Dopo la fiducia alla camera, Letta interviene al Senato
È durato meno di un’ora l’intervento di Enrico Letta al Senato per la fiducia, che ha ricalcato il testo già pronunciato a Montecitorio. Un discorso punteggiato da 13 applausi. I più prolungati, il primo, quando il premier ha voluto ringraziare le forze dell’ordine per l’impegno che continuano a profondere, e l’ultimo, quello a conclusione del discorso, tributato al presidente del Consiglio dalla sola maggioranza. Né in questa replica a Palazzo Madama delle comunicazioni rese alla Camera, ci sono stati momenti di tensione dello stesso tenore di quelli registrati a Montecitorio con il duro confronto tra Letta e i deputati del Movimento 5 stelle.
L’unico botta e risposta è stato quello, breve, che il premier ha avuto con i senatori leghisti che hanno ironicamente accompagnato con un “bravo, bravo”, le parole del premier che ha voluto ringraziare l’azione dei marinai dell’operazione Mare Nostrum. “Ironie inaccettabili verso chi ha salvato duemila persone dalla morte”, ha replicato il presidente del Consiglio. Tra gli applausi che Letta ha ricevuto, anche quello che ha accompagnato le parole di ringraziamento del premier per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si sono astenuti dal battimani i senatori pentastellati e quelli di Forza Italia.
I parlamentari del Movimento 5 stelle, però, hanno rivolto un applauso ironico a Letta quando il premier ha detto, riferendosi alle iniziative del governo e della maggioranza per favorire l’occupazione che “nessuno deve restare indietro”. Ancora un applauso per Letta, dal centrosinistra, quando il presidente del Consiglio ha voluto definire il decreto sulla Terra dei fuochi una “iniziativa forte dopo anni di immobilismo”, sull’emergenza rifiuti in Campania. Una frecciatina Letta l’ha voluta riservare comunque al Movimento 5 stelle, quando ha difeso il percorso europeista che il nostro Paese è intenzionato a proseguire ed anzi a rafforzare: “Chi vuole conquistare il governo con il populismo antieuropeo -ha detto Letta – non voti la fiducia a questo governo”. Una frase che ha fatto scattare l’applauso della maggioranza.
FIDUCIA ALLA CAMERA E IMPEGNI PER IL 2014
Alla fine il via libera della Camera arriva puntuale come previsto: 379 sì, 212 no, due gli astenuti e il governo ottiene la prima fiducia della giornata, e supera metà di quel “passaggio parlamentare” che Giorgio Napolitano aveva richiesto dopo l’uscita dalla maggioranza di Berlusconi e la sua decadenza da senatore. Ora, spiega il premier, “la coalizione è più unita, ci sono le condizioni per definire un patto di governo, un impegno
per il 2014. Il nuovo inizio è oggi”. Parole che richiamano ma non coincidono del tutto con quel Contratto 2014 auspicato da Angelino Alfano, interlocutore principe del presidente del Consiglio.
Primo punto, le riforme. Letta ne indica quattro, e saranno tutte portate avanti con la procedura prevista dall’articolo 138 della Costituzione (quindi niente bicamerali o percorsi speciali): riduzione del numero di parlamentari, abolizione delle Province dalla Costituzione, fine del bicameralismo perfetto, una riforma del titolo V della Costituzione. Oltre a questo, logicamente, la nuova legge elettorale.
Più duri i toni che Letta usa quando fa accenno all’invito grillino alle forze dell’ordine affinché non difendano la classe dirigente. “Le istituzioni esigono sempre rispetto – replica il premier – a maggior ragione in un tempo amaro in cui si tenta di immiserire questa aula con azioni e parole illegittime che avallano la violenza, mette all’indice i giornalisti e vuole fare macerie della democrazia rappresentativa e arriva ad incitare all’insubordinazione le
forze dell’ordine”. “Letta mente agli italiani e offende M5S”, replica prontamente Beppe Grillo