Legge elettorale: la rivolta delle donne onorevoli
Chiedere o no il voto segreto sugli emendamenti che introducono la parità di genere? Su questo si sono confrontate e scontrate le deputate che hanno depositato le proposte di modifica alla riforma elettorale, nel corso di un incontro con la presidente della Camera Laura Boldrini. Le donne del Pd starebbero raccogliendo firme trasversali fra i banchi di Montecitorio per una lettera appello a Renzi in favore delle misure sulla parità di genere. Intanto è slittato a lunedì il voto sull’Italicum.
Emendamenti bipartisan. Gli emendamenti che introducono la parità di genere sia all’interno delle liste bloccate, sia tra i capilista di ciascuna Regione, sono stati presentati da diversi gruppi ma ce ne sono alcuni bipartisan, firmati dalle donne di tutti i gruppi (con esclusione di M5s, che non è d’accordo, e della Lega che non ha deputate). Oggi però, alla riunione le parlamentari di Fi non sono intervenute, pur confermando l’appoggio agli emendamenti firmati. Alla riunione si è discusso se gli emendamenti abbiano più chance di essere approvati con il voto segreto o con lo scrutinio palese. E su questo, ha raccontato Titti Di Salvo (Sel), «ci sono due scuole di pensiero». «C’è chi ritiene che lo scrutinio segreto consenta una libertà rispetto agli ‘ordini di scuderia’ dei gruppi. Altri invece sottolineano che non siamo davanti a un voto di coscienza, e che è più opportuno che ciascuno si assuma le proprie responsabilità sia davanti all’Aula che all’opinione pubblica, senza nascondersi dietro l’anonimato». Secondo quanto hanno riferito alcune parlamentari che hanno partecipato alla riunione, la presidente Boldrini ha detto che in base al regolamento della Camera la richiesta di scrutinio segreto su questi emendamenti sarà valutata di volta in volta, dipendendo questo da come essi sono formulati.
Boldrini. «Che io sia per la completa parità di genere, anche nell’accesso alle cariche pubbliche, è cosa nota. Per questo oggi ho incontrato un gruppo di deputate, appartenenti a diversi gruppi politici, che mi hanno espresso la loro preoccupazione in merito alla rappresentanza femminile nella legge elettorale. Abbiamo due articoli della Costituzione, il 3 (sull’uguaglianza) e il 51 (sulla promozione delle pari opportunità), che ci spingono in questa direzione. E la metà della nostra popolazione è costituita da donne. La nuova legge elettorale deve tenere conto di questo», ha sottolineato la presidente della Camera Laura Boldrini dopo l’incontro con le deputate. «Faccio appello a tutte le forze politiche, a deputati e deputate perchè prevalga il senso di responsabilità e le richieste avanzate in questo senso vengano prese in considerazione. Il rispetto della parità di genere è una causa che riguarda tutti e che si deve tradurre in azioni concrete. Anche così si mette in atto il cambiamento».
La raccolta firme. Le donne del Pd starebbero raccogliendo firme trasversali fra i banchi di Montecitorio per una lettera appello a Renzi in favore delle misure sulla parità di genere. In particolare si chiede che il governo dia parere favorevole agli emendamenti presentati, in particolare a quello bipartisan firmato da parlamentari di tutti i gruppi tranne Lega e M5s. Finora il governo ha dato parere negativo agli emendamenti sulla parità di genere presentati dai singoli partiti, mentre sono stati formalmente «accantonati» (in qualche modo congelati) tre proposte di modifica bipartisan a prima firma Roberta Agostini.Il primo prevede la parità all’interno delle liste bloccate, mentre l’attuale testo consente fino a due nominativi dello stesso sesso consecutivi; il secondo propone una riparto del cinquanta per cento tra uomini e donne come capilista all’interno di ogni Regione; il terzo, di mediazione, propone un riparto 60/40 tra i due generi. L’appello chiede al governo di dare parere positivo o almeno di rimettersi all’aula, e non dare anche su questi parere negativo.