Renzi apre alla riforma del Senato
Matteo Renzi, dopo l’incontro di sabato con Napolitano, ha confidato di sentirsi a un passo dal traguardo sulle riforme,
e ieri, ospite di Lucia Annunziata a ”In mezz’ora“ conferma di essere fiducioso che sul nuovo Senato «troveremo una soluzione», argomentando che la linea su cui ci si muove e che «può essere un punto di mediazione, è che i consiglieri regionali individuano al proprio interno il consigliere che andrà al Senato». Il premier indica i punti su cui c’è l’accordo e quelli su cui non c’è. Tra i primi mette l’unanimità sul superamento del bicameralismo perfetto, il no al voto su fiducia e bilancio a palazzo Madama e il no all’indennità per i senatori. Differenze di opinione si registrano invece tra chi – osserva Renzi – «vuole eleggere direttamente i senatori tra i consiglieri regionali e chi vuole che i consiglieri regionali eleggano chi va in Senato». «Tema importante», ammette il premier aggiungendo però che «a fronte della riscrittura totale della forma di Stato troveremo una soluzione». Quanto ai tempi dell’agognata riforma, Renzi afferma di «non volersi impiccare a una data. Ho già detto di pensare che ci siano le condizioni per un primo voto entro il 25 maggio, ma se arriva il 5 giugno non cambia niente».
NIENTE STOP ALLE RIFORME
Interrogato sul presunto stop alla riforma pronunciato da Berlusconi a ”Porta a Porta“, il capo del governo osserva: «Sarei disonesto se dicessi che qualcosa non è accaduto. Berlusconi ha messo un paletto negativo poi ha recuperato e ha detto: ”sono le nostre riforme“. Ha chiesto di cambiare alcune cose, io credo che sia legittimo ascoltare Berlusconi, Grillo e chiunque dica la sua. A partire dalla minoranza del Pd che abbiamo ascoltato più volte».
Un riscontro positivo alle parole del premier è venuto dallo stesso Berlusconi: «Non ho mai detto di aver rotto il patto con Renzi», ha detto l’ex Cav in una mega intervista a Canale5, ricordando che «in Consiglio dei ministri Renzi aveva deciso autonomamente, senza ascoltarci, che il Senato avrebbe dovuto essere composto da sindaci e che il capo dello Stato avrebbe indicato 21 membri. Noi subito abbiamo detto che non eravamo d’accordo e quando ho incontrato Renzi abbiamo trovato subito un accordo».
Apertura al dialogo, dunque, da parte del premier con l’ex Cavaliere e con il guru pentastellato sulle riforme ma chiusura netta sul «populismo» che li accomuna. Di qui l’affondo a doppio taglio di Renzi che, partendo dalla gaffe di Berlusconi sui tedeschi e i lager nazisti, dice che la frase del leader di FI «è sbagliata e inaccettabile. Così come era inaccettabile e vergognosa quella di Grillo sulla Shoah. Berlusconi e Grillo sono due facce della stessa medaglia. Non sono interessati alla frase in sé ma alle ripercussioni che può dare in termini di voti».
L’intervista non manca di toccare la vexata quaestio delle coperture per gli alleggerimenti Irpef. E Renzi: «Altro che coperte, per le misure c’è un piumone. Padoan è stato molto rigoroso. Io gli sono grato. Il rigore dei conti pubblici italiani non ha paragone. I dati alla fine miglioreranno, avremo sorprese in positivo non in negativo».