Prodi: “Renzi e Letta non ripetano quello che io feci con D’Alema, è un suicidio politico”
«Quello fu un suicidio politico e spero che stavolta non si ripeta. Allora non fu ucciso solo un disegno di governo ma anche la speranza di un Paese»: così Romano Prodi, intervistato dal Mattino, commenta l’ipotesi di staffetta Letta-Renzi a Palazzo Chigi, richiamandosi a quella del ’98 che lo vide protagonista con D’Alema.
L’ex premier invita Letta a fare «uno scatto», a «rischiare di più», perché in questo momento «la mediazione non paga più. Servono riforme e decisioni coraggiose – dice – Subito la riforma del voto e quella del Senato. Oggi sappiamo che le larghe intese sono da noi pressoché impossibili. E abbiamo il dovere di rimediare a uno sfarinamento che ci sta di fronte. Lo strumento della legge elettorale non è esaustivo ma può servire. Soprattutto se elimina il rischio della governabilità in una delle due Camere». Renzi ora nel Pd «è estremamente forte e deve usare con saggezza questo vantaggio».
Per Prodi la compravendita dei parlamentari è «l’episodio più grave di tutta la storia politica italiana. Mi colpisce come in Italia la compravendita di senatori sia stata sottovalutata e derubricata a poco più che un incidente». La difesa del Senato era quindi «quantomeno doverosa. Se poi per formalizzarla si sia trovata una proceduraintelligente, o piuttosto no, è un altro discorso» dice a proposito della decisione di Grasso.
Riferendosi anche allo scenario europeo Prodi sottolinea che «il populismo è il termometro del disagio». «Bisognerebbe iniziare a chiedersi perché esso ha infiltrato tutte le democrazie europee tranne una. La Merkel lo ha spento».