Il presidente Napolitano dopo aver lasciato Napoli dichiara: le Camere sono legittime

Nel day after della sentenza della Consulta sulla legge elettorale, partiti e gruppi parlamentari trovano lo spunto per nuove tensioni e polemiche. Al di là della forma della nuova legge che dovrà sostituire il Porcellum – su cui pure si innesta un braccio di ferro tra Senato e Camera sulla sede in cui iniziare il confronto – è la questione della ”legittimità“ dell’attuale Parlamento a tenere banco e a registrare la formazione di un inedito asse tra M5S e Forza Italia, favorevoli a un’archiviazione rapida della XVII legislatura, contro tutte le altre forze politiche. Ma sul punto è lo stesso capo dello Stato a dire autorevolmente la sua. Giorgio Napolitano, nel corso della sua visita a Napoli, osserva che «il Parlamento è pienamente legittimo. E’ la stessa Corte – osserva- – che non lo mette in dubbio e nella sua sentenza afferma espressamente che l’attuale Parlamento può ben approvare una riforma della legge elettorale». Quanto al merito di questa riforma – giudicata «ormai imperativa» e per la quale «il problema resta quello della volontà politica» – lo stesso presidente della Repubblica afferma che le forze politiche sono chiamate a «ribadire il già sancito, dal 1993, superamento del sistema proporzionale».
Di diverso avviso si sono mostrati ieri i deputati grillini innescando alla Camera una vivace contestazione che ha visto anche momenti di forte tensione e l’abbandono dell’aula da parte dei 5Stelle. Il pretesto di fondo, la «illegittimità» del Parlamento e il rifiuto della presidente Boldrini di convocare la capigruppo per incardinare una legge che ripristini il Mattarellum per tornare al più presto possibile alle urne. Inutile la replica di Laura Boldrini in difesa di una Camera «pienamente legittima e legittimata ad operare». La protesta dei grillini, incentivata da un twitter del loro leader: «Il Parlamento è illegittimo, la Boldrini sbrocca!», era d’altra parte condivisa, almeno nelle premesse, da Forza Italia, il cui capogruppo, Renato Brunetta, sostiene che la sentenza della Consulta «delegittima il Parlamento» e di conseguenza «forse anche il capo dello Stato nominato due volte da Camere elette con il Porcellum».

 

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