Il toto ministri per il governo Renzi
Il toto nomine per il governo Renzi, che ormai impazza nei corridoi di Montecitorio e in quelli dei giornali, somiglia sempre più alla formazione di un nuovo establishment. Il gran calderone di nomi indica se non altro l’emersione di una élite variopinta ma con titoli, pronta a prendere le redini dell’Italia. Da questo magma, se davvero ne matureranno le condizioni, nei prossimi giorni potrebbe emergere il vero e proprio ”cerchio magico” dei ministri del governo Renzi.
Nella hit parade renziana la novità più rilevante di ieri è la scalata alle posizioni di vertice di Dario Franceschini, attuale ministro dei rapporti con il Parlamento passato al fronte renziano mesi fa. Franceschini in serata veniva dato come destinatario di un futuro ruolo molto importante. Il Viminale? Gli Esteri? Ovviamente nessuna certezza. Ma fra i renziani qualcuno si spingeva a dire che se dovesse realizzarsi l’improbabile caso della nomina di Laura Boldrini ad un ministero, Franceschini potrebbe sostituirla sullo scranno più alto di Montecitorio.
LA SCALATA
Al di là della scalata di Franceschini fra i ”politici” vengono dati per confermati Angelino Alfano e Maurizio Lupi che rappresenterebbero il Nuovo Centrodestra. Tornerebbero al partito, invece, Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin. Uno dei due dovrebbe lasciare la rispettiva poltrona (Riforme e Sanità) ad un esponente di Scelta Civica.
Per restare agli esponenti politici viene data come possibile la promozione di Graziano Delrio, attualmente unico ministro renziano del governo Letta, che dovrebbe essere promosso ad un dicastero di peso non ancora identificato.
Molte le soluzioni aperte per le delicatissime caselle economiche che non vedono la riconferma dell’accoppiata Saccomanni (Economia), Zanonato (Sviluppo). Ieri sera per il ministero dell’Economia veniva data in corsa Lucrezia Reichlin. L’economista, in possesso di un brillante curriculum internazionale, nei giorni scorsi era stata data in corsa anche per la poltrona di vicepresidente della Banca d’Inghilterra. Fra i suoi ”concorrenti” l’ex membro del board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi e anhe il neopresidente dell’Istat Pier Carlo Padoan che qualcuno però vedrebbe bene all’Istruzione.
Per lo Sviluppo il nome più blasonato è quello dell’amministratore delegato di Luxottica Andrea Guerra, noto per il suo stile innovativo nella conduzione di quell’impresa e la grandissima conoscenza dei mercati globali.
MANAGER & PROF
A Guerra si affianca il nome di Tito Boeri, professore d’Economi, bocconiano, autore di una bozza di riforma del mercato del lavoro, che viene appunto dato come possibile titolare del ministero del Welfare. E’ ritornato in auge anche il nome di Fabrizio Barca, che nel governo Monti è stato ministro per la Coesione territoriale.
Nell’eventuale governo Renzi un ruolo decisivo dovrebbe essere assegnato alle parlamentari renziane. Alle Riforme potrebbe andare Maria Elena Boschi, che di riforme si occupa oggi nell’ambito della segreteria Pd. Dall’esecutivo democrat potrebbe essere prelevata anche Federica Mogherini, deputata molto vicina prima a Veltroni e poi a Fassino, che indiscrezioni vedrebbero favorita per la Difesa. Dario Nardella, fedelissimo di Renzi, potrebbe svolgere un ruolo chiave anche se il suo nome circola anche per l’eventuale successione di Renzi a Firenze. Roberto Giachetti, altro renziano, andrebbe al ministero dei Rapporti col Parlamento. In alternativa a Giachetti un ruolo di peso potrebbe essere affidato ad un altro esponente Pd romano: Paolo Gentiloni. Fra i Pd non renziani Andrea Orlando, uno dei principai esponenti dei “Giovani Turchi” resterebbe all’Ambiente.
Resta da riferire della collocazione di due storici sostenitori di Renzi come Alessandro Baricco ed Oscar Farinetti. Entrambi paiono defilati anche se i loro nomi restano gettonatissimi.