Legge elettorale: le proposte di Renzi

Che cosa si dovrebbe trovare un elettore sulla scheda delle proSsime elezioni politiche? 

Probabilmente solo i simboli dei partiti, oppure i simboli affiancati da brevi liste di nomi, al massimo cinque. Questo per fare in modo che l’elettore sappia che votando quel partito contribuisce ad eleggere il primo e (al massimo tranne casi rari) il secondo candidato della lista. Niente preferenze, dunque, e niente collegi uninominali come quelli in vigore fino al 2005. Ma piccole liste bloccate sul modello del sistema elettorale spagnolo (e del Porcellum).

Ma la somiglianza con le legge elettorale iberica finisce qui. In Spagna, infatti, i seggi vengono divisi sulla base dei risultati delle singole cicoscrizioni e questo favorisce i grandi partiti (se gli eletti di ogni circoscrizione sono cinque, i seggi scattano quando i voti superano il 20% con sbarramento di fatto mai inferiore all’8%). La nuova leggeinvece dovrebbe prevedere una ripartizione nazionale dei voti che consentirebbe l’elezione di deputati di piccoli partiti che superino le soglie di sbarramento nazionali.

LE TAGLIOLE
Soglie che sarebbero due, forse tre. La prima è del 5% e varrebbe per tutti i partiti, compresi quelli che in coalizione. La seconda sarebbe dell’8% e varrebbe per le coalizioni. La terza – se confermata – sarebbe del 10% e varrebbe per le liste che si presentano da sole. Per consentire la determinazione di liste brevi l’Italia sarà divisa in un centinaio di piccole circoscrizioni elettorali contro le attuali 27 interprovinciali. Probabilmente si arriverà ad avere 110-120 circoscrizioni elettorali.

IL PREMIO
L’altra caratteristica determinante di questa legge proporzionale è il premio di maggioranza (come il Porcellum) che scatterebbe se la coalizione supera il 35% dei voti. La soglia è necessaria perché la Consulta ha giudicato incostituzionale la sua assenza (e d’altra parte a febbraio 2013 il centro-sinistra si è visto assegnare il 55% dei deputati pur avendo solo il 29,5% dei voti). C’è da definire, poi, un passaggio tecnicamente delicato: che fare per il Senato. L’accordo Renzi-Berlusconi prevede la trasformazione del Senato nella Camera delle Autonomie ma fino a quando non sarà abolito – ammesso che si riesca a farlo – bisognerà prevedere regole elettorali anche per Palazzo Madama.

 

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