Governo Letta verso il rimpasto

«Io ci provo. Se poi in Aula qualcuno pensa di fare il furbo, si vota e vinco anche con il sistema che abbiamo». Con Stefania Giannini non ha usato giri di parole. Il colloquio di Matteo Renzi con il segretario di Scelta Civica risale a sabato scorso, ma l’epilogo immaginato dal segretario del Pd resta quanto mai attuale visto i contorsionismi del Pd e le resistenze del Nuovo Centrodestra all’ipotesi di riforma elettorale e istituzionale.

STATISTI
Stavolta però non si tratta della spavalderia di «un segretario giovane», come sostiene la vecchia guardia del Pd a trazione bersaniana. Quanto di una sponda che il sindaco di Firenze ha con il Quirinale che in questi giorni guarda con ottimismo, misto a preoccupazione, il dibattito in corso tra le forze politiche. L’ottimismo sta nella vena riformatrice di Silvio Berlusconi che Giorgio Napolitano ha ritrovato grazie anche al rapporto con Gianni Letta. Il plenipotenziario del Cavaliere è tornato prepotentemente sulla scena e ieri alla Camera ha rassicurato anche Luciano Violante sulle intenzioni dell’ex premier, tornato statista, malgrado l’avvicinarsi dei servizi sociali.

Le preoccupazioni del Colle sono invece dovute alle guerre più o meno sotterranee nella maggioranza, tra palazzo Chigi e il Nazareno e nel principale partito della coalizione. Messi in fila i timori non superano, per ora, la soddisfazione per l’intesa che, sulla carta, salva il governo ma si allarga all’unica forza di opposizione che ha accettato la trattativa. Resta però il problema del governo e del rapporto molto freddo tra presidente del Consiglio e segretario del Pd che ieri hanno avuto un nuovo colloquio proprio per preparare la firma sotto il patto di coalizione e il ”mini-rimpasto” che potrebbe avvenire nel fine settimana. Prima del voto sulla mozione di sfiducia contro il ministro De Girolamo prevista per martedì, e prima dell’appuntamento che il premier ha il 29 a Bruxelles.
Letta da giorni scrive e riscrive il patto di programma e sta molto attento a non ”scoprire” i suoi ministri.

Al punto da aver persino fatto cancellare ogni ipotesi di cancellazione delle detrazioni Irpef. «Troveremo i soldi con la spending review», fanno sapere dal ministero dell’Economia. Sono giorni che Letta osserva le mosse del segretario del suo partito al quale giovedì scorso qualcuno aveva consigliato di rispondere rimettendo il mandato. Letta è invece un ”freddo” e attende che Renzi compia il suo lavoro per poi presentargli il conto di un governo che, per permettere al Parlamento di lavorare sul pacchetto di riforme, ha bisogno «di un sostegno convinto del principale partito di maggioranza». Il presidente del Consiglio non ci sta a farsi ”rosolare” da Renzi. Vorrebbe il ”rimpastone” di governo ed è d’accordo con Alfano nel sostenere che senza «un bis» «non si va da nessuna parte». Renzi non si sottrae al nodo anche se rimanda la palla a Letta: «Decida lui che fare e di chi ha bisogno». Un atteggiamento, quello del segretario del Pd, che irrita il presidente del Consiglio e spinge la minoranza interna del Pd a scommettere su un eventuale governo Renzi-Berlusconi qualora l’attuale dovesse cadere. Fantascienza per il sindaco di Firenze, che però – fiutata la trappola anche sul bis – mette le mani avanti: «Se si mette mano al tutto, il Pd deve avere lo spazio che merita». Come dire che difficilmente il Nuovo Centrodestra potrà avere più di uno ministro di prima fascia anche perché, oltre al Pd, è per Renzi «giusto» dare anche spazio a Scelta Civica che da settimane bussa alla porta di palazzo Chigi.

TUTTI A BARI
Meglio quindi procedere con cautela, aggiustare qualche pedina e attendere che il testo di legge elettorale esca dalla prima Commissione della Camera presieduta dal berlusconiano Francesco Paolo Sisto. Il passaggio non sarà facile, anche se Berlusconi ha detto chiaramente ai suoi che «non si tocca nulla dell’accordo» fatto con Renzi. Forza Italia continua a dividersi tra i fautori del «voto subito» e coloro che arrivano persino ad ipotizzare un rientro nel governo. Il ritorno del Cavaliere in una beauty farm, e la manifestazione che Raffaele Fitto ha organizzato per domenica a Bari per i 20 anni di FI, sono il segnale dei dubbi che serpeggiano ad Arcore sulla tenuta del Pd e sulla possibilità di fare le riforme. Renzi però continua a crederci ed, evocando Goldrake («se non va bene chiamate lui»), assegna al suo tentativo di cambiare la legge elettorale, cancellare il Senato e riformare il Titolo V, il senso dell’ultima opportunità che ha l’attuale Parlamento e il suo partito di non consegnare il Paese ai grillini.

 

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