico ma un semplice sacerdote che preferisce l’appellativo di Padre a quello di Don “ perché da queste parti il Don si da ad altre persone”. Un umile servitore di Cristo divenuto nel giro di pochi mesi il leader del movimento civile che chiede con urgenza la bonifica della Terra dei fuochi. E che, oltre ad aver conquistato l’attenzione mediatica e delle istituzioni, qualcosa di concreto staanche finalmente ottenendo, come dimostra il decreto del governo Letta del dicembre 2013.
Tutto ha inizio nella notte dell’8 giugno 2012, qu ando Padre Maurizio si sveglia assalito da una puzza insopportabile a cui è impossibile sfuggire. Per lui è come una chiamata del Signore: accende il computer e su Facebook comincia a raccogliere la protesta della gente che, impotente, si è vista man mano avvelenare la propria campagna. Non che prima di quella notte non se ne sapesse nulla – c’erano state inequivocabili denunce come “Gomorra” di Saviano nel 2006 e “Biùtiful cauntri” nel 2007, film pluripremiato e presto dimenticato -, ma l’immane devastazione dell’Agro aversano, lo scampolo di terra dove in due decenni sono stati scaricati dieci milioni di tonnellate di rifiuti.
Don Peppino Diana diceva che l’azione della Chiesa dev’essere più tagliente e meno neutrale. Più esempi per essere credibile, facendo si che il nostro impegno profetico di denuncia non venga mai meno.
“Non aspettiamo l’apocalisse”, presentato nella Chiesa del Gesù di Nola lo scorso 16 maggio, è un’opera che aiuta a sviluppare un movimento di democrazia popolare aiutando a capire che dobbiamo prendere nelle nostre mani la storia.
“Il fuoco sano che deve ardere per la salvaguardia del nostro territorio siamo noi – conclude Padre Patriciello – o saremo noi a far emergere i rifiuti oppure moriremo sotterrati”.
di Rossella Avella