Il viceministro Fassina si dimette dal Governo dopo che Renzi ha riunito la segreteria del partito

Matteo Renzi riunisce la segreteria del Pd a Firenze. Ma nel parttio e nel governo scoppia la grana Fassina. Il segretario durante la conferenza stampa al termine della riunione ironizza infatti con il vice ministro dell’Economia e poco dopo Fassina annuncia le dimissioni.

Fassina chi? Così Renzi ha interrotto la domanda di un giornalista che gli stava chiedendo: «So che è allergico al termine rimpasto, ma Fassina…». Renzi lo ha guardato sorridendo ribattendo «chi?».

Subito dopo le dimissioni. «Le parole del segretario Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del Pd al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nulla di personale. È questione politica. È un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione», ha spiegato Fassina.

«È responsabilità di Renzi, che ha ricevuto un così largo mandato – ha osservato ancora Fassina, nel motivare le sue dimissioni dal governo – proporre uomini e donne sulla sua linea». Di conseguenza «restituisco irrevocabilmente il mio incarico al presidente Letta. Ringrazio il presidente Letta per la fiducia che mi ha concesso. Ringrazio anche il ministro Saccomanni per l’opportunità che mi ha dato per lavorare con lui. Ringrazio i colleghi, il viceministro Casero e i sottosegretari Giorgetti e Baretta per l’ottima intesa che abbiamo avuto. Continuerò – ha concluso Fassina – a dare il mio contributo al governo Letta dai banchi della Camera».

La segreteria a Firenze. «È stata una discussione a 360 gradi, abbiamo parlato di scuola, ambiente e infrastrutture ma il tema centrale è stata la legge elettorale», ha spiegato Renzi al termine della riunione. «La prossima settimana tiriamo su la rete e tentiamo di chiudere», ha poi assicurato il segretario del Pd riferendosi alla riforma del sistema di voto.

Sulla legge elettorale «aspetto che Forza Italia decida è il secondo partito del Paese in termine posizione politica», ha continuato Renzi, aggungendo che sta aspettando «la disponibilità» dei partiti per gli incontri bilaterali, e ha poi scherzato ricordando che ci saranno dopo il ponte della Befana e aggiungendo: «C’è chi il ponte lo fa da 20 anni».

«Nessuno sta mettendo in discussione l’esistenza del governo, anzi: mette in difficoltà il governo chi lo vuole far stare fermo. Lo aiuta chi lo sprona a risolvere i problemi italiani», ha proseguito Renzi, assicurando che il suo piano non è una minaccia per il governo.

«Se l’unico problema di Alfano sulle nostre proposte sono le unioni civili ci va di lusso. Trovo invece discutibile che si possa obiettare mettendo in mezzo la famiglia: che cosa hanno fatto i governi Alfano-Giovanardi per la famiglia? Hanno azzerato il fondo per la famiglia. Se la famiglia è una cosa seria bisogna essere coerenti», ha sottolineato ancora il segretario del Pd.

«Chi oggi pone il tema delle unioni civili non vuole affrontare il punto centrale: in una settimana vogliamo una risposta sulla legge elettole. Non vorrei si utilizzasse un’arma distrazione di massa», ha aggiunto Renzi. Sui temi della famiglia «non mi farò scavalcare da Alfano e Giovanardi», ha poi sottolineato.

«Noi non vogliamo solo le unioni civili ma un Paese civile.Facciamo una trattativa con chi ci sta perché siamo un Paese che ha bisogno di risposte». Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia e componente della segreteria Pd, aveva spiegato così in precedenza la linea del partito.

«Se vale il principio che il Parlamento è abusivo i primi abusivi sono i suoi, allora rinunci ai propri parlamentare e alle loro indennità. Il tema è invece che urge la riforma elettorale proprio per evitare di ritrovarci con un Parlamento di questo tipo», ha quindi osservato Renzi.

Il lavoro. «Entro la direzione del 16 intavoleremo una discussione con un sommario, serio documento che si aprirà al confronto con parlamentari e tecnici. Sono molto soddisfatto per la discussione che si è svolta oggi in segreteria», ha poi rilevato parlando dello stato dell’arte sul job act.

Lo spread? Merito di Draghi. «I dati sul calo della spread sono dati per cui ringraziare non solo i governi succeduti ma un italiano che ha lavorato nell’interesse dell’Europa: Mario Draghi, è suo il merito fondamentale», ha detto ancora Renzi.

«Il 3 per cento è un vincolo che nel corso degli anni è stato sforato da tanti paesi ma per noi è importante da difendere perché è il simbolo della battaglia del rigore dei conti. È stata una sorte di coperta di Linus per dire che noi saremmo rientrati nei parametri. Se mettiamo a posto i conti in casa nostra, allora il 3 per cento, che va comunque affrontato a livello europeo, può essere oggetto di discussione», ha quindi argomentato il segretario democrat.

Il tour della segreteria. Con la riunione della segretaria del Pd, oggi a Firenze, Renzi ha aperto un tour dell’Italia. «La faremo anche in altre città – ha spiegato – andremo dove si vota alle prossime elezioni amministrative. Ci sono 27 capoluoghi che voteranno il 25 di maggio. Sarà naturale riunire la segreteria anche in altri luoghi».

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