Renzi: duro attacco sulla legge elettorale
«Legge elettorale seria, via Senato e province, cambiare le regioni. Mi hanno votato per questo. Molti cercano di frenare. Ma io non mollo». Così il segretario del Pd Matteo Renzi su Twitter dopo l’attacco di ieri al governo di Enrico Lette e le polemiche sull’incontro con Sivio Berlusconi.
Ieri Renzi ha garantito di «non voler fare le scarpe» a Letta, nonostante «il consenso del governo sia ai minimi e il mio ai massimi», ma il segretario rivendica il diritto di critica al governo. E, nella prima direzione sotto la sua guida, lo esercita: «Sulle riforme gli ultimi dieci mesi sono un elenco di fallimenti, ora il Pd si gioca la faccia». Un giudizio che il premier, assente in direzione, non condivide affatto alla luce di «uno dei tempi più travagliati della storia recente».
Tra i due è prima duello a distanza mentre, in direzione, la sinistra del Pd sfida il leader ad uscire «dall’ambiguità» verso il governo: o dentro o così non si va avanti; poi ravvicinato, con una cena a sorpresa a Palazzo Chigi. Un faccia a faccia dove sono stati affrontati vari temi senza arrivare però allo sblocco della situazione. Un nulla di fatto che lascia comunque la discussione aperta, spiegano fonti
parlamentari vicine al presidente del Consiglio che vedono come «decisivi» i prossimi giorni.
Letta aveva preferito non andare alla direzione, ed è noto che il premier avrebbe aspettato l’esito della riunione e del confronto interno al Pd prima di stringere sul contratto di governo con il sindaco di Firenze. Il dibattito di oggi fotografa un asse tra i governativi e la sinistra del partito con il capo della minoranza Gianni Cuperlo che attacca Renzi perché «non basta più la formula “il governo va avanti se fa le cose”, o c’è una vera ripartenza con un Letta bis o non funziona».
Nella sua relazione, la prima da segretario, Renzi torna a garantire lunga vita al governo e di «non giocare un giochino tutto interno agli intrighi di Palazzo per andare a votare e prendere il posto di Enrico». Ma picchia duro sui risultati.
«L’esecutivo – assicura il leader Pd – ha tutto il diritto di andare avanti ma abbia l’intelligenza di proporci non solo correzioni a errori fatti, come sugli insegnanti, sulle slot o il balletto sull’imu, ma di indicare obiettivi». E sulle riforme parla di «abbondanza di ministri ma di scarsi risultati».
Nonostante il bilancio poco lusinghiero, però, il rottamatore continua a non credere che il rimpasto di governo sia la soluzione: «Il governo non ci chieda un rimpastino, uno dei loro per uno dei nostri perchè l’obiettivo è cambiare il sistema» con le riforme e non i ministri. Il leader Pd, insomma, lascia a Letta la palla: «Decida lui sul rimpasto, il rispetto è totale ma sulle singole iniziative ci faremo sentire».
Mentre la direzione è ancora riunita, e la minoranza del Pd chiede a Renzi un maggior impegno perché, spiega Stefano Fassina, «questo governo non può essere figlio di nessuno», Letta fa un’analisi con luci e ombre sulla relazione del segretario. Bene la necessità di «un nuovo inizio» nell’azione di governo ma disaccordo nel giudizio su quanto fatto finora «in uno dei tempi più complessi e travagliati della nostra storia recente, che questo governo ha dietro le spalle». Di più, in una fase così delicata, il presidente del consiglio non vuole e non può dire perché l’obiettivo di Letta è cercare nei prossimi giorni un’intesa con il segretario Pd. A sfidare Renzi
sulle sue reali intenzioni ci pensa, per oggi, la sinistra del partito.
Civati. «A mio parere sarebbe stato meglio trovare una delegazione più sobria; Berlusconi ormai è decaduto, c’è una questione politica e morale attorno alla sua figura. Se all’incontro ci fosse una delegazione parlamentare di Forza Italia e una del Pd sarebbe meglio. Anche Renzi, secondo me, la vive con un pò di imbarazzo questa cosa». Lo afferma Pippo Civati del Pd.